Ida Golin è stata una delle attaccanti più forti del panorama calcistico femminile a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta
per GLIEROIDELCALCIO.com Giovanni Di Salvo
Infatti i suoi numeri personali testimoniano chiaramente le sue spiccate doti realizzative: 306 presenze in serie A con all’attivo 253 reti (media gol di 0,83). Inoltre la bomber canavesana (la famiglia era originaria di Vicenza e si era trasferita ad Ivrea per motivi di lavoro) ha vinto la classifica marcatrici nella stagione 1985/86 con la maglia del Modena, realizzando 27 gol mentre nelle stagioni 1979 e 1983 è stata vice capocannoniera. Nella sua bacheca ci sono due scudetti, vinti nel 1979 e nel 1980 con la Lazio, ed una Coppa Italia, conquistata col Modena nella stagione 1985/86, a cui bisogna aggiungere i trionfi ottenuti con la maglia azzurra tra i quali spicca il Mundialito del 1986.
Quale è stata la prima squadra in cui ha iniziato a giocare?
“Ad Ivrea non c’erano club di calcio femminile ma alcune ragazze più grandi di me che abitavano vicino casa mia, Gigliana Coda e Valeria Abate, mi parlarono della Juventus. Così andai a Torino e feci un provino. Fui presa e da lì iniziò la mia carriera nel mondo del calcio femminile. Era il 1972 ed avevo 12 anni e mezzo”
Che tipo di giocatrice era? Quale ruolo ricopriva?
“Ho giocato sempre nel reparto avanzato. Le mie doti migliori erano la velocità e la potenza. Ero una punta laterale – potevo giocare sia a destra che sinistra – proprio perché, grazie alle mie caratteristiche, riuscivo ad andare con facilità in porta. Il mio piede preferito era il destro ed avevo un bel tiro. Anche con i colpi di testa non me la cavavo male“
Come si sviluppa la sua carriera di calciatrice?
“Sono rimasta per cinque anni nella Juventus, finché l’intera squadra non fu ceduta in blocco al Padova. Con la squadra veneta ho disputato due stagioni, la migliore è stata quella del 1978 che ho chiuso con 20 reti in 22 presenze. Grazie a questi numeri attirai l’attenzione della Lubiam Lazio ed al mio primo anno con la maglia biancoceleste, nel 1979, vinsi lo scudetto. L’anno successivo ci riconfermammo Campionesse d’Italia sebbene potei scendere poche volte in campo a causa di un brutto infortunio al ginocchio. Nel 1982 passo al Gorgonzola mentre la stagione successiva sono al Piacenza, con cui rimango fino al 1985 (tranne una parentesi nel 1984 nuovamente al Gorgonzola ma in serie B). Nel biennio seguente gioco nel Modena. Poi nella stagione 1987/88 sono passata al Milan e nel finale di carriera sono ritornata alla Lazio.”
Lubiam Lazio
Quindi con la Lazio sono arrivati i suoi primi successi. Ci racconti come era organizzata l’attività agonistica/sportiva nella squadra capitolina.
“Come detto sono stata in due periodi differenti alla Lazio. Nella mia prima esperienza mi trasferii a Roma. Prima dell’inizio del campionato svolgemmo un ritiro della durata di due settimane, in cui ci allenavamo ogni giorno ma rimanendo sempre a Roma. Una volta iniziata la stagione facevamo due allenamenti a settimana, il martedì ed il giovedì, nel tardo pomeriggio perché eravamo tutte lavoratrici o studentesse. Ogni sessione durava circa due/tre ore: iniziavamo con la corsa e la parte atletica e poi si concludeva con la partitella. Non era prevista una rifinitura o una riunione tecnica il giorno prima della partita. Invece quando sono ritornata alla Lazio nella stagione 1988/89 ormai vivevo a Piacenza e quindi mi allenavo da sola. In pratica il giorno della partita arrivavo a Roma col l’Intercity verso le ore 11,00 quindi giocavo la partita e alle 17,00 riprendevo il treno per rientrare a Piacenza. Nella Lazio ho avuto come allenatore Sergio Guenza ma anche Ferruccio Mazzola.”
Come era Ferruccio Mazzola nelle vesti di tecnico?
“Era bravo. Infatti anche lui, come Sergio Guenza, ci spiegava come stare in campo e che movimenti fare. E poi scherzava e rideva con noi, era veramente una persona allegra. Ferruccio Mazzola solitamente giocava con due punte e con un centrocampo a quattro.
Ricordo che all’epoca lavoravo nella sua agenzia ippica e così, a volte, la mattina mi diceva: “Vieni, vieni che andiamo a fare due tiri”. Andavamo al campo del Dopolavoro Ferroviario e vi restavamo per un’oretta: lui mi crossava e io dovevo calciare la palla al volo e centrare la porta.”
Quando decise di appendere le scarpe al chiodo?
“Premetto che non ho mai giocato per soldi ma per passione. Insomma lo facevo perché mi piaceva giocare a pallone. Negli ultimi anni della mia carriera, quando sono ritornata alla Lazio, ormai vivevo a Piacenza. Chiesi alla società di aver riconosciuto un rimborso spese che sostanzialmente copriva i costi che dovevo affrontare per raggiungere la squadra a Roma per disputare le partite e poi rientrare a Piacenza. Non chiedevo nulla di ché ma non mi venne concesso. E così decisi di smettere e di concentrami solo sul lavoro: non ci volevo di certo guadagnare ma neppure rimetterci.”
Quale è stata la compagna con cui aveva un maggiore intesa?
“Nazzarena Grilli, oltre ad essere stata la compagna con cui mi sono trovata meglio, è stata anche la mia migliore amica. Con lei ho condiviso una bella parte della mia carriera.”
Ida Golin in Nazionale
Per tanti anni è stata uno dei punti fermi della Nazionale. Mi parli della sua avventura in azzurro.
“Ho fatto più di 50 partite in Nazionale, ho realizzato 29 reti ed ho vinto anche il titolo di miglior realizzatrice al Mundialito del 1985 e del 1986. Il mio esordio è avvenuto in Italia- Cecoslovacchia giocatasi il 12 settembre 1976 mentre l’ultima partita in maglia azzurra è stata Italia- Inghilterra del 13 giugno 1987. Con i Ct ho avuto qualche problema perché spesso avevamo delle vedute molto diverse. Reputo che il migliore sia stato Sergio Guenza, che ho avuto anche alla Lazio.”
Coppa miglior realizzatrice Mundialito 1985
Cosa pensa del calcio femminile di oggi?
“Conclusasi la mia carriera non ho più avuto contatti col mondo del calcio femminile. Certamente, però, seguo gli incontri della Nazionali ed i grandi eventi, come i recenti Europei. A tal proposito posso dire che la qualità del gioco, in generale, è migliorata e le partite mi sono piaciute. Ci sono molte squadre che giocano bene e corrono tanto. In particolare sono rimasta colpita dall’Inghilterra, dalla Germania e dalla Francia. Le transalpine a volte sono un po’ troppo individualiste ma, se miglioreranno sotto questo aspetto, diventeranno veramente un’ottima squadra. L’Italia non è male ma deve ancora fare un ulteriore step per riuscire ad emergere.”
Si ringrazia sentitamente Ida Golin per la documentazione fotografica messa a disposizione.
Giovanni Di Salvo “Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista” della Bradipolibri
Giovanni Di Salvo “Quando le ballerine danzavano col pallone. La storia del calcio femminile con particolare riferimento a quello siciliano” della GEO Edizioni.