Storie di Calcio
I Campionati Europei del 1972
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4 anni agoon
GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – Le fasi finali dei Campionati Europei di Calcio del 1972 furono giocate in Belgio. Le città in cui ebbero luogo gli incontri, tra il 14 e il 18 giugno, furono Bruxelles, Anderlecht, Anversa e Liegi.
In Belgio vivevano migliaia di emigrati italiani, una comunità che, una quindicina di anni prima, aveva pagato un tragico contributo in termini di vite umane nella tragedia di Marcinelle.
Per me, ragazzino che non aveva ancora compiuto nove anni, ignaro di quella tragedia, il Belgio era il paese dove proprio il figlio di due emigrati italiani era diventato un cantante famoso: parlo di Adamo, di Salvatore Adamo. Ricordo questo particolare della mia infanzia perché, a quei tempi, la Panini, oltre a produrre gli album dei calciatori, faceva anche gli album dei cantanti. Molti anni dopo mi è capitato di scoprire che esiste anche un secondo caso di cantante italo-belga figlio di emigrati siciliani. Un cantante non molto conosciuto in Italia, ma piuttosto famoso in Francia e nei paesi francofoni. Mi riferisco a Francesco Barracato, noto col nome d’arte di Frédéric François.
Terminate queste divagazioni, per così dire canore, possiamo chiudere la parentesi musicale e tornare ai campionati europei.
Alle fasi di qualificazione avevano partecipato 32 squadre: Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Galles, Germania Est, Germania Ovest, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Irlanda del Nord, Italia, Jugoslavia, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Scozia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, Unione Sovietica.
Le qualificazioni si erano svolte dall’ottobre del 1970 ai mesi di novembre/dicembre del 1971. Ci fu però il caso di una partita del gruppo 4 giocata il 16 febbraio del 1972, tra Spagna e Irlanda del Nord. Partita che terminò con un pareggio per uno a uno. Ma, ai fini delle qualificazioni, quel match tra spagnoli e nord irlandesi fu ininfluente: in effetti, l’Unione Sovietica, capolista di quel girone, aveva già staccato il biglietto per Bruxelles.
Ai quarti arrivarono otto squadre: Belgio, Inghilterra, Italia, Jugoslavia, Germania Ovest, Romania, Unione Sovietica e Ungheria. Gli annali del calcio riportano i risultati seguenti: Inghilterra-Germania Ovest 1-3 e 0-0; Italia-Belgio 0-0 e 1-2; Jugoslavia- Unione Sovietica 0-0 e 0-3 Ungheria-Romania 1-1 e 2-2. Per quest’ultima partita fu necessario quindi fare uno spareggio. E lo spareggio fu vinto per 2 a 1 dagli ungheresi.
A quei tempi, l’Inghilterra schierava ancora alcuni campioni del mondo del 1966, come il capitano Bobby Moore e il portiere Gordon Banks, autore -quest’ultimo- di quella che è considerata la più grande parata nella storia del calcio (parata su colpo di testa del grande Pelé, ai campionati del Messico nel 1970).
L’Italia di Valcareggi aveva in buona parte la rosa vicecampione del mondo di due anni prima: Albertosi, Burgnich, Facchetti, Rosato, Cera, Bertini, Domenghini, Mazzola, De Sisti e Riva. I nuovi inserimenti, rispetto alla rosa di Messico ’70, riguardavano Bedin, Causio, Anastasi, Spinosi, Benetti e Capello.
La selezione belga, a parte due giocatori del Bruges (Vandendaele e Lambert), in pratica era una squadra mista tra Anderlecht e Standard Liegi, con cinque elementi del primo club (Heylens, Martens, Dockx, Van Himst, Verheyen) e quattro del secondo (Piot, Thissen, Semmeling, Van Moer).
