(RIVISTACONTRASTI.IT di Graziano Berti)
La Rivista Contrasti dedica un articolo all’arbitro Lo Bello nell’anniversario della sua morte. Ecco un estratto.
[…] Fu, senza dubbio alcuno, il primo arbitro non solo ad intervenire in una trasmissione televisiva, ma anche ad ammettere un proprio errore. È qui che si coglie lo straordinario anacronismo di una persona come Lo Bello: straordinario perché premonitore, quasi antesignano.
[…] È un arbitraggio, quello di Lo Bello, che nel calcio moderno non potrebbe mai avere cittadinanza – anche se, ad onor del vero, è tutto figlio suo. L’arbitraggio odierno è un suo parto, una sua creazione. […] In un calcio fermo ad arbitri abituati a dirigere dal cerchio di centro campo, bisognosi più di un seggiolone da arbitro di pallavolo o di tennis che non di un paio di scarpe da calcio, Lo Bello per primo introdusse la concezione dell’arbitro atleta preparato non più solo dal punto di vista tecnico e regolamentare ma anche e soprattutto atletico.
[…] Una personalità tanto carismatica quanto discussa quella dell’arbitro siracusano, che non mancherà di manifestare i propri risvolti anche – e soprattutto – al di fuori del terreno di gioco. Il pensiero potrebbe immediatamente correre a quello Spal-Napoli della 19^ giornata di ritorno del campionato di serie A 1966-1967 (1-4), in cui concesse tre calci di rigore al Napoli suscitando l’ira dell’allora ministro delle finanze Luigi Preti, tifoso della Spal e socialdemocratico, che, per tutta risposta, gli mandò a casa gli ispettori fiscali; o, ancora, a quando rifiutò i cinque milioni di lire che Totò Villardo, presidente del Bari, gli offrì per un pareggio contro il Cosenza.
[…] Tuttavia Lo Bello un uomo comune non lo era di certo. La popolarità, bisogna ammetterlo, se l’andava cercando. […] È il caso dei Mondiali del 1966 (vinti poi dall’Inghilterra di Bobby Charlton) quando venne designato per dirigere la semifinale di Liverpool tra Germania Ovest e URSS (2-1) e in cui l’espulsione di Čislenko suscitò le ire dei sovietici al limite dell’incidente diplomatico.
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Foto RIVISTACONTRASTI