GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Uno dei nomi più conosciuti del calcio italiano, un campione eclettico che ha legato buona parte della sua carriera ai colori della Juventus
Antonello Cuccureddu è un mito assoluto che ho la fortuna di intervistare per la rubrica Le Interviste degli Eroi. Disponibilità unica e simpatia contagiante.
Gli chiedo da dove nasce la sua storia calcistica, in quella Sardegna che diventerà il trampolino di lancio verso una carriera come poche … “Ho iniziato nella mia Alghero con mio padre, che era uno dei primi che allenava i ragazzini. Sono stato con lui fino a 16 anni. Quello del mio 16esimo anno fu bellissimo, vincemmo anche il campionato. Poi passai alla Torres in C1. Non avevo nemmeno 18 anni e per me, passare da una seconda categoria alla C, subito, era un sogno. Una grande passione per il calcio la mia. Ai miei tempi giocavamo ovunque, sul fango, sulle strade. Adesso è cambiato tutto, i ragazzi sembrano chiusi in una bolla, protetti in modo eccessivo”.
Dopo la Torres, la B con il Brescia … “Da lì sono partito per poi arrivare a Brescia. Esperienza unica perché sono partito alla grande e alla fine siamo arrivati in A. Quell’anno iniziò il campionato di A. Tutto normale: andai in ritiro e giocai nel pre campionato. Giocammo la prima partita di Coppa Italia contro la Juventus. Per me era fantastico perché giocavo contro i campioni delle mie figurine. Me li guardavo nel sottopassaggio, mi feci anche delle foto con loro. Silvestri, l’allenatore, mi disse che all’indomani avrei marcato Del Sol che per me era un fenomeno. Io giocavo centrocampista allora. Iniziò il campionato di A ma io non giocavo ed il mister non mi portava nemmeno in panchina. Io mi allenavo, stavo zitto rispettoso. Passa una partita e vado in tribuna, passa la seconda e di nuovo tribuna. Ero il più giovane di tutti. Ad un certo punto, dopo la terza partita, chiesi ad un dirigente il perché di quelle scelte e alla fine, sbottonandosi, mi disse che esisteva una trattativa con la Juve. In pratica non potevo nemmeno giocare un minuto altrimenti non sarei potuto passare in bianconero. Ero al settimo cielo”.
L’arrivo a Torino è un sogno che si avvera per Cuccureddu. Apro quindi la parentesi dedicata alla sua Juventus … “Arrivai con la mia 500 allo stadio. Sono entrato dentro, tutto timoroso, e da quel momento è iniziata la storia. L’esordio lo feci in Germania e poi giocai a Cagliari, nella mia Sardegna, contro la squadra di Riva. Io ero già contento di essere lì. La sera in camera venne Rabitti che aveva sostituito il mister argentino (se passavano in camera significava che avresti giocato) e il giorno dopo esordii con il numero 10 sulle spalle. Ero mezzala in quella partita. Segnai anche il pareggio a 3 minuti dalla fine. Dopo quell’incontro non andai nemmeno a casa perché mi convocarono nell’Under 21 e mi spostai a Coverciano”.
Uno dei gol più importanti della sua carriera, Cuccureddu lo segnò nell’ultima partita del campionato 1972/73 contro la Roma, quello della prima Fatal Verona del Milan … “Eravamo in corsa con Milan e Lazio. Non ce lo aspettavamo che i rossoneri perdessero. Siamo entrati in campo non con tanta decisione perché era difficile. Tra il primo e il secondo tempo, negli spogliatoi, ci siamo guardati in faccia con il presidente Boniperti (che ci caricava al massimo) e abbiamo deciso di provarci fino alla fine. Pareggiò Altafini e poi segnai io a 3 minuti dalla fine. Non pensavamo di vincere quello Scudetto”.
Negli anni bianconeri numerosi furono gli allenatori e le vittorie indimenticabili, come la Coppa Uefa del 1976… “Quando sono arrivato io c’era Čestmír Vycpálek e per me era un padre. Anche Trapattoni … un vero trascinatore, un allenatore che ti seguiva, ti dava consigli. Vincemmo la Coppa Uefa nel 1977 contro l’Athletic Bilbao. Gli ultimi dieci minuti furono come una guerra. Questa palla che non usciva mai dall’area. A noi bastava il pareggio, loro dovevano segnare. E’ stata la prima vittoria internazionale dopo aver sconfitto Manchester United e Manchester City nei primi due turni. A noi di quel gruppo è mancata solo la Coppa dei Campioni”.
Dopo Torino arriva Firenze. Tre stagioni in maglia viola ricche di soddisfazioni e con il neo di un campionato sfumato sul più bello … “Quello fu un anno bello, molto bello. Poi c’erano gli stranieri Bertoni, Passarella. Quei tre anni che sono rimasto io abbiamo sempre lottato. Avevamo campioni come Graziani, Pulici, Antognoni. Una bella squadra”.
Capitolo Mondiale ’78: squadra fortissima e soltanto il 4° posto … “La prima partita ero squalificato. Prese il mio posto il giovane Cabrini. E’ stato un Mondiale bellissimo. Era difficile superare l’Argentina ma noi abbiamo vinto e gli abbiamo fatto cambiare sede per le partite. Era tutto ovattato, tutto chiuso. Stavamo sempre in un centro sportivo, non potevamo uscire. Secondo me meritavamo. La mia esperienza in Nazionale comunque positivissima”.
Subito dopo il calcio giocato la parentesi in panchina. Ritorno alle origine e gestione di una fortissima squadra primavera della Juventus … “Andai a vedere Del Piero a Padova perché il presidente mi chiese di andare a vedere questo ragazzo che interessava alla società. Quando l’ho visto ho detto: ci siamo!! Alessandro ci diede una mano a vincere il campionato primavera ed il Viareggio, titoli che mancavano in bacheca da tanto”.
Concludo con il compagno di squadra e l’avversario più forti … “Ho avuto tanti avversari forti. Rivera, Prati, Pulici, Graziani. Ogni squadra aveva i suoi campioni. Per me, inoltre, tutti i miei compagni sono stati forti. Noi eravamo un gruppo unito, ognuno con le sue caratteristiche”.
Grazie Antonello.