Per ciò che riguarda le squadre dell’Europa Orientale, della Romania va ricordato Mircea Lucescu, attaccante della Dinamo Bucarest che, finita la carriera di calciatore, diventerà un allenatore molto attivo in Italia (Brescia, Pisa, Reggiana e Inter); dell’Ungheria una menzione per il centrocampista József Kovács e per il suo compagno di reparto: Lajos Kocsis, giocatore dell’Honvéd e Oro Olimpico nei giochi di Città del Messico del ’68; della nazionale jugoslava, invece, un nome familiare al pubblico italiano è sicuramente quello dell’allenatore, allora poco più che quarantenne: parlo di Vujadin Boskov. Infine, nella nazionale sovietica, il centrocampista Oleg Dolmatov e il centravanti Anatolij Baidachny erano titolari di quella Dinamo Mosca che, in quello stesso anno, sarebbe divenuta la prima squadra russa finalista di una coppa europea. Mi riferisco alla finale di Coppa delle Coppe, giocata dai russi al Camp Nou di Barcellona, contro gli scozzesi del Rangers.
Quanto alla Germania, la squadra tedesca presentava una serie di giocatori che, due anni dopo, sarebbero saliti agli onori del mondo. I primi che mi vengono in mente sono: Sepp Maier, Paul Breitner, Franz Beckenbauer e Gerd Müller.
Tra tedeschi e inglesi, nei quarti di finale, ci fu un pareggio a reti inviolate nel match di ritorno. Per questo motivo, è forse meglio rievocare la partita di andata, vinta dalla Germania tre a uno e giocata il 29 aprile del 1972, a Wembley, davanti a 100.000 persone, con migliaia di tifosi tedeschi al seguito della “Manschaft”.
Per alcuni commentatori britannici, quella sconfitta interna contro i tedeschi fu l’inizio del declino dell’Inghilterra come nazionale di calcio. Una nazionale di calcio che, come già detto, non più tardi di 6 anni prima era stata Campione del Mondo.
Comunque, tornando al match, dopo una prima fase di gioco caratterizzata da continui capovolgimenti di fronte, ma con i tedeschi capaci di essere maggiormente pericolosi nel finalizzare, a metà circa del primo tempo arriva il vantaggio tedesco. È il 27′: Bobby Moore perde palla nell’area inglese a favore degli avversari, triangolazione Müller, Siegfried, Hoeness, con quest’ultimo che scaglia verso la rete un forte tiro di destro e supera Gordon Banks: Germania uno Inghilterra zero.
Nella mezz’ora successiva si vedono vari tentativi offensivi dell’Inghilterra volti a riottenere il pareggio, anche se, a dire il vero, il portiere tedesco Sepp Maier non deve fare grandi interventi. Il primo reale pericolo, per la porta tedesca, si registra intorno al quarto d’ora della ripresa, quando il terzino inglese Hughes Hemlyn prende la traversa con un tiro dalla sinistra.
Al 78′, arriva il pareggio inglese: azione di Bell sulla destra che fa partire un forte tiro da dentro l’area tedesca. Sepp non trattiene e riesce solo a respingere. E, in quel momento, dall’altro lato del campo arriva Lee che tira a rete.
Poco dopo l’Inghilterra prende una seconda traversa con un tiro cross dalla destra. È, questa, una fase di gioco caratterizzata da continui capovolgimenti di fronte e si intuisce come la sorte può giocare a favore o a sfavore dell’una o dell’altra squadra in qualsiasi momento.
Infatti, il pareggio dura solo pochi minuti. All’83’, Müller dal centro del campo fa un lancio sulla sinistra, il terzino inglese Madeley arriva per primo sul pallone ma lo controlla malissimo, il numero sette tedesco, Jurgen Gabrowski, conquista la palla e punta l’area avversaria, a Bobby Moore non resta che intervenire in scivolata.
