SUPERNEWS (Luca Piedepalumbo) – SuperNews ha intervistato Diego Fuser, ex centrocampista con oltre 500 presenze con le maglie di Torino, Milan, Fiorentina, Lazio, Parma e Roma tra Serie A, Coppe nazionali e Coppe europee: in bacheca uno scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Uefa e una Coppa Intercontinentale… scusate se è poco.
Di seguito l’intervista:
Sei cresciuto nelle giovanili del Torino ed hai esordito in Serie A con i granata appena maggiorenne nel derby contro la Juventus. Che ricordi hai del debutto e dell’inizio della tua carriera al Toro?
“L’esperienza al Torino nasce già da bambino. Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile fino ad arrivare in prima squadra. Esordire nel Derby della Mole contro la Juventus è stato un sogno. Ho dei ricordi bellissimi di quel giorno. Riuscimmo a pareggiare con un’azione in cui partecipai anch’io, quindi andò molto bene. A mister Radice piacevano i calciatori giovani e talentuosi ed ha creduto fortemente in me. Lo ricordo con affetto, mi ha lanciato nel calcio dei grandi”.
Nella stagione 1989/90 passi al Milan, giocando al fianco di campioni del calibro di Baresi e Van Basten. In rossonero vinci praticamente tutto: dallo Scudetto alla Coppa dei Campioni. Quanto è stata importante l’avventura in rossonero per la tua carriera?
“L’esperienza al Milan è stata fondamentale per la mia crescita professionale. Ho vinto tutto ciò che si poteva vincere in quegli anni: lo Scudetto, la Coppa dei Campioni, la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale. Ho un ricordo bellissimo di quel periodo in rossonero. Ero in una grande società ed ho imparato tantissime cose che mi hanno aiutato anche successivamente. Ho giocato con tanti campioni ed ho avuto allenatori importanti come Sacchi e Capello. In particolare, Arrigo Sacchi in quegli anni rivoluzionò il calcio. È stato l’allenatore che mi ha trasmesso di più in assoluto”.
Archiviata l’esperienza al Milan, sei passato alla Lazio di Dino Zoff. Con gli Aquilotti hai giocato per 6 anni, collezionando 242 presenze e 42 gol e alzando da capitano la Coppa Italia nel 1998. Cosa ha rappresentato per te la Lazio e che ricordi hai dell’esperienza in biancoceleste?
“Sono stati sei anni meravigliosi. Ho fatto parte di un progetto ambizioso. Quando sono arrivato alla Lazio il club era in fase di ricostruzione, c’erano tanti volti nuovi in squadra e il primo anno centrammo l’obiettivo della qualificazione in Coppa Uefa. Con i biancocelesti ho alzato la Coppa Italia da capitano, battendo in finale il Milan. La soddisfazione è stata immensa. Alla Lazio ho avuto anche Zeman. È stato un grande allenatore, poteva raccogliere di più rispetto a quanto fatto nel calcio italiano. Aveva delle idee particolari, ma davvero ottime”.
Dopo sei anni da protagonista alla Lazio, vieni ceduto al Parma del Presidente Tanzi. In tre stagioni raggiungi obiettivi importanti, conquistando anche la Coppa Uefa. Com’è stata la tua avventura in Emilia?
“Al Parma ho trascorso gli anni più belli della mia carriera. Sono arrivato in Emilia a trent’anni, nel pieno della mia maturazione calcistica. Il Parma era una squadra fortissima e abbiamo raggiunto risultati straordinari. In gialloblù ho vinto, oltre alla Coppa Italia e alla Supercoppa Italiana, anche la Coppa Uefa sotto la gestione Malesani nella stagione 1998/99. Una grande piazza, con una tifoseria molto calda. Quella di Parma è stata un’esperienza che porto nel cuore”.
Nel 2001 passi alla Roma dove ritrovi come allenatore Fabio Capello. La parentesi capitolina dura appena due anni, ma riesci comunque a mettere in bacheca una Supercoppa Italiana. Cosa ti ha spinto a lasciare il Parma per sposare la causa giallorossa?
“Dopo lo Scudetto vinto dalla Roma, mister Capello mi volle in squadra con l’idea di alternarmi a Cafù, soprattutto in vista della Coppa dei Campioni da disputare in quell’anno. Fu una buona occasione di lavoro che decisi di cogliere al volo. Il primo anno alla Roma è stato molto positivo, il secondo anno, invece, è stato particolarmente travagliato e non ho trovato grande continuità. Avrei potuto dare di più calcisticamente, ma la reputo comunque un’esperienza positiva”.
Hai esordito con la Nazionale italiana nel 1993 in occasione di un’amichevole contro il Portogallo. In azzurro hai raccolto 25 presenze e siglato 3 gol, partecipando anche all’Europeo inglese del 1996. Quali sono le emozioni che si provano ad indossare la maglia dell’Italia?
“Indossare la maglia della Nazionale è sempre stata una grande emozione. Ascoltare l’inno prima della partita ti mette i brividi. Sono sensazioni uniche. Ho partecipato a competizioni importanti come l’Europeo del 1996, ma ho avuto anche tanta sfortuna nei momenti cruciali. Ho saltato per infortunio i Mondiali del 1994 e l’Europeo del 2000. Sono stato sfortunato, ma giocare in Nazionale è stato comunque fantastico”.
Hai messo a segno più di 100 gol in carriera: qual è la rete alla quale sei particolarmente affezionato?
“Ho fatto tanti gol importanti, decidendo anche diverse partite. Il gol che ricordo con maggiore affetto è quello siglato in rovesciata contro il Cagliari con la maglia della Lazio dopo un assist di Paul Gascoigne […]”.
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