Le Interviste degli Eroi

ESCLUSIVO – Intervista a Bruno Ranieri: “Già negli anni ’70 misi gli sponsor sulle magliette”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

“Valcareggi mi chiese di non giocare duro su Rivera”

Giovane promessa del Napoli prima, bandiera della Sambenedettese dopo. Raccontare la carriera di Bruno Ranieri significa raccontare un pezzo di storia del calcio italiano, quello dei mitici anni ’70 e ’80. Un talento lasciato partire troppo presto dalla sua Napoli, sbocciato tra i campi della Casertana, della Nocerina, della  Turris e del Cosenza. La consacrazione, poi, in quella San Benedetto che diventerà la sua patria calcistica, testimone, forse, dei migliori anni di una carriera durata un ventennio.

Raggiungo Ranieri per farmi raccontare gli esordi e capire come e dove iniziò la sua parabola calcistica … “Io da bambino giocavo all’oratorio di Torre Annunziata, prima di trasferirmi alla scuola calcio di Rovigliano. Lì ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra. Da quella società sono venuti fuori Salvatore Esposito, Salvatore Di Somma, Guida, Maresca, Ghiandi etc etc. Poi, a sedici anni, sono andato alla Reggina. Giocavo negli allievi, nella primavera e, a 18 anni, ho esordito in serie B“.

Dopo Reggio Calabria, Ranieri riceve la chiamata del suo Napoli. Un passaggio importante nella sua carriera, che merita di essere approfondito … “Sono rimasto solo un anno perché ero in comproprietà con la Reggina. Mi riscattò la Reggina e io chiesi di essere venduto in Campania per rimanere a casa. Rimasi solo un anno perché, all’epoca, i giovani non erano portati avanti. Si rischiava poco. Comunque Chiappella mi fece giocare titolare contro la Juventus“.

Quella partita contro i bianconeri sembrò essere l’inizio di un sodalizio destinato a durare a lungo, ma non sarà così … “Io marcavo Cuccureddu. Ci fu un calcio d’angolo ed ero piazzato sul primo palo. Sul tiro da fuori aria, Capello la deviò in qualche modo e la Juve fece l’1-0. Poi pareggiamo. Giocai titolare anche contro la Sampdoria e uno spezzone contro il grande Cagliari di Riva. Ricordo che quell’anno andammo in ritiro a Sassuolo perché avevamo le trasferte di Torino e Bologna. Chiappella mi prese da parte e mi disse che mi vedeva bene e che se noi avessimo perso a Bologna la domenica successiva avrei marcato Rivera. Arrivati all’incontro, dice la formazione e io non c’ero. Lo stesso presidente Ferlaino, sceso negli spogliatoi, mi chiese: «Ranieri, ma lei non si spoglia?» E io: «Presidè, non gioc. Rimase sorpreso perché fino a dieci minuti prima l’allenatore gli aveva detto che avrei marcato il 10 del Milan. Questo successe altre volte, ma c’era la paura di schierare un giovane in un campionato che non era stato tra i migliori della storia azzurra. Prima di lasciare Napoli giocai la semifinale di Coppa Italia contro il Milan. Perdemmo 2-0 con due rigori di Rivera. Lasciai la città partenopea per andare a giocare a Caserta, dove rimasi per tre anni e dove conobbi mia moglie. Purtroppo l’ultimo anno siamo retrocessi”.

Durante il fugace passaggio di Ranieri a Napoli, ci fu una partita disputata dagli stessi azzurri (primavera) contro la Nazionale italiana di Valcareggi. Una partita singolare perché interrotta prima della fine“Io non potevo giocare con la primavera e dovemmo fare questa partita di mercoledì, perché il sabato c’era la partita degli azzurri contro la Turchia. Siccome ero stato scelto per marcare Rivera e siccome Rivera veniva da un infortunio fastidioso, Valcareggi venne da me e mi chiese di giocare tranquillo, senza intervenire duramente. Noi segnammo con Motti e finimmo il primo tempo in vantaggio. Nel secondo, Zoff passò a parare con noi e Albertosi con l’Italia. Dopo 10 minuti pareggiò Riva ma Valcareggi bloccò l’incontro perché gli azzurri stavano giocando davvero male”. 

Una foto di quella amichevole (concessa a GEdC dallo stesso Ranieri)

Dopo Caserta, prima di San Benedetto, una serie di campionati con varie squadre rimaste nel cuore di Ranieri … Due anni a Turris eccezionali, con una tifoseria che mi ha voluto bene perché aveva visto prima l’uomo e poi il calciatore. Poi la Nocerina in B e il Cosenza in C2, voluto da Sonetti. Lì vincemmo il campionato e l’anno dopo arrivai alla Sambenedettese, insieme a Perrotta. Pensa che l’ultima partita l’ho giocata a 41 anni e mezzo (dopo Penne e Fermana)”.

Parentesi Sambenedettese. Un binomio durato sette anni, passato attraverso la gioia della promozione in B ed il dolore per la tragedia del Ballarin“Quel giorno del 1981 eravamo in campo per l’ultima giornata di C1. Noi dovevamo vincere per non avere problemi di promozione, il Matera si doveva salvare. Rimanemmo in dieci nel secondo tempo, ma riuscimmo a strappare uno 0-0. Prima della gara stavamo facendo la foto e guardavamo la tribuna centrale. L’unico che si girò a sinistra a guardare era proprio Zenga. Quando ci girammo verso la curva, ci fermammo e vedemmo la gente insanguinata che si gettava sui reticolati. Quando cominciammo la partita non avevamo nessuna idea della grande tragedia che era successa. Dalla gioia siamo passati alla disperazione per le due ragazze decedute e per tutti i tifosi che hanno ancora i segni di quel giorno terribile”.

A San Benedetto ricordano anche la sfida contro l’Inter del 1983/84 e l’incontro in cui Ranieri giocò con il naso fratturato“Partita memorabile. Nei nerazzurri giocavano molti campioni del mondo e io marcavo Muller. Vincemmo 2-0 con doppietta di Faccini. Io gli toccavo le punizioni e quel giorno riuscimmo a prendere in contropiede Zenga. Per quanto riguarda la partita della frattura, c’era il medico della squadra che mi mise una piccola placca di alluminio sul naso. Arrivati alla domenica, vedendo che non la sopportavo quella mascherina, decisi di giocare con la frattura e senza protezione”.

Prima di terminare l’intervista, mi faccio raccontare di quando Ranieri fece da precursore nelle sponsorizzazioni calcistiche, prima anche di Sanson (al quale abbiamo dedicato un articolo) … “Ai tempi della Casertana avevamo una amica che lavorava in un negozio in città. Io mi feci dare undici magliette bianche con la scritta del suo negozio sul petto e scendemmo in campo, per l’allenamento, prima dell’incontro. All’epoca era anche vietato. Diciamo che ero già avanti (ride)”.

Concludo, come sempre, con il compagno e l’avversario più forti … “Come compagno posso dire Iuliano oppure Franco Caccia. Come avversario diciamo che mi davano fastidio quelli veloci e piccolini”.

Grazie Bruno.

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