Le immagini di repertorio sono di pessima qualità, ma sembra che l’intervento del capitano inglese sia regolare e comunque effettuato fuori dall’area (almeno questo è quello che sembra a me). L’arbitro, però, è di parere diverso e assegna il rigore. Al tiro va Netzer. Gordon Banks intuisce la traiettoria e riesce a deviare, ma il pallone tocca il palo alla sua destra ed entra lo stesso: Germania Inghilterra due a uno.
Il secondo gol tedesco è di fatto la svolta della partita: passano un paio di altri minuti e per la Germania arriva il terzo gol. Hemlyn riceve un passaggio da Banks, ma scivola e perde il pallone che arriva a Hoeness. Questi si accentra e poi verticalizza per Müller che è nel centro dell’area inglese. La punta tedesca non si fa scappare l’occasione e segna con un tiro alla destra del numero uno inglese. Così, la partita tra inglesi e tedeschi finisce tre a uno per la Germania.
Gli azzurri, come dicevo, furono invece eliminati dal Belgio. Nel match di Milano, secondo le cronache, i belgi misero in evidenza un gioco più rapido, soprattutto nella zona centrale del campo. Ma i resoconti sottolineano anche l’eccellente prestazione del portiere del Belgio, artefice di alcune grandi parate, su tiri di Gigi Riva e di Sandro Mazzola. Vero anche, però, che nel finale l’Italia fu in qualche modo graziata dall’arbitro. La giacchetta nera, non rilevò infatti un evidente fallo di mano, del nostro Roberto Rosato in area italiana.
Nell’economia del doppio scontro di andata e ritorno, decisiva fu quindi la sconfitta per due a uno allo Stadio Émile Versé di Anderlecht, il 13 maggio del 1972.
I belgi si portano in vantaggio verso il 20′: l’ala destra del Belgio, Léon Semmeling, subisce fallo da parte di Giacinto Facchetti in un punto intermedio tra bandierina del corner e area italiana. È lo stesso Semmeling a battere il calcio di punizione: cross sul secondo palo e colpo di testa vincente di Wielfried Van Moer. Poi, intorno al 70′, raddoppio del Belgio. Mazzola, a seguito di una triangolazione sbagliata con Boninsegna, perde palla in un punto centrale della tre quarti avversaria e i belgi con tre mosse vanno in rete: Dockx ruba palla a Mazzola e fa un lungo passaggio sul lato destro del terreno di gioco, poco oltre la metà del campo; Lambert riceve palla, avanza di qualche metro su quella fascia e poi fa un cross di quasi una trentina di metri verso il centro dell’area italiana. Lì, Van Himst riceve, colpisce al volo di destro e supera Enrico Albertosi. Il Belgio, poi, mantiene il doppio vantaggio per quasi tutto il resto del match. Solo all’86’, Riva accorcia le distanze, realizzando un rigore. Ma dopo il due a uno, il risultato non cambia più e l’Italia è eliminata dagli Europei, con grande tristezza degli emigrati italiani, che immagino essere stati presenti nello stadio a Bruxelles.
IL TABELLINO DELLA PARTITA DI RITORNO TRA BELGIO E ITALIA
13 maggio 1972, Bruxelles, Stadio Émile Versé di Anderlecht – Belgio-Italia 2-1
Reti: 23’ Van Moer, 71’ Van Himst, 86’ Riva su calcio di rigore.
Belgio: Piot, Heylens, Dolmans, Thissen, Vandendaele, Dockx, Semmeling, Van Moer (46’ Polleunis), Lambert, Van Himst, Verheyen. Allenatore: R. Goethals.
Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti, Bertini (46’ F. Capello), Spinosi, Cera, Mazzola, Benetti, Boninsegna, De Sisti, Riva. Allenatore: Ferruccio Valcareggi.
Arbitro: Schiller (Austria).
LE SEMIFINALI.
Alle semifinali, in Belgio, arrivarono la Germania, a cui toccò affrontare i padroni di casa e la Russia che dovette giocare contro la nazionale magiara. Da qui, in poi, le partite furono “secche”: senza andata e ritorno.
