GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Comino) – Nel 1908 il pittore francese Henri Rousseau espose al Salon des indépendants di Parigi Les joueurs de football; il quadro, oggi nel Solomon R. Guggenheim Museum di New York, è diventato un termine di confronto per numerosi artisti che hanno trattato di sport ed è oggi una delle più famose opere d’arte sul “football”.
Henri Rousseau, Les joueurs de football, 1908. New York, Solomon R. Guggenheim Museum
In questa rubrica abbiamo già visto tre quadri più antichi di quello di Rousseau: Football di Webster del 1839, Football di Wollen del 1879 e The Corner Kick di Hemy del 1895; provengono tutti dal Regno Unito e sono accomunati dal linguaggio realistico; i loro autori, pur diversi per abilità tecniche e personalità, condividevano l’obiettivo di raffigurare un gioco o un match particolare nel modo più fedele al vero. Al contrario, Les joueurs de football non imita passivamente uno sport, ma lo interpreta liberamente; mostra, cioè, un approccio al tema sportivo analogo a quello di Boccioni in Dinamismo di un footballer del 1913 e di Carrà in Sintesi di una partita di calcio del 1934 pur nell’evidente diversità di mezzi e obiettivi. Come si può notare, il quadro d Rousseau non tratta di calcio, ma di rugby, sport che nella Parigi d’inizio Novecento era considerato il “football” per eccellenza. Ciononostante, Les joueurs de football può evocare ricordi calcistici in chi era già abbastanza grande per fare raccolte di figurine nel 1982. Vediamo perché.
Nei primi mesi del 1982 la Panini pubblicò España 82. World Cup, l’album di figurine di calciatori dedicato agli imminenti Mondiali spagnoli. L’album esibiva un singolare legame col mondo dell’arte sin dalla prima pagina, dove accanto alle figurine della coppa FIFA, del logo di España 82 e della mascotte Naranjito c’era anche quella del poster ufficiale, La Fiesta, commissionato dalla Real Federación Española de Fútbol (RFEF) all’artista catalano Joan Miró, uno dei maestri del Surrealismo.
Questo suggestivo connubio tra arte e calcio proseguiva nelle quattro pagine seguenti, che accoglievano le figurine dei diciassette stadi del Mondiale e, in alto, dei quattordici poster che la RFEF aveva incaricato a vari artisti europei per celebrare le città che avrebbero ospitato le partite del torneo (quello di Valencia era dell’italiano Valerio Adami). Una delle immagini più curiose della serie è quella che l’artista ceco Jiří Kolář realizzò per la città di Elche, dove si disputarono Ungheria-El Salvador 10-1 (la partita dei record), Belgio-El Salvador 1-0 e Belgio-Ungheria 1-1. Il poster di Kolář è un fotomontaggio che combina la Dama de Elche (busto scultoreo del V-IV secolo avanti Cristo rinvenuto nel 1897 a Elche, considerato uno dei massimi esempi dell’antica arte iberica nonché simbolo della città di Elche) con un pallone da calcio Adidas Telstar (utilizzato nei Mondiali del 1970 e del 1974) e con Les joueurs de football di Rousseau. La Dama de Elche è disposta di tre/quarti su un basamento analogo a quello su cui è attualmente esposta nel Museo Arqueológico Nacional di Madrid; la parte centrale del busto è stata eliminata e sostituita da una specie di finestra su un mondo incantato, dove i signori baffuti del quadro di Rousseau giocano con un pallone da calcio che pare sul punto di uscire dallo spazio fittizio del poster per irrompere in quello reale dello spettatore.
Con uno spirito giocoso, il poster di Kolář mette in relazione, mediante il calcio, una scultura creata più di duemila anni fa con un quadro dall’aria arcaizzante di un pittore d’inizio Novecento. Che idea sta dietro a quest’immagine? Prima di rispondere alla domanda, andiamo a conoscere meglio Rousseau.
