E’ stato uno dei più grandi attaccanti italiani degli anni ’90, protagonista del mitico Parma di Tanzi che seppe conquistare la platea europea con la vittoria in Coppa delle Coppe nel 1993.
Sandro Melli si dimostra subito gentile nel voler ripercorrere una carriera unica, vissuta da protagonista in un calcio italiano che, al tempo, conservava una egemonia che era figlia di quella assoluta del decennio precedente.
Come sempre cerco di partire dagli inizi, dai primi passi del campione … “Ho iniziato nella parrocchia di Corpus Domini, nell’Audace. A 13 anni sono stato preso dal settore giovanile del Parma Calcio è ho iniziato a costruire il mio percorso professionistico. A 16 anni ero già in prima squadra ed ebbi la fortuna di fare il gol promozione dalla B alla C con Arrigo Sacchi allenatore. Poi ho avuto qualche alto e basso dovuto all’età, prima di esplodere definitivamente nella stagione 1989/90 con Nevio Scala“.
L’esordio di Melli nel Parma coincide con l’inizio di una epopea che sarebbe durata più di un decennio, epopea partita dalle categorie minori e cementata da vittorie importanti e inaspettate … “L’anno della Serie C feci sei presenze. Ero poco più che un ragazzino e avevo fatto solo qualche presenza, nulla di più. All’inizio avevo molta tensione dovuta al fatto di giocare davanti alla mia gente: avevo un pò di ansia. Poi l’ansia si è trasformata in gioia. In B ricordo che sono partito come terza punta dietro a Pizzi e Ganz. Poi sono cresciuto tantissimo, iniziando a sentire la consapevolezza nei miei mezzi. In Coppa Italia andammo a giocare contro il Milan a San Siro. Vincemmo con gol di Fontolan. La mia prima partita in uno stadio immenso, che faceva quasi paura ma che era meraviglioso”.
Nel raccontare la carriera di Melli non posso esimermi dal chiedere una testimonianza su Sacchi e sul suo rapporto con il mister di Fusignano …“Sacchi è un allenatore che pretende tantissimo, molto meticoloso. Se lo ascoltavi ti poteva dare tanto e io ho cercato di acquisire i suoi insegnamenti. Alla lunga il suo modo di fare non è sempre facilissimo da gestire. Lui viveva il calcio in maniera molto maniacale“.
Sul finire degli anni ’80, Sandro Melli ha avuto anche una piccola parentesi al Modena … “A Modena sono stato troppo poco. Andai lì durante il periodo da militare e quindi tornavo soltanto al venerdì. L’allenatore non sapeva neanche chi fossi, quasi. E’ stato un anno da dimenticare, calcisticamente parlando, anche se ho dei buonissimi ricordi“.
Dal 1989 la svolta e l’esplosione, all’interno di una squadra costruita con sapienza e arrivata ai massimi livelli continentali … “Ho segnato il primo gol del Parma in A. Il mio esordio fu contro la Juventus: una emozione incredibile. Poi abbiamo vinto la Coppa Italia e, da quel momento, abbiamo cominciato ad avere la consapevolezza di essere una squadra forte e vincente. In finale giocammo una ritorno meraviglioso e mettemmo sotto la Juve dal primo minuto. Io segnai il vantaggio e poi Osio raddoppiò. Parlando di Coppa delle Coppe ti dico che, nella prima finale, avevamo la consapevolezza di vincerla: vincemmo in modo netto. Nella seconda finale eravamo sicuri di vincerla ma anche presuntuosi“.
Un altro allenatore molto importante nella carriera di Sandro Melli è stato, sicuramente, Nevio Scala … “Scala è stato un allenatore che mi ha dato tanto. E’ quello che mi ha consolidato come atleta e calciatore. E’ quello al quale devo di più. Posso soltanto che ringraziarlo”.
Nel percorso calcistico dell’attaccante parmigiano vale la pena di menzionare anche il passaggio al Milan, un passaggio di cui si parlò tanto tra il 1994 ed il 1995 … “Fu un passaggio un pò turbolento. Io non volevo andare perché volevo rimanere alla Sampdoria. Lì ero convinto che avrei fatto bene. Purtroppo fui costretto per scelte non mie. Gullit voleva ritornare alla Samp, Capello voleva che io andassi lì per far tornare Gullit. Mi trovai costretto a prendere una decisione che non era mia. Questo mi ha condizionato perché non mi sentivo ancora pronto per quel grande Milan. Non ero ancora pronto dal punto di vista mentale. In quella squadra ci voleva una personalità che ancora non avevo”.
Capitolo Nazionale, con una trafila in tutte le categorie azzurre e un Mondiale sfumato all’ultimo … “Ho fatto tutte le nazionali giovanili, a partire dall’Under 15: un caso quasi raro. Sono stato Campione d’Europa con l’Under 21 e ho fatto le Olimpiadi del 1992. In Nazionale A ho fatto poche presenze ma la concorrenza era molto agguerrita. Al Mondiale del 1994 c’ho sperato molto, anche perché avevo fatto tutte le qualificazioni. Al momento delle convocazioni sono stato il primo degli esclusi”.
Prima di concludere con la mia domanda di rito, chiedo a Melli un ricordo di due partite giocate dallo stesso a cavallo tra gli ’80 e i ’90 con il suo Parma: una contro il Real Madrid nel 1987 e l’altra contro il Napoli nel 1991. Le maglie di quegli incontri (insieme a tanti altri cimeli) saranno esposti all’interno della mostra “Parma … e un Amore chiamato Calcio”del 25 Marzo 2023 (mostra organizzata dalla Lega dei Collezionisti, in collaborazione con il Museo del Parma ed il Parma Calcio, in cui Gli Eroi del Calcio sarà media partner) … “Contro il Real fu una partita bella, una passerella meravigliosa. Vincemmo 2 a 1 e dopo andammo tutti a cena (noi e gli avversari) a casa di Ceresini. Il Napoli e Maradona li incontrai alla terza di campionato e per me è stata una emozione bellissima. Ho un rispetto immenso per un giocatore che era di un’altra categoria”.
Compagno e avversario più forti? … “Il più forte avversario Maradona: direi che è molto facile. In Nazionale il compagno più forte direi Baggio, per me il più forte giocatore italiano della storia. A livello di compagno di club ti direi Zola e Mancini“.