PRIMA SEMIFINALE: BELGIO-GERMANIA 1-2
Come ricordato anche dal sito ufficiale della UEFA, i belgi furono costretti sulla difensiva, a causa della forte pressione tedesca, fin dai primi minuti del match.
Al 24′, la Germania passa in vantaggio: Günter Netzer fa un bel lancio dalla tre quarti di destra verso il centro dell’area avversaria e Gerd Müller segna di testa anticipando il portiere Piot. Al 71′, è ancora Netzer che detta il passaggio vincente: riceve palla a centrocampo, si defila sulla sinistra e poi fa partire un cross che pesca in progressione Gerd Müller, in mezzo a quattro avversari. Il centravanti tedesco è bravo, ancora una volta, ad anticipare il portiere belga e a mettere in rete con un tiro basso e preciso. Molto bello, all’83’, il gol del subentrato Polleunis che, pur essendo in ritardo su un pallone in area tedesca, pressa l’avversario, gli ruba il tempo e la palla e fa partire un bolide verso la porta di Maier. Il Belgio quindi accorcia ma, alla fine, termina comunque 2 a 1 per i tedeschi. L’accoppiata di “Netzer uomo assist” e “Müller goleador” è stata letale per i padroni di casa. La Germania è dunque in finale.
TABELLINO.
14 giugno 1972. Anversa, Bosuilstadion (55.669 spettatori) – Belgio-Germania Ovest 1-2.
Marcatori: 24’, Müller; 71’, Müller, 83’, Polleunis.
Arbitro: William Mullan (Scozia).
BELGIO. Piot; Heylens, Dolmans, Thissen, Martens (Polleunis 70′); Vandendaele, Semmeling Verheyen; Dockx, Lambert, Van Himst (capitano).
Riserve: Sanders, Van Binst, Teugels, Thio.
Allenatore : Raymond Goethals.
GERMANIA OVEST: Maier; Beckenbauer (capitano), Breitner, Schwarzenbeck, Höttges; Netzer, Wimmer, Hoeness (Grabowski 59′); Kremers, Müller, Heynckes.
Riserve: Vogts, Bonhof, Löhr, Kleff.
Allenatore : Helmut Schön
SECONDA SEMIFINALE. URSS-UNGHERIA 1-0
A quei tempi, la nazionale sovietica aveva forse il migliore rating in relazione ai Campionati Europei: aveva vinto la prima edizione del 1960, con il grande Lev Yashin tra i pali; era stata finalista anche nella seconda edizione del 1964, anche se aveva perso contro la Spagna; infine, era arrivata in semifinale nella terza edizione del ’68: aveva pareggiato con l’Italia, ma era stata eliminata solo a causa di un sorteggio a suo sfavore.
Nel 1972 la nazionale dell’URSS conquista quindi la terza finale in quattro edizioni. A giudicare dalle immagini d’archivio e dalle cronache di quella partita, sono gli ungheresi che impongono il gioco. Infatti, per i magiari sono molte le occasioni sprecate. E poi, c’è anche un po’ di sfortuna, soprattutto quando, all’inizio del secondo tempo, un loro tiro supera il portiere russo e si stampa sull’incrocio dei pali.
Al 53′ sono invece i sovietici a portarsi in vantaggio. Corner dalla destra dei russi, un giocatore ungherese libera con un colpo di testa, la palla arriva fuori dall’area, nei pressi di Konkov e il centrocampista sovietico segna con un tiro al volo davvero bello.
In seguito, verso il finale, e più precisamente all’85’, i magiari sbagliano anche un rigore con Zámbó. L’attaccante fa partire un tiro basso e angolato alla sinistra di Rudakov, ma il russo intuisce e riesce a deviare. Poi, sulla respinta di Rudakov, altro tiro di un ungherese, ma la traiettoria finisce sul palo esterno della porta dei russi e la palla va fuori. Il vantaggio sovietico è salvo e l’URSS può andare in finale.
