Prima dell’anno grazia 1955 molteplici erano i tornei, per nazionali, e per club, che si svolgevano in giro per l’Europa.
In quell’anno, con la prima edizione della Coppa dei Campioni, la Uefa, la confederazione europea contemporaneamente nata, iniziò a istituire i suoi tornei che poi sarebbero sfociati nelle gigantesche macchine da spettacolo (e da soldi) attuali, ma anche nelle competizioni calcistiche più importanti del mondo.
Prima non era stato possibile, lo stato di quasi perenne belligeranza delle nazioni europee non permetteva quella pace necessaria per la vita normale, figuriamoci per pensare a tornei di calcio unici che coinvolgessero tutti i paesi.
Si giocava, però, perché il “germe” diffuso nella seconda metà dell’Ottocento dall’Inghilterra che aveva dato delle regole, poi universali, al gioco del pallone, aveva attecchito dappertutto.
Alta era anche la voglia di confronti internazionali, che potevano permettere lo scambio di conoscenze tra i vari stili di gioco, perciò i tornei che si disputavano erano tanti, il più delle volte “regionalizzati”, cioè, in sostanza, tra nazioni amiche limitrofe e non in guerra.
Alcuni duravano lo spazio di una sola edizione, senza repliche, altri furono più tradizionali, disputati più a lungo, risultando antesignani delle attuali coppe internazionali.
Tra i tanti vanno ricordati la Coppa Internazionale per quanto riguarda le squadre nazionali e la Mitropa Cup per i club, entrambe ideate da Hugo Meisl, uno dei padri del calcio moderno, che mettevano a confronto le squadre soprattutto delle nazioni Mitteleuropee (Austria Cecoslovacchia, Italia, Ungheria).
Uno tra i più curiosi, che ci apprestiamo a raccontare, è passato alla storia come Coronation Cup.
Capitava che il 6 febbraio del 1952, alla morte di Re Giorgio VI, salisse al trono Elizabeth Alexandra Mary, che sarebbe diventata Regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Un percorso invero già avventuroso, non da predestinata, perché il padre principe Albert si ritrovò prima erede e poi re per l’abdicazione di Edoardo VIII, avvenuta per avere la possibilità di convolare a nozze con la statunitense Wallis Simpson.
La nuova Regina sarebbe stata incoronata il 2 giugno del 1953 e naturalmente, per festeggiare l’evento, la Football Association pensò di creare un apposito torneo, la Coronation Cup, Coppa dell’Incoronazione, appunto.
Lo stesso si sarebbe svolto con gare ad eliminazione diretta di sola andata, tra quattro squadre inglesi e quattro scozzesi: considerati i tempi e i luoghi, molto poco di internazionale, ma molto senso british, ricordiamo che il calcio britannico solo da pochi anni era uscito dal suo isolamento, il primo mondiale cui aveva, disastrosamente, partecipato era stato quello del Brasile nel 1950.
L’incoronazione era una cosa tutta loro, e tra di loro l’avrebbero festeggiata.
Per l’Inghilterra le squadre scelte furono l’Arsenal, che aveva vinto la First Division, come si chiamava allora la Premier League; il Manchester United, campione l’anno prima; il Newcastle United, vincitore delle ultime due edizioni di FA Cup; infine il Tottenham Hotspur, secondo nel 1952.
Tanta nobiltà e palmares ricco da parte inglese che si sarebbe confrontato con i Rangers di Glasgow, campioni della Scottish Premier League e della Coppa; l’Hibernian di Edimburgo, vincitore la stagione precedente; l’Aberdeen finalista di coppa; il Celtic di Glasgow, che merita un inciso a parte.
I rappresentanti della parte cattolica di Glasgow, e della Scozia, non vincevano il titolo dalla stagione 1937/1938, anno in cui conquistarono anche l’Empire Exhibition Trophy, torneo simile alla Coronation Cup disputato in occasione dell’esposizione internazionale.
Dove c’erano i Rangers di Glasgow, però non poteva non esserci il Celtic, per una rivalità storica che travalica i confini sportivi e trova la sua sublimazione nell’Old Firm.
