Torna la rubrica “Donne in Gi(u)oco”, con la splendida intervista di Giovanni Di Salvo a Francesca Castagnini
Corsa e fantasia, erano queste le doti migliori di Francesca Castagnini. Infatti la centrocampista originaria di Forte dei Marmi, amava di più mandare a rete le compagne piuttosto che puntare lei stessa verso la porta avversaria. Francesca Castagnini è stata una delle pioniere del movimento calcistico femminile in Toscana ed ha anche indossato la maglia azzurra in occasione della partita di debutto della selezione italiana contro la Cecoslovacchia, avvenuto a Viareggio il 23 febbraio 1968.
Come è nata la sua passione per il calcio?
“Fin da bambina giocavo ore e ore per strada insieme ai maschietti. A Forte dei Marmi c’erano molti campi vicino alle case. Uno era praticamente dietro a dove abitavo io ed univa la Via Piave e la Via Agnelli. Pertanto ogni pomeriggio, oppure anche la mattina se non c’era scuola, tutti i ragazzi che abitavano nei dintorni di queste due strade si radunavamo lì per giocare a pallone. Io ero l’unica bambina ma devo dire che mi trattavano bene e non venivo messa da parte, infatti mi passavano la palla tranquillamente.”
Quando iniziò a giocare in una squadra di calcio femminile?
“Avevo letto su un giornale che la Sig.ra Valeria Rocchi di Milano il 3 febbraio del 1967, durante la Coppa Carnevale (il famoso Torneo Internazionale di calcio giovanile ndr), avrebbe portato allo Stadio dei Pini di Viareggio due formazioni di calcio femminile per disputare una partita dimostrativa. Pertanto le mandai una cartolina postale perché anche io desideravo entrare in una squadra e lei mi rispose di venire quel giorno al campo così mi avrebbe presentato il Sig. Mazzoni. Lui era una persona nota nell’ambiente sportivo viareggino, tant’è che aveva avuto anche un club maschile, e voleva allestire una squadra di calcio femminile.
E così il Sig. Mazzoni fondò la Pro Viareggio, radunando ragazze provenienti da tutta la Versilia: Forte dei Marmi, Viareggio, Massarosa, Marina di Pietrasanta ecc. Io ero la più grande perché avevo 21 anni mentre le altre avevano un’età compresa tra i 16 e 18 anni. Prima di entrare in squadra, però, mia madre mi portò dal prete, dal medico e da un avvocato amico di famiglia per avere dei consigli da parte di persone autorevoli. E fortunatamente ebbe da parte di tutti parere favorevole nel farmi giocare a calcio.”
Com’era il calcio delle pioniere pre Sessantotto? Che attività svolgevate?
“Una volta che si costituì la squadra iniziammo a svolgere degli allenamenti presso la pineta davanti al Collegio Colombo di Viareggio. Poi siamo passati ad un campo vero e proprio, quello che si trovava dietro lo Stadio dei Pini, accanto al palazzetto dello sport ed alla piscina comunale. Finalmente potevamo allenarci su un rettangolo da gioco con le porte! Certo mancavano le docce ma fu comunque un bel passo avanti. Il Sig. Mazzoni intanto trovò anche degli aiutanti per dirigere gli allenamenti, prima il Sig. Rosi e poi il Sig. Attanasio che era di Pisa, ed iniziammo a fare anche delle partitelle tra di noi. Chiaramente le sessioni non si svolgevano sempre con regolarità. Tenga presente che io avevo la patente ma la maggior parte delle mie compagne era minorenne e viveva fuori Viareggio quindi non era semplice per loro riuscire a raggiungere il luogo dove ci allenavamo. Successivamente il Sig. Mazzoni prese contatti con il Sig. Mazzetti, che aveva formato a Firenze la squadra delle Giovani Viola. Così cominciammo a disputare delle partite dimostrative in giro per la Toscana, o dalle parti di Firenze o dalle parti di Viareggio come a Pietrasanta, Massarosa, Camaiore, per far conoscere il calcio femminile. Spesso venivamo bistrattate, non era facile che ci concedessero il campo e spesso giocavamo in terreni veramente brutti ed al limite della praticabilità. E siamo giunti al 1968, anno in cui fu costituita la prima Federazione, tra i cui promotori c’era proprio il Sig. Mazzoni, e si svolse il primo campionato nazionale.”
Come si sviluppa la sua carriera di calciatrice?
