IL FOGLIO (Massimiliano Vitelli) – Se chiudi gli occhi e pensi a Dino Zoff lo vedi lì, davanti alla regina Sofia, col sorriso un po’ imbarazzato di uno che sembra esserci finito per sbaglio. Invece sta per ricevere quel trofeo più importante del mondo, un certificato di felicità. Per gli italiani Zoff è una data. È l’11 luglio 1982, perché quella notte, oltre ad alzare al cielo la Coppa del Mondo, Dino ci fece sentire un popolo che ce l’aveva fatta. Anni fa gli chiesi cosa c’era dietro a quel sorriso davanti alla consorte di re Juan Carlos. “Ero inebriato dalla vittoria – mi rispose – quando mi sono trovato davanti la regina Sofia volevo baciarla, lo stavo per fare davvero. Per fortuna ci ho ripensato”. Oggi, a settantotto anni, è in corsa per vincere il posto di portiere nel Dream Team di tutti i tempi di France Football, che avendo deciso di non assegnare il Pallone d’Oro a causa della pandemia ha lanciato un sondaggio planetario. “Me lo stai dicendo tu, ne sono onorato […]”
[…] È sempre difficile mettere a confronto giocatori di epoche diverse, ma Zoff ritiene che per il ruolo del portiere le cose non siano poi cambiate molto. “Bisogna sempre parare, altrimenti devi andare a riprendere il pallone in fondo alla rete. Sento spesso dire che quelli di oggi sono diversi dai nostri, tanti portieri si lamentano di strane traiettorie. Io ricordo che al Mondiale del 1970 in Messico il pallone era fatto di un materiale elastico molto simile a quello che si usa adesso e sono passati cinquant’anni” […]
[…] Quando, il 29 maggio 1983, Dino Zoff scese in campo con la maglia dell’Italia contro la Svezia, nessuno sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima partita. Quattro giorni dopo convocò i giornalisti. “Smetto, non posso parare anche l’età”. No, l’età, no. Ma per il resto Zoff ha bloccato davvero tutto. Dal pallone fermato sulla linea in Italia-Brasile, alle rare polemiche nelle quali, qualche volta, è stato trascinato suo malgrado.