Il Celtic, poi, oltre alle motivazioni religiose che abbiamo detto, rappresentava anche un elemento di riscatto politico e sociale per i tanti poveri che, dalle Highlands, vennero a cercare lavoro nelle fabbriche di Glasgow e a mantenere sempre viva la contestazione, ora pacifica, ora meno, verso la monarchia britannica.
In sintesi, una squadra per cui avrebbe sicuramente tifato Braveheart William Wallace, eroe di Scozia, ostinato e bellicoso oppositore della Corona britannica, e che in occasione di questo torneo avrebbe gioito.
La Coronation Cup sarebbe iniziata l’11 maggio del 1953 e terminata con la finale del 20 maggio, svolta interamente a Glasgow, negli stadi di Hampden Park, Queen’s Park e Ibrox Park, evitando la Londra sovraffollata che si preparava ai festeggiamenti per l’incoronazione.
Il sorteggio vide opposto il Celtic all’Arsenal, che fu superato a sorpresa l’11 maggio a Hampden Park per una rete a zero, mentre nello stesso giorno si affrontavano Hibernian e Tottemham Hotspur, il risultato terminò sull’uno a uno anche dopo i supplementari, nella ripetizione il giorno dopo prevalsero gli scozzesi per due a uno.
Gli inglesi si presero la rivincita due giorni dopo, il 13, quando a Hampden Park il Manchester superò i Rangers per due a uno, e il Newcastle l’Aberdeen a Ibrox Park con un corposo quattro a zero.
Le forze erano, quindi, ancora bilanciate, le semifinali incrociate videro prevalere i padroni di casa: il 16 maggio ancora a Hampden Park il Celtic, continuando a stupire, si impose sul Manchester per due a uno, mentre a Ibrox Park l’Hibernian restituiva il poker al Newcastle.
A dispetto di quanto magari si auguravano gli organizzatori inglesi, a contendersi il trofeo che festeggiava l’incoronazione della nuova Regina sarebbero state due squadre scozzesi: non l’Old Firm, ma sempre derby.
Il 20 maggio, a Hampden Park, centodiciassettemila appassionati sarebbero stati testimoni di una gara intensa, ben giocata nonostante il campo pesante per le piogge precedenti, caratteristiche che ancora oggi affascinano e rendono unico il calcio d’Oltremanica, a sorpresa, quella sorpresa che aveva accompagnato tutte le gare dei Bhoys bianco verdi, questi passarono in vantaggio con Neil Mochan che al ventottesimo sorprese il portiere avversario, Tommy Younger, con un tiro dalla distanza.
La squadra di origine irlandese, però, non demordeva, pure in dieci per l’infortunio di Bobby Combe, si riversò all’attacco, svariati furono i tentativi di Gordon Smith, Bobby Johnstone, Willie Ormond, ma tutti furono vanificati dalle parate in serie di Johnny Bonnar, fino ad allora sottovalutato, ma che fu il vero eroe di quella vittoria.
Fu Jock Stein, a tre minuti dalla fine, a fornire a Jimmy Walsh l’assist vincente per chiudere la contesa.
Coronation Cup Final 20 maggio 1953 Hampden Park
Celtic – Hibernian 2-0
Celtic: Bonnar, Haughney, Meechan, Evans, Stein, McPhail (J.), Collins,Walsh, Mochan, Peacock, Fernie.All.: Jimmy McGrory
Hibernian: Younger, Govan, Paterson, Buchanan, Howie, Combe, Smith, Johnstone, Reilly, Turnbull, Ormon. All.: Hugh Shaw
Marcatori: 28’ Neil Mochan (C); 87’Jimmy Walsh (C)
L’antimonarchico Celtic di Glasgow, nei giorni dell’incoronazione della Regina Elisabetta II, vinse il torneo di calcio all’evento dedicato.
Un evento non più replicato,, per la longevità del regno di Sua Maestà la Regina, forse anche per evitare il disappunto del successore, Carlo III, di veder vincere una scozzese il trofeo in onore della corona britannica.