Henri Rousseau (Laval, 21 maggio 1844 – Parigi, 2 settembre 1910) fu uno degli artisti più originali e fuori dagli schemi nella Parigi di fine Ottocento e inizio Novecento. Pittore e musicista autodidatta, era soprannominato “il Doganiere” perché aveva lavorato per anni come gabelliere al dazio comunale di Parigi prima di dedicarsi esclusivamente all’arte. Ebbe ben poca fortuna in vita e morì praticamente nella miseria; i critici d’arte lo disprezzavano e ridevano dei suoi quadri, che etichettavano come primitivi, infantili e naïf. Les joueurs de football è uno dei suoi ultimi dipinti, l’unico a tema sportivo. Si noti, innanzitutto, l’indifferenza per alcuni pilastri dell’arte europea dal Rinascimento in poi come le regole della prospettiva, l’imitazione dei fenomeni atmosferici, la raffigurazione realistica dell’anatomia umana, l’attenzione per la fisionomia e l’espressione dei sentimenti. Sebbene raffiguri uno sport moderno, Les joueurs de football sembra provenire da un’epoca remota; questa è un’impressione che suscitano diverse opere di Rousseau: infatti, se da un lato hanno un che di arcaico per le loro semplificazioni formali, dall’altro accolgono spesso simboli di progresso come mongolfiere, dirigibili, aeroplani, edifici metallici. Si noti che nel 1890 Rousseau fu uno dei primissimi artisti a raffigurare la Torre Eiffel, che fu inaugurata per l’Esposizione universale di Parigi del 1889 e fu presto definita da qualche intellettuale parigino un “orrendo mostro metallico”: oggi è il simbolo della capitale francese e uno dei monumenti più visitati al mondo. Un’altra manifestazione della modernità ai tempi di Rousseau era il Rugby football, che nella Francia di fine Ottocento/inizio Novecento aveva molto più successo del calcio. Nel 1908 il club più vincente del rugby transalpino era ancora il parigino Stade Français, che aveva dominato le prime edizioni del campionato istituito nel 1892 su iniziativa di Pierre Fredy de Coubertin, l’ideatore dei Giochi Olimpici moderni. Proprio nel 1908 lo Stade Français tornò a vincere, per l’ottava volta, il titolo nazionale riuscendo ad avere la meglio sullo Stade Bordelais, contro cui aveva perso le ultime quattro finali consecutive. Si ricordi, inoltre, che due anni prima, il primo gennaio del 1906, la nazionale francese di rugby aveva esordito al Parco dei Principi di Parigi contro gli Originals, una rappresentativa della Nuova Zelanda. Il 22 marzo successivo la Francia affrontò anche l’Inghilterra, avviando così la tradizionale sfida annuale tra le due nazionali. In sostanza, quando nel 1908 Rousseau dipinse il quadro oggi a New York, non era raro vedere giocare a rugby nei parchi di Parigi.
Proprio in una radura di un parco è ambientato Les joueurs de football, che ci mostra quattro signori baffuti che giocano con una palla ovale. La composizione è molto ordinata; le cime degli alberi e i tronchi formano una X, al cui centro stanno i giocatori, visibilmente fuori scala rispetto alle piante tanto da sembrare dei giganti. I loro volti sono stereotipati, i corpi sono piatti, bidimensionali e improbabili dal punto di vista anatomico. Particolarmente innaturali sono gli arti, piegati come se fossero di gomma, e le mani, semplificate all’estremo. I quattro protagonisti del quadro indossano divise a strisce orizzontali, giallo-rosse o bianco-azzurre, che ricordano i costumi da bagno dell’epoca; anzi, se non portassero anche calzettoni e scarpe, sembrerebbero in tutto a dei bagnanti. Per quel che riguarda il lato “agonistico”, si direbbe che il quadro raffiguri un semplice due contro due anche se, a dire il vero, i quattro signori, più che giocare a rugby, paiono danzare passandosi una palla ovale. Del resto, sul terreno di gioco non c’è traccia di linee, di porte o di qualsiasi dettaglio che ci faccia pensare a un campo di Rugby football. Si noti, inoltre, che non ci sono ombre nel quadro; tutto è immerso in una luce uniforme che aumenta la sensazione di trovarsi di fronte ad una scena irreale. Le forme sono racchiuse da contorni eleganti e sinuosi; i vividi colori sono stesi con cura in aree chiaramente delimitate; tutte caratteristiche che accentuano il rigore architettonico della composizione. In sostanza, il dipinto risponde a una logica ben precisa che, però, non ha le sue ragioni nell’imitazione della realtà esteriore, ma nella sensibilità dell’artista, nel suo modo di interpretare il mondo.
I quadri di Rousseau furono amati da pittori del calibro di Pablo Picasso, Robert Delaunay e Vasilij Kandinsky; per gli artisti più sensibili e innovativi le tele di Rousseau – con la loro semplificazione formale e cromatica, il loro equilibrio costruttivo indifferente all’imitazione della realtà – avevano molto in comune con l’arte primitiva – europea, africana, oceanica – o con i disegni dei bambini, tutte forme espressive che consideravano più autentiche della tradizionale arte accademica basata sull’arida e passiva imitazione della realtà. Significativa, in tal senso, è questa frase attribuita a Picasso: «a dodici anni sapevo disegnare come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino». Quest’ammirazione per la componente arcaica e infantile dell’arte di Rousseau è evidente anche nel poster di Kolář del 1982; vediamo, infatti, i protagonisti di Les joueurs de football mentre, dal cuore dell’antica Dama de Elche, ci lanciano un pallone da calcio, simbolo del gioco più amato dai bambini di tutto il mondo. Si noti, infine, come Les joueurs de football di Rousseau abbia percorso ambiti molto diversi della così detta cultura visiva del “football”: creato nel 1908 come un quadro sul rugby destinato a un museo o a una collezione privata, è stato rielaborato nel 1982 in un poster celebrativo di una manifestazione calcistica d’importanza mondiale, a sua volta riprodotto in una figurina di un album di calciatori della Panini, un prodotto destinato in primo luogo a milioni di bambini. Quante opere d’arte vantano un simile curriculum?