Intervista a Igor Marziano
Per l’intervista di oggi raggiungo un calciatore rimasto nei cuori di tante squadre d’Italia, cresciuto alla corte del mitico Milan di Sacchi e poi diventato regista di assoluto affidamento per piazze come Catania, Taranto e Pescara.
Igor Marziano mi dimostra subito una grande disponibilità e semplicità, tipica di chi il calcio lo ha giocato nei tempi in cui era passione, genuinità, attaccamento alla maglia. Comincio col chiedergli una testimonianza sugli esordi e sugli anni passati a Milanello quando, appena ragazzino, giunse in quella che è stata la squadra più forte di sempre … “All’epoca era molto difficile entrarci. Facevo parte della rappresentativa sarda e quindi avevo la possibilità di andare in giro per l’Italia. Facevamo tornei di rappresentative regionali. La mia fortuna è stata quella. Io stavo per firmare con il Como e con il Cagliari ma quello era il nuovo Milan di Berlusconi. Sono rimasto tre anni, per fortuna e sfortuna. Erano fortissimi e per i giovani era quasi impossibile esordire. Nel Milan ho fatto solo amichevoli perché, nel mio stesso ruolo, c’era un certo Albertini. Hanno preferito, giustamente, lui. C’erano Toldo, Taibi, Antognoli, Pessotto, Mannari etc etc. Non riuscivi a metterti in mostra perché chi giocava in prima squadra era troppo superiore a tutti. Era la squadra più forte di tutti i tempi. Molto spesso ci allenavamo con loro ed eravamo sempre a disposizione. Ricordo che Sacchi aveva metodi rivoluzionari, con allenamenti a grande velocità”.
Dopo la grande parentesi rossonera Igor Marziano passa dalla Civitanovese, dal Suzzara e dal Saronno, prima di entrare a far parte del Como di Preziosi … “Ero stato tre anni al Saronno e poi Preziosi prese il Como e mi fece un contratto di tre anni”.
La mia domanda, per uno formatosi accanto a campioni del calibro di Baresi, Maldini, Van Basten, è incentrata sulle ragioni per cui Marziano non sia mai arrivato in Serie A, nonostante le indiscusse doti … “Ho avuto tante possibilità di andare in A. Ho fatto delle scelte mie, giuste o sbagliate. Nell’anno di Como potevo andare in tante di B che vinsero il campionato e in qualcuna di A. Nel calcio se rendi sei fortissimo e se non rendi, anche solo per una settimana, non lo sei più. Ai miei tempi il calcio era completamente diverso. Prima di giocare dovevi essere veramente forte ed era difficile emergere. Gli allenatori davano prima spazio a gente con esperienza”.
Parentesi Catania, la più importante nella vita calcistica di Igor … “Gli anni a Catania tutti belli. E’ una città che pretende tanto. Io sono stato tre anni e ho fatto il capitano per due. C’è molta passione, con 25.000 ogni domenica. Lì una C2 valeva una Serie A. La promozione la festeggiammo nello scontro diretto con il Messina. Una esperienza bellissima con due presidenti come Massimino e poi Gaucci. Catania crea timore e panico anche ai giocatori molto forti. C’era concorrenza e i tifosi venivano con passione a vedere i nostri allenamenti. Per giocare a Catania bisogna avere gli attributi. Io sono innamorato di quella città”.
Dopo lo squadrone siciliano per Igor è il turno di provare l’esperienza pugliese, alla corte di uno dei Taranto più forti dai tempi di Jacovone, tra le cui fila giocava un certo Riganò … “Un anno spettacolare dal punto di vista calcistico e poi ci è nata pure mia figlia. Purtroppo si è concluso male nel senso che abbiamo perso la finale, in uno stadio indescrivibile: erano 25.000 ma sembravano il doppio. Abbiamo perso l’andata con un gol regolarissimo annullato a me. Quel gol ancora non mi va giù. Ricordo che feci le due partite migliori dei play off. Ero tranquillo e sereno. Ho dato tutto per il Catania, per il Taranto e per tutte le squadre con cui ho giocato, a prescindere dall’amore per le città, per i tifosi. E’ così quando fai il professionista. Prima c’era più passione per il calcio. Per quanto riguarda Christian (Riganò) ti dico che era molto forte, fisicamente, tecnicamente, di personalità. Quell’anno feci un sacco di assist e bastava che chiudessi gli occhi e gli passassi la palla che poi alla fine ci pensava lui”.
Infine mi faccio raccontare i due anni al Pescara, conditi anche dall’esordio in B … “Il primo giorno mi sono rotto il menisco e diciamo che ci sono stati un pò di problemi fisici. Le piazze che ho fatto io sono state sempre grandi piazze, a volte stressanti dal punto di vista calcistico. Abbiamo anche vinto un campionato di C1 ed era molto più difficile, con un agonismo pazzesco”.
La passione di Igor Marziano la sento nella gioia che trasmette attraverso le sue parole, raccontando gli anni da calciatore e quelli odierni da allenatore dei più piccoli … “E’ uno spettacolo allenare i giovani. Ho fatto tutte le categorie e quest’anno alleno bambini 2015/16. Mi piace anche il fatto che i genitori mi chiedano i racconti di quando io ero protagonista di un calcio diverso, forse perduto”.
Parlare con Igor Marziano risulta piacevole e vorrei continuare a farmi raccontare i tanti aneddoti della sua carriera. Da giornalista, però, devo concludere e, quindi, lo faccio con la domanda con cui termino sempre … “L’avversario più forte direi Mascara. Credo giocasse nell’Avellino. Mi aveva impressionato perché tecnicamente era fortissimo. Ti direi anche Zola contro il quale ho giocato in B: loro, nel Cagliari, avevano Zola, Suazo e Langella. Il compagno più forte ti direi Albertini“.
Grazie Igor.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Foto Originale La Nuova Sardegna