“Nel 1969 disputai il campionato con la maglia dell’Elettroplaid Fiorentina del Presidente Mazzetti mentre nel 1970, insieme a Roberta Giovannini e Valeria Lombardi, passai a giocare nel Cagliari. Comunque non ci trasferimmo in Sardegna perché raggiungevamo la squadra solo per le partite. Quando giocavamo in casa partivamo il sabato con l’aereo, giunte lì ci portavano a cena e poi in albergo. L’indomani pomeriggio disputavamo la partita, dormivamo nuovamente in albergo ed il lunedì mattina alle ore 6 prendevamo il Fokker per rientrare in Toscana. All’aeroporto di Pisa, poi, ci aspettava un taxi. Io ero la prima a scendere perché venivo lasciata direttamente alla Ditta dove lavoravo, l’Ambrosiana Calce, mentre le altre mie compagne andavano a scuola, una all’Artistico e l’altra al Liceo. L’anno seguente io e Lombardi ci trasferimmo al Genova, che era allenato da Mignone. La formazione genovese era sponsorizzata da Soldano, che all’epoca era il re delle pellicce. In quel campionato Mignone mi spostò da mezzala al ruolo di regista arretrato, piazzata davanti alla difesa per sfruttare al meglio la mia visione di gioco. Sono rimasta nella formazione ligure solo un anno. Alla fine del 1971 sono ritornata a Viareggio e sono rimasta lì fino al 1975, anno in cui la squadra fu sciolta per mancanza di fondi. Infatti gli sponsor davano il materiale sportivo ma le spese più consistenti erano per le trasferte. Insomma partecipare ad un campionato costava tanto e penso che il Sig. Mazzoni, in quegli anni in cui fece attività, ci rimise molto di tasca sua per la squadra.“
Quando decise di appendere le scarpe al chiodo?
“Dopo lo scioglimento del Viareggio scelsi di chiudere col calcio anche perché era diventato sempre più difficile riuscire a conciliare lo sport col lavoro. Molte mie compagne, invece, continuarono a giocare trasferendosi nel Tigullio.”
Quali sono state le squadre più forti che ha affrontato nel corso della sua carriera?
“Ce ne sono state tante, le prime che mi vengono in mente sono la Roma della Prof.ssa Bellei, il Piacenza e la Lubiam Lazio.”
C’è stato qualche aneddoto particolare durante la sua carriera?
“Dovevamo giocare in trasferta, non ricordo se a Piacenza o a Parma. Il Sig. Mazzoni trovò disponibile solamente un pullmino usato per le tratte brevi, tipo quelli per Forte dei Marmi – Viareggio. Questi veicoli avevano dal lato dietro il conducente delle fila di posti con due sedili mentre dall’altro lato vi era un solo sedile. Poiché i posti erano insufficienti si dovettero legare con del nastro delle poltroncine pieghevoli dal lato della fila in cui vi era un solo posto. Tutto ciò, naturalmente, a rischio della nostra sicurezza. Al ritorno ci perdemmo pure in mezzo alla campagna, immerse in una nebbia fitta, eravamo digiune e non trovammo neppure un locale dove poter mangiare un panino. Insomma fu una vera disavventura“
Quali sono i ricordi più belli che le ha regalato il calcio?
“Rammento che mio papà era il mio primo tifoso. Appena dicevo che dovevo andare ad una partita lo trovavo subito davanti alla porta con la borsa in mano. Lo portavo sempre con me, non si è mai perso un mio incontro. Ero molto emotiva e se segnavo mi tremava la pancia. Prima di ogni partita non mangiavo perché avevo lo stomaco chiuso e quando eravamo negli spogliatoi mi veniva la nausea ed avevo conati di vomito. Sentivo molto l’ansia della partita, poi però appena iniziava mi passava tutto. Posso dire che tutti i ricordi di quel periodo sono belli perché giocando a pallone mi sono divertita tanto. ”
È rimasta in contatto con alcune delle sue ex compagne di squadra?
“Solamente con Roberta Giovannini e Valeria Lombardi. Infatti siamo rimaste amiche e ci vediamo ancora oggi. Alcune mie ex compagne o avversarie, comunque, le ho rincontrate in occasione dei raduni che sono stati organizzati in questi ultimi anni, come quello di Genova.“
Questo slideshow richiede JavaScript.
Si ringrazia Francesca Castagnini per la documentazione fotografica messa a disposizione.
Per chi volesse approfondire l’argomento:
“Azzurre. Storia della Nzionale di calcio femminile” della Bradipolibri
“Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista” della Bradipolibri (Prefazione scritta dal CT della nazionale Milena Bertolini)