GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli) – Nell’immaginario collettivo in cui vive lo sport, si è soliti vedere i campioni come eroi, sempre associati a figure positive, anche nella loro vita privata.
Troppo spesso dimentichiamo che essi sono uomini, ragazzi, giovani che vivono le stesse angustie e le stesse gioie che vivono le persone normali, e le stesse debolezze.
Scoprire, o accorgersi di ciò, può provocare una smitizzazione, ma sempre bisognerebbe scindere vita privata e sportiva, sapendo che la prima è assolutamente uguale alla nostra.
Il viaggio nella Storia ci porta, questa volta, in un periodo buio della nostra giovane nazione, un periodo buio che percepiamo come tale oggi, ma che all’epoca era vissuto con spensieratezza, probabilmente, non consci della cappa di piombo che pesava sull’Italia fascista.
La nostra nazione, e tutto il mondo, si stava avvicinando rapidamente all’orlo di un baratro che avrebbe significato distruzione e morte, in cui la vita sarebbe stata immenso tesoro da difendere, tutti gli aspetti sociali ne sarebbero stati coinvolti.
Lo sport, e il calcio, in quel periodo visse un momento d’oro, centrale nella vita di tutti, proprio perché il regime ne aveva capito la portata propagandistica, e perché, specchio travisato, poteva rappresentare quella esaltazione della razza da esso propugnata.
Gli anni Trenta segnarono un decennio di vittorie per il nostro calcio, ben rappresentato dalla nazionale, tra campionati del mondo, giochi olimpici, coppe internazionali vinte, nella seconda metà di quegli anni in Italia dominava il Bologna, che avrebbe vinto quattro scudetti.
Fonte WIKIPEDIA
La squadra felsinea annoverò tra le sue fila campioni come Michele Andreolo, Raffaele Sansone, Francisco Fedullo, Amedeo Biavati, Angelo Schiavio, Ettore Puricelli. E Dino Fiorini.
Quest’ultimo nacque nel 1915, in un paese a pochi chilometri da Bologna, e subito fu travolto dalla passione per il calcio, sport praticato in famiglia, e nel suo paese natìo fu notato da Giuseppe Della Valle, campione a sua volta in maglia rossoblu, che, smessi i panni da calciatore, rivestiva un ruolo dirigenziale per i petroniani.
Fiorini mise subito in mostra grandi doti atletiche e buone qualità tecniche, tanto da essere inserito presto nella rosa della prima squadra e diventare un protagonista al “Littoriale”, lo stadio voluto dal gerarca Leandro Arpinati e che al giorno d’oggi conosciamo dedicato a Renato Dall’Ara, che aveva iniziato la presidenza al Bologna proprio in quegli anni.
Una delle sue prime mosse fu di affidare la squadra ad Arpàd Weisz, noto oggi per la sua tragica fine nei campi di concentramento, ma un vero esperto di calcio, già campione d’Italia con quella che allora si chiamava Ambrosiana Inter, che fece di Fiorini un punto di forza della sua difesa.
Così descriveva il suo difensore Weisz: “Fiorini per sette, otto mesi a stagione è sempre in gran forma. Durante questo periodo non si passa e ne sanno qualche cosa i suoi avversari. Copre i 100 metri in 11 secondi, salta in alto e in lungo come uno specialista e quando spicca il volo per prendere un pallone alto pare di vedere una scultura, talmente meraviglioso e perfetto è il suo stile.”
Una dirompente forza della natura, che molto contribuì alla vittoria del campionato 1935/36 prevalendo di un punto sulla Roma, e del 1936/37, quando i rossoblu si affermarono più nettamente, con tre punti di vantaggio, sulla Lazio seconda.
Arrivarono anche successi internazionali, non esistevano ancora le coppe europee, ma nel 1937 la Federazione Francese organizzò un torneo internazionale in occasione dell’Esposizione di Parigi cui furono invitate le squadre campioni del loro campionato, e che il Bologna si aggiudicò brillantemente superando gli inglesi del Chelsea in finale con un netto quattro a uno.
Era all’apice del suo successo, Fiorini, che con la sua bellezza apollinea attirava molti interessi femminili, che a sua volta non disdegnava, ma questo fu anche l’inizio della sua parabola discendente.
Ammalatosi e sottopostosi a una pesante cura antibiotica, il suo rendimento calò vistosamente come il suo impiego in squadra, che divenne più saltuario.
Nel frattempo, la guerra aveva intrapreso il suo lugubre incedere, nel pieno del conflitto in quegli anni, dopo l’armistizio dell’8 settembre e la liberazione di Benito Mussolini dalla breve prigionia, fu instaurata la Repubblica Sociale Italiana e Fiorini, trascinato dal suo temperamento focoso, aderì subito ad essa, risultando tra i fondatori del partito fascista repubblicano di Bologna.
Sempre girava per la città indossando orgogliosamente, e spavaldamente, la sua divisa da repubblichino, questo non gli attirò certo le simpatie di chi lottava contro il regime, ma metteva in risalto il lato oscuro del suo carattere, quella sicumera che a suo tempo gli era costata la chiamata del CU Vittorio Pozzo in nazionale, negli anni d’oro e vincenti degli azzurri.
Cosa sia successo, infine, il 16 settembre del 1944, giorno della sua scomparsa, appartiene al buco nero che aveva inglobato l’intera nazione in quel periodo.
Se sia stato ucciso dai partigiani mentre era in pattugliamento, o dagli stessi repubblichini subodorando un suo tradimento, o ancora da un marito geloso per l’ennesima tresca amorosa, non lo sappiamo e probabilmente resterà un mistero che non sarà mai svelato.
In quella data, comunque, si chiuse la parabola umana di Dino Fiorini, un uomo che forse fece scelte sbagliate, ma che resterà sempre uno dei campioni del Bologna “che tremare il mondo fa”.
1 P. Stabellini, Dino Fiorini. Chi ha ucciso il terzino del Bologna?, Bologna, 2009
2 P Pratelli/P. Scardillo, Il libro tricolore del calcio italiano, Milano Libri Edizioni, 1974, p. 61
Bibliografia
M. Grimaldi, Storia d’Italia, del calcio e della Nazionale, Lab DFG, Latina, 2020
P. Stabellini, Dino Fiorini. Chi ha ucciso il terzino del Bologna?, Bologna, 2009
P Pratelli/P. Scardillo, Il libro tricolore del calcio italiano, Milano Libri Edizioni, 1974
allenatore di calcio professionista, si dedica agli studi sullo sport, il calcio in particolare, dividendo tale attività con quella di dirigente e allenatore.
Giornalista pubblicista, socio Ussi e Aips, è membro della Società Italiana di Storia dello Sport (Siss), dell’European Committee for Sports History (Cesh), dell’Associazione dei Cronisti e Storici dello Sport (La-CRO.S.S.).
Relatore a numerosi convegni, oltre a vari saggi, ha pubblicato: 80 voglia di vincere – Storia dei Mondiali di Calcio (2010); La Vita al 90° (2011), una raccolta di racconti calcistici; Più difficile di un Mondiale – Storia degli Europei di Calcio (2012); Il Destino in un Pallone (2014), una seconda raccolta di racconti calcistici; Lasciamoli giocare-Idee per un buon calcio giovanile (Edizioni del Sud, Napoli 2016).
Per GliEroidelCalcio in convenzione S.I.S.S.