IL TABELLINO.
24 giugno 1972. Anderlecht, Stade Émile Versé – URSS-Ungheria 1-0
Marcatori: 53′, Konkov.
UNGHERIA Géczi; Fábián, Páncsics, Péter Juhász, Bálint; Szőke, Kocsis (Dunai 60′), Kű, István Juhász; Bene (capitano) (Albert 60′), Zámbó.
In panchina: Szűcs, Kovács, Rapp.
Allenatore: Rudolf Illovsky.
URSS. Rudakov; Dzodzuashvili, Troshkin, Kaplichni, Istomin; Khurtsilava (capitano), Kolotov, Baidachny, Konkov; Banishevskiy (Nodia 70′), Onischenko.
In panchina: Abramov, Matvienko, Muntyan, Pilguy.
Allenatore: Aleksandr Ponomarev
ARBITRO: Rudi Glöckner (Germania Est).
LA FINALINA PER IL TERZO POSTO.
BELGIO-UNGHERIA 2-1
Diciamo subito che per un giocatore belga in particolare, quella partita fu memorabile. Parlo di Van Himst che, in quella stessa giornata, ottenne il record di presenze e di gol con la nazionale belga. Il suo record di gol ha resistito fino agli anni 2000, battuto prima da Eden Hazard e più recentemente da Romelu Lukaku, mentre il suo record di presenze durò più di diciassettenne anni, essendo stato battuto da Jan Ceulemans nell’agosto del 1989.
Detto questo, possiamo tornare alla finalina del 1972 e sottolineare come quel giorno, oltre a quella di Van Himst, fu notevole anche la prestazione di Lambert, autore del primo gol, al 24′: bello il suo controllo di destro dal limite, il suo dribbling di un ungherese e la conseguente incursione in area avversaria. Lì, Lambert fa partire un forte tiro di sinistro che passa in mezzo a due giocatori ungheresi e supera il portiere magiaro Géczi alla sua destra. Quattro minuti dopo, è ancora Lambert che ruba palla a centrocampo, s’invola sul fondo della fascia sinistra e fa partire un traversone in direzione dell’area avversaria. La palla, nell’area piccola, passa a pochi centimetri da Géczi e da Páncsics senza che né il portiere né il capitano ungherese decidano di intervenire. La palla giunge così a Van Himst che, libero sul lato opposto, a pochi metri dalla linea di porta, deve solo metterla dentro.
Alla fine, gli ungheresi riescono a segnare il gol del due a uno, grazie ad un rigore trasformato da Kű, al 53′, con un’esecuzione da manuale: tiro basso, potente, angolato (il portiere belga non prova neanche a pararlo). Ma, dopo quel gol non ci sono più marcature ed il terzo posto di quei campionati europei fu dunque assegnato ai “Diavoli Rossi”
IL TABELLINO.
17 giugno 1972, Stadio Dufrasne, Liegi.
Marcatori: Lambert, 24’; Van Himst 28’; Kű, 53′.
Arbitro: Kohan Einar Boström (Svezia).
UNGHERIA Géczi; Fábián, Páncsics (capitano), Péter Juhász, Bálint; Kű, Kozma, Albert, István Juhász; Dunai, Zámbó (Szűcs 45′).
In panchina: Rapp, Kovács, Kocsis, Szőke.
Allenatore: Rudolf Illovsky.
BELGIO Piot; Heylens, Dolmans, Thissen, Polleunis; Vandendaele, Semmeling Verheyen; Dockx, Lambert, Van Himst (capitano).
In panchina: Sanders, Van Binst, Martens, Teugels, Janssens.
Allenatore: Raymond Goethals.
LA FINALE. GERMANIA OVEST-URSS 3-0
La Germania, davanti a Sepp Maier, schierava una linea difensiva di quattro elementi. Da sinistra a destra, a difesa del portiere tedesco, c’erano infatti:
Breitner, Schwarzenbeck, Beckenbauer e Höttges. Davanti a loro una linea mediana con Netzer a sinistra, Wimmer al centro e Hoeness a destra. E poi la linea d’attacco: Kremers in posizione di ala sinistra, Müller al centro e Heynckes schierato all’ala destra.
I sovietici rispondevano con Rudakov in porta e, a sua protezione, una linea di difesa a quattro, con Dzodzuashvili laterale di destra, Khurtsilava (capitano della squadra) e Kaplichni difensori centrali e Istomin laterale di sinistra. Il centrocampo dei russi vedeva Kolotov in mezzo con Troshkin e Konkov ai lati. Infine, l’attacco era composto Baidachny a sinistra, Banishevskiy al centro e Onischenko a sinistra.
I tedeschi iniziano il match portando subito una serie di attacchi alla porta sovietica, mentre i russi, in questa prima frazione di gioco, producono solo un’azione veramente pericolosa, con un tiro spiovente dalla lunga distanza che finisce di poco al di sopra della porta di Maier.
Poco dopo la Germania passa in vantaggio. Al 25′, infatti, Netzer colpisce la traversa della porta tedesca con un tiro di oltre una ventina metri dalla sinistra. La palla rimbalza e arriva Josef Heynckes. L’attaccante tedesco, avanza di un paio di metri e poi fa partire un tiro potente. Rudakov riesce a respingere ma Müller è in agguato e, per lui, è facile andare a rete di destro, con un tiro da dentro l’area piccola,
Dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa, arriva il raddoppio tedesco. Al 52′, il numero sei della Manschaft, Herbert Wimmer, raccoglie un passaggio di Netzer nell’area dei russi e batte il portiere sovietico con un tiro basso e angolato che entra alla sua sinistra.
Il terzo gol di Müller è splendido perché arriva a termine di una doppia triangolazione. Triangolazione che lui stesso aveva iniziato a centrocampo. Müller, poco oltre il cerchio del terreno di gioco, leggermente decentrato sulla sua destra chiede e ottiene uno scambio a seguire con Heynckes. Nel prosieguo della sua azione Müller punta subito la porta dei russi e sembra quasi non curarsi di dove è la palla (ormai è oltre la tre quarti dei russi). Il pallone, nel frattempo, da Heynckes è andato sulla destra per Schwarzenbeck. Questi rimette la palla nel centro dell’area sovietica, dove Müller si era appena accentrato e inserito. A quel punto, il centravanti raccoglie il suggerimento del proprio compagno di squadra e fa gol in corsa, con un forte tiro di destro.
La partita finisce tre a zero e, per usare le parole del commentatore tedesco, i giocatori della Germania sono gli “Europameisters”.
La Germania vinceva così gli Europei e scaldava i motori per la vittoria mondiale del 1974.
IL TABELLINO.
Bruxelles, 18 giugno 1972, Stadio Heysel (43 066 spettatori) – Germania Ovest- Unione Sovietica 3-0
Marcatori: Müller 25’; Wimmer, 52’; Müller, 58′.
Arbitro: Ferdinand Marschall (Austria).
GERMANIA. Maier; Beckenbauer (capitano), Breitner, Schwarzenbeck; Netzer, Wimmer, Hoeness; Kremers, Müller, Heynckes.
In panchina: Kleff, Bonhof, Bella, Grabowski, Löhr.
Allenatore: Helmut Schön
URSS. Rudakov; Dzodzuashvili, Troshkin, Kaplichni, Istomin; Khurtsilava (capitano), Kolotov, Baidachny (Kozinkevich 66′), Konkov; Banishevskiy (Dolmatov 46′), Onischenko.
In panchina: Pilguy, Matvienko, Muntyan.
Allenatore: Aleksandr Ponomarev.
Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing, 2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022. Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.” e “GliEroidelCalcio”. I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra e della Civica Biblioteca Berio di Genova. Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.
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