“Napoli è tante cose, e molti sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma soprattutto Napoli è una grande capitale, ed ha una stupefacente capacità di resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono“.
Elsa Morante definiva così questa città particolare.
Forse dimenticava che Napoli è passione, soprattutto “passione calcistica”.
La stessa di un collezionista molto particolare, un uomo di 47 anni che ha deciso di dedicarsi alla sua squadra del cuore da quasi 40 anni.
Antonio Zottola è un gentile signore che vive in provincia di Salerno; il suo paese d’origine, lo stupefacente Montecorvino Rovella, dista circa 80 km da quel capoluogo di regione tanto importante quanto bello. E’ sposato da venti anni, padre di due figlie di sedici e undici anni e svolge la sua attività di operaio nel territorio d’origine.
Abbiamo deciso di intervistarlo e di farci raccontare la storia della sua passione per il calcio e per il collezionismo.
“La mia passione nasce nel bar del paese dove mio padre era solito portarmi (ma comunque ero spesso io a portare lui). Il titolare del bar era talmente tanto tifoso del Napoli da tappezzare la sua attività di cimeli e gadget della squadra partenopea.Io li ammiravo e lui spesso mi regalava qualcosina”.
Quindi fu quella la scintilla che fece nascere l’amore per gli azzurri?
“Si. Fu proprio grazie a quei gadget e a quel bar che mi innamorai del Napoli e del suo azzurro comm ‘o cielo e comm ‘o mare”.
E l’amore per il collezionismo come nacque, invece?
“Era la stagione 80/81, avevo 7 anni e qualcuno mi regalò la mia prima bustina di figurine. Ne ricordo ancora il profumo, era diverso da quello di oggi. Fui sorpreso dal trovare la faccia del mitico Rudy Krol, che era l’idolo dei napoletani.
La vera passione nacque l’anno successivo quando mi regalarono un quaderno con lo stesso Krol sulla copertina; quel quaderno era troppo bello e io non volevo rovinarlo per farci i compiti.
Così mi venne l’idea di utilizzarlo solo per il Napoli e cominciai ad incollarci figurine della mia squadra e ritagli di giornale.
Era diventata una continua ricerca: ritagliavo e incollavo. Così come faccio ancora oggi”.
Quindi hai creato una sorta di memoria storica del Napoli?
“Diciamo che ho creato una sorta di enciclopedia del Napoli dal 1981 ad oggi, dove non manca nemmeno una partita. Ci sono tabellini, foto delle partite, date etc etc.
Questa mia speciale collezione comprende 300 tra quaderni e quadernoni, ottimamente conservati e gelosamente custoditi”.
Complimenti. Insieme a questa enciclopedia che hai creato, collezioni anche altro?
“Colleziono almanacchi della Panini e di altri editori, nonché riviste sportive del periodo compreso tra l’anteguerra e gli anni ’70 (Guerin Sportivo, Intrepido etc)”.
Qual è l’aspetto migliore nel coltivare una passione come la tua?
“Io la definirei come un antibiotico contro gli anni che passano. E’ iniziata come un gioco e poi è diventata sempre più coinvolgente. La cosa più bella è sedersi con davanti la colla, i giornali e la forbice. In quel momento ritorno ad essere un bambino di 8 anni e blocco il tempo e i problemi dell’età adulta.
Grazie a questa passione riesco ancora a vivere un calcio pulito (almeno mentre taglio e incollo) e a cancellare quello che è diventato oggi, il calcio.
Senza, probabilmente nemmeno io lo seguirei ancora”.