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Claudio Gentile: ovvero colui che ha annullato Maradona e Zico

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La storia di Claudio Gentile

Claudio Gentile nasce il 27 settembre 1953 in quello che fino al 1969 è stato il Regno dei senussiti con al trono re Idriss. Gentile è figlio di siciliani originari di Noto (SR). Negli assolati campetti tripolini egli si fa le ossa giocando partite tra ragazzini. Tanto infuocati quegli incontri da lasciargli un’impronta e temprarlo anche per il futuro. I genitori vanno via dallo Stato nordafricano prima che il governo di Gheddafi provvedesse ad espropriare gli italiani e li mandasse via. La famiglia Gentile trasloca a Brunate, in provincia di Como e deve ricominciare dall’inizio con un’attività di vendita di frutta e verdura.

Gentile, poco più che adolescente, fornisce una mano. Fa un provino con il Como, ma poi finisce in niente. Gioca in un paesino ai confini con la Svizzera con la squadra del Maslianico e lo notano gli osservatori del Varese, all’epoca sotto la presidenza di Giovanni Borghi. Dopo qualche anno nelle Giovanili del Varese, dal 1968 al 1971, Gentile viene mandato nella stagione 1971 – 72 in prestito alla squadra dell’Arona, all’epoca militante in serie D. Un giorno per un’amichevole arriva il Cagliari di Gigi Riva, il quale viene marcato da Gentile. E Riva dopo la partita chiede alla dirigenza del Cagliari di ingaggiare il giovane difensore. Gentile, però, era di proprietà del Varese, per cui l’Arona non poteva cederlo per nessuna cifra.

La crescita nel Varese e l’arrivo alla Juventus

Con la compagine biancorossa del Varese gioca in serie B nella stagione 1972 – 73 e si segnala come uno dei migliori difensori della categoria. Successivamente lo rileva la Juventus. Con i bianconeri contribuisce a scrivere una delle storie più belle del calcio italiano, anche in prospettiva nazionale, dove può accedere dopo che si conclude l’era dei messicani. In bianconero Gentile rimane per undici stagioni, dal 1973 al 1984. Il suo bottino, nella squadra per la quale, peraltro, ha sempre tifato, sarà di sei scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa. Manca la Coppa dei Campioni, persa una volta in finale nel 1983 in una partita stregata contro l’Amburgo (si è detto di un incontro da parte della Juve con un mago che predisse che la medesima avrebbe vinto se non avesse preso gol nei primi dieci minuti).

Le difficoltà nel prendersi la titolarità

Però Magath ha segnato un po’ prima e forse gli juventini ne hanno risentito giocando una partita non eccezionale e perdendo. Eppure erano molto migliori dei tedeschi. Ma alla Juve inizialmente sembra non ci potesse essere posto da titolare per Gentile, data la concorrenza, abbondante e altamente qualificata: però egli già alle prime armi nella serie maggiore era sufficiente abile come terzino e contemporaneamente così potenzialmente eclettico in rapporto ai ruoli ricopribili in squadra da scalare ogni posizione intermedia e imporsi. Il periodo in cui Gentile conquista i gradi di titolare alla Juve è quello durante il quale nella squadra bianconera si affermano i vari Tardelli, Scirea e, qualche anno posteriormente, Cabrini, ovvero l’ossatura della nazionale che sarà campione del mondo nel 1982. Alla Juve Gentile conosce come allenatori tre maestri, ovvero Vycpalek, Parola e Trapattoni.

E sarà con quest’ultimo, con il quale collabora per 7 anni, che il giocatore conoscerà la sua definitiva maturazione. Con Trapattoni Gentile diventa un giocatore completo: praticamente gioca in tutti i ruoli, tranne che in porta e da centravanti. È Trapattoni che lo trasforma da terzino destro a terzino sinistro, è Trapattoni che lo allena calciandogli cross in area in modo che si abituasse alle incursioni alla porta avversaria, è Trapattoni che lo fa affinare nei rilanci e soprattutto nei traversoni, anche da sinistra.

Claudio Gentile e le sfide con Maradona e Zico

Il tutto con allenamenti specifici a tu per tu. Ai mondiali di Spagna la consacrazione finale: ferma Maradona e Zico, li annulla, contribuendo in maniera pesante alla vittoria finale. Gentile all’epoca era allo zenit della maturità; qualsiasi compito, sforzo o sacrificio gli si chiedesse, era praticamente certo che in campo potesse riuscire. In teoria, per i ruoli ricoperti dai giocatori avversari, non avrebbe dovuto essere Gentile a marcarli. Ma Bearzot ebbe quella felice, decisiva intuizione ed è stato premiato dai risultati.

Maradona, forse per rabbia, non volle scambiare la maglia con Gentile e si è spesso lamentato della sua marcatura, a differenza di Zico. Nel 1984 preferisce lasciare la Juve. Lo stesso Gentile racconta in un suo libro dal titolo E sono stato Gentile come Boniperti fosse refrattario o quasi a concedere aumenti (e non si tratta delle cifre folli di oggi). Non interessava al dirigente bianconero che Gentile fosse campione del mondo: ribatteva che lo era stato con la nazionale, non con la Juventus. E più o meno queste risposte in quegli anni sono valse anche per Tardelli e Rossi.

Gentile dalla Fiorentina aveva la possibilità di guadagnare parecchio di più e, avendo passato la trentina di anni, quindi con una carriera ormai volta verso il tramonto, sentiva il bisogno di avere qualche soldo in più in cascina in prospettiva futura. Egli sarebbe rimasto alla Juve, qualora la stessa si fosse decisa per un ritocco negli emolumenti. Ma non vi è stato verso. Così l’avventura in viola, non fortunata come quella nella Juve.

La sua carriera da allenatore

Ma ormai gli anni passavano e Gentile avrebbe chiuso la carriera a Piacenza. Da allenatore ha avuto la soddisfazione di vincere una medaglia olimpica con la nazionale ad Atene nel 2004 (l’Italia era a secco dalle Olimpiadi dal 1936) e di conquistare il titolo europeo con l’Under 21, sempre nel 2004.

Poi venne cacciato. In realtà, persone come Gentile nel calcio moderno sono utili solo quando c’è da ricordare i mondiali argentini del ’78 (che Gentile ha disputato da protagonista) o quelli trionfali in Spagna 4 anni dopo. Per il resto, i Claudio Gentile o i Dino Zoff danno fastidio perché non si piegano a certe realtà attuali, in cui le formazioni le fanno i procuratori dei giocatori, e dimostrano una tempra etica di un tempo, ormai sbiadita.

Eppure la Federazione italiana aveva allettato Gentile con l’offerta di dirigere la nazionale maggiore e forse anche per questo egli ha perso un’occasione per allenare la Juventus. E invece, poi, cacciato da tutto. Danno e beffa. Ma Gentile per chi lo ha visto giocare, anche se non tifoso della Juve, rimane sempre un campionissimo, un esempio a tutto tondo.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Claudio Zagami)

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