GLIEROIDELCALCIO.COM (Tiziano Lanza) – Siamo giunti all’ultimo appuntamento del nostro viaggio nell’”Evoluzione della tecnica calcistica”. Negli appuntamenti precedenti abbiamo approfondito la dotazione tecnica dei primi footballers e la modalità con la quale veniva colpito il pallone quando il calcio nacque. Abbiamo poi analizzato l’evoluzione del Regolamento e studiato le varie “scuole”, ossia “gli stili nazionali di gioco”. e la tattica. In quest’ultimo appuntamento cerchiamo invece di capire le principali fasi di assemblaggio degli antichi palloni da calcio.
Buona lettura.
Costituzione e assemblaggio degli antichi palloni da calcio
Viene qui presentata una verosimile composizione dei vecchi palloni da calcio con la stringa, con ricostruzione delle principali fasi di assemblaggio: fase chiamata “cucitura”. In realtà, non era una vera cucitura, bensì il passaggio del filo tra i fori pre-stampati lungo i bordi dei pannelli di cuoio.
Il pallone preso ad esempio, è il classico modello a 12 pannelli, qui detto “a coppie perpendicolari” perché i pannelli erano appunto uniti perpendicolarmente. Nella fig. A.18 sono raccolti i pezzi che compongono il pallone; numerati con “11 e 12” sono la coppia di pannelli della “bocca”, cioè quelli assemblati per ultimi.
Fig. A.18: (ricostruzione di T. Lanza) Parti che compongono un classico pallone a 12 pannelli molto popolare negli Anni Venti.
Negli anni Venti, la preparazione dei pannelli per i palloni da calcio seguiva delle tecnologie particolari e più o meno diverse tra fabbricante e fabbricante. Pratica comune, tuttavia, era il taglio dei pannelli mediante fustellatrice, con uno stampo appositamente preparato. Spesso con il taglio, erano anche praticati i molti foro sui bordi, tutti equidistanti, necessari per l’assemblaggio con il filo di canapa – operazione chiamata comunemente “cucitura”.
I due pannelli della bocca di gonfiatura (numerati 11 + 12 nella fig. A.18) venivano rinforzati con una lamella di cuoio, cucita in corrispondenza dei fori della stringa. Ripristinati i fori e nuovamente divisi i pannelli della bocca di gonfiatura (fig. A.19), si eseguiva il vero assemblaggio della sfera di cuoio: tutti i pannelli erano uniti dall’interno mediante il passaggio del filo nei fori esistenti.
Fig. A.19: (ricostruzione di T. Lanza) Preparazione della bocca di gonfiatura del pallone e assemblaggio dei pannelli.
L’assemblaggio dei pannelli seguiva la sequenza numerata della fig. A.18, e si realizzava dall’interno della sfera che mano a mano prendeva corpo: alla fine, appariva rivoltata con l’interno al di fuori. E’ interessante notare che i primi fili per la cucitura erano di canapa –il nylon venne molto più tardi.
Dopo l’unione dei pannelli con la bocca di gonfiatura, c’era l’introduzione della camera d’aria con la sua protezione (v. Fig. A.20). A questo punto il pallone era pronto per la laboriosa fase della gonfiatura e il tiraggio e chiusura della stringa (V. cap.1.1.3).
rinchiuso dentro una sfera metallica riscaldata, ottenuta mediante l’unione di due semisfere. Il calore –prodotto con differenti tecniche- favoriva l’assestamento dei pannelli verso una migliore sfericità. Questo era il tocco finale per la qualità nei palloni di buona marca.
Fig. A.20: (ricostruzione di T. Lanza)
Inserimento della camera d’aria. Pallone pronto per la gonfiatura e la chiusura.
La sfericità del pallone, tuttavia, non dipendeva solo dal preciso taglio geometrico dei pannelli, del loro corretto assemblaggio e dall’assestamento con il calore. Contavano molto anche l’elasticità e la morbidezza del cuoio, il quale doveva opporre meno resistenza possibile alla pressione interna dell’aria; era infatti la pressione della gonfiatura che, in ultima analisi, spingeva verso la perfetta sfericità.
I fabbricanti più rinomati utilizzavano tecniche particolari e personalizzate per ottenere le migliori peculiarità dal cuoio; dalla ripetuta stiratura delle pelli, ai bagni delle stesse in particolari soluzioni ammorbidenti; molte di queste tecniche costituivano una sorta di segreto aziendale, gelosamente custodito negli anni. E ad oggi, tali informazioni sono rimaste piuttosto scarse.
Possiamo quindi concludere che, già dagli albori del foot-ball, la fabbricazione del pallone da calcio nