Gazzetta.it – Si è spento ieri sera alla Spezia l’ex calciatore di Spezia, Roma, Catania, Livorno e Pistoiese. Il suo nome era legato allo storico Catania-Inter 2-0 del 4 giugno 1961 quando la sua rete ispirò la famosa frase di Sandro Ciotti
È morto ieri sera alla Spezia, all’età di 82 anni, Mario Castellazzi, ex calciatore di Spezia, Roma, Catania, Livorno e Pistoiese. Nativo di Finale Emilia, è stato una delle bandiere del calcio spezzino, ma il suo nome è legato allo storico Catania-Inter 2-0 del 4 giugno 1961: suo il primo gol della partita, che fece affondare il sogno scudetto dell’Inter di Helenio Herrera, e che ispirò la frase “Clamoroso al Cibali” pronunciata dal telecronista di `Tutto il calcio minuto per minuto´, Sandro Ciotti. Con la maglia bianca dello Spezia ha giocato per sei stagioni, fermandosi poi a fine carriera a vivere nel Golfo dei Poeti. È stato anche opinionista tv, ospite fisso dei programmi di TeleLiguriaSud, nonché affezionato tifoso delle Aquile. “Castellazzi lascia un vuoto incolmabile in chiunque abbia avuto modo di conoscerlo e apprezzarne spirito e amore incondizionato per la maglia bianca”, scrive in una nota di condoglianze lo Spezia Calcio.
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Mario, Sandro, e quel “Clamoroso al Cibali” che non scorderemo mai
CATANISTA.EU (Antonio Torrisi) – La storia è fatta anche per questo: resiste agli anni. Perdura nel tempo. Un’impresa, una frase, un racconto: il suono di una radiolina che “lacera” il secolo e giunge fino a noi. Perché è questa la forza di quel 4 giugno del 1961: non lo scorderà mai chi c’era, lo conoscerà chi verrà in futuro.
Un sortilegio contro il “Mago”, quel destro al limite di Mario: ragazzone nato nella “vecchia Italia”, progressista per antonomasia. Chiamato dal destino per cambiare “un pezzetto” di calcio italiano, all’ultima giornata di un campionato che regalerà al Catania un ottavo posto dolcissimo. Al Massimino arriva la “bozza” di quella che sarà la “Grande Inter” di Herrera: le TV erano ancora in bianco e nero e dare un calcio al pallone, rigorosamente in cuoio rigido, voleva dire farsi male, ma davvero. Ma Castellazzi lo sapeva: lo sapevano tutti i giocatori della sua era. Figuriamoci se si facevano impensierire dalla sfera più bella del mondo. Calcio d’angolo, respinta corta e botta al volo all’incrocio: Facchetti la guarda, Da Pozzo accenna un intervento, ma che fare con una traiettoria fatta della stessa sostanza dei sogni?
La si ammira ancora, in foto: si immaginano i colori e gli odori, la polvere del campo e l’urlo di uno stadio intero. E quello di Mario che, alla fine della sua carriera in rossazzurro, conterà due stagioni “di abbracci” e gioie. Un ottavo e un decimo piazzamento in classifica, con otto reti, compreso un gol e mezzo (l’altro negato da De Marchi, arbitro di quel pomeriggio di giugno) alla prima Inter del “Mago”. Ci lascia oggi, Mario, rinnovando da inventore “trasversale” un messaggio ai posteri, eredità di Sandro Ciotti. Una frase che risuona nel tempo: “Clamoroso al Cibali”. Ieri, oggi, sempre.
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