GLIEROIDELCALCIO.COM – Lunedì 22 all’interno della sezione “Altri eventi” delle Invasioni, il Cinema Modernissimo di Cosenza ospiterà la seconda proiezione di Gigi, il documentario dedicato all’indimenticato campione e bandiera del Cosenza Calcio: Gigi Marulla. E se a Cosenza dici Marulla stai parlando del giocatore più amato, più stimato. Il giocatore che è entrato nella leggenda; suo il record di presenze con la maglia rossoblù, 330, e suo il record di reti, 91. Undici stagioni con i “Lupi della Sila”, 3 in C1 e 8 in B, entrando per sempre nel cuore dei tifosi. Giocatore, cannoniere, Capitano e allenatore nel corso della storia con questa piazza. Una morte prematura il 19 luglio del 2015, una morte a soli 52 anni. La sua gente non lo ha mai dimenticato e le occasioni per ricordarlo non mancano mai, e il documentario è una di queste.
Abbiamo raggiunto Jvan Sica, tra gli ideatori e realizzatori del docu-film, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Jvan, tu sei tra gli ideatori del docu-film, come nasce l’idea di realizzarlo?
Tutto è nato davanti ad un ragù a Napoli. Eravamo seduti al tavolo io e Francesco Gallo e parlavamo del calcio “de core”, quello che avevamo visto nel corso della nostra vita. Poi da lì abbiamo parlato di Marulla, di tutto quello che è stato per i calabresi e per chi non lo è, e infine abbiamo pensato, quasi all’unisono: “Ma perché non facciamo un film che lo racconti?” E da lì, grazie a Francesco Vilotta, Francesco Abonante (all’inizio pensavo che a Cosenza si chiamassero tutti Francesco) e Giovanni Perfetti è nato GIGI.
Una storia sportiva ma anche umana. Quali le difficoltà maggiori nel riuscire a far emergere le caratteristiche personali di Marulla?
Raccontare un mito di provincia, altra nostra idea fissa che vorremmo continuare a coltivare con altri personaggi di questo tipo, non è facile. Vivono in una bolla d’amore che tanti non conoscono e capiscono. La cosa più bella di Marulla è che lui è l’espressione totale del territorio dove è nato, cresciuto e dove ha svolto la maggior parte della sua carriera. Rispetto a tanti altri, raccontare Marulla voleva dire raccontare un luogo specifico dell’Italia e questo affascina ancora di più chi deve scrivere l’intelaiatura per un film o un libro.
Alla fine ne emerge un quadro chiaro del calciatore e dell’uomo. Chi era il calciatore Marulla? E quale l’uomo…
Il calciatore Marulla era un grande attaccante. Oggi avere i due piedi di Marulla e la sua rapacità d’area ti porterebbe chissà dove. Vedendo i suoi video non puoi non pensare a Luis Suarez, anche se poi ci devi mettere tantissimo per arrivare a Suarez. L’uomo è un marito, papà e amico normalissimo. Mica facile se sei un calciatore e un idolo per un’intera città.
Questa storia cosa ci insegna…
È una storia sbagliata, per citare De André. La vicenda umana e la carriera di Marulla è il racconto di un talento innamorato del suo mondo. Tutto corretto. Lo sbaglio è in come è finita, troppo presto per una persona che avrebbe continuato a vivere con serenità fra i suoi cari e la sua gente.
Grazie Jvan.
“… Sono sicuro che, quando ti raggiungeremo, capiremo dove sei dal tifo dei cosentini che non ti lascerà mai. Sei stato il nostro numero 9, il centravanti di una intera generazione, il simbolo di una città in un ambito, qual è il calcio, che è molto più di una semplice palla che rotola” (Federico Bria).