Storia di Didier Deschamps, l’ordinato centrocampista francese capace di laurearsi campione del mondo sia da giocatore che da allenatore. L’analisi tecnica è affidata a Rivista Undici. Vi proponiamo uno stralcio dell’articolo.
[…] Quando aveva 17 anni. Didier Deschamps ha debuttato nel Nantes. Una squadra che, tra gli anni Sessanta e la fine del millennio, è stata una sorta di enclave tatticamente avanzata rispetto al resto della Francia. Ad allenarlo nei Canaries, tra settore giovanile e prima squadra, furono gli ex giocatori e discepoli di José Arribas, il precursore basco che spostò il piano del confronto tattico dai duelli al collettivo, con un gioco più corale della media, con e senza palla. Questo modo di giocare propositivo e coraggioso prese il nome di Jeu à la nantaise, fu una sorta di tratto identitario per il Nantes e un’influenza fondamentale per tutto il calcio francese (Thierry Henry, da allenatore, lo ha citato tra i suoi riferimenti insieme a Wenger e Guardiola). Il giovane Deschamps, centrocampista difensivo instancabile e intelligente, non venne sufficientemente segnato dal quel milieu, anzi, il concetto di “collettivo” predicato da Arribas lo avrebbe rivoltato e preso dal verso opposto. […] Il tecnico di cui è più facile vedere il segno nel lavoro di Deschamps, però, è senza dubbio Aimé Jacquet, il ct campione del Mondo nel 1998. […] Jacquet […] aveva in mente un percorso chiaro: nel periodo che conduceva al Mondiale francese del ’98 e passava per l’Europeo del ’96, era fondamentale ripulire l’ambiente e favorire il terreno per la generazione di calciatori che stava emergendo, anche a costo di fare scelte forti: non a caso, Jean-Pierre Papin, David Ginola e soprattutto Éric Cantona vennero lasciati a casa. Come Jacquet, anche Deschamps ha dovuto costruire un nuovo ambiente fin dal primo giorno, dopo lo spettacolo grottesco che la selezione di Domenech aveva offerto al Mondiale in Sudafrica e l’anonimo Europeo del 2012 con Laurent Blanc in panchina. […] Nel 2017 Éric Cantona – che da sempre lo accusa di aver manovrato la sua esclusione ai tempi di Jacquet – ha attaccato frontalmente il ct dei Bleus, ritenendo non fosse in grado di sfruttare la quantità esagerata di talento di cui disponeva, e definendolo un «contabile ossessionato dal risultato», piuttosto che «un visionario».
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(RIVISTAUNDICI.COM di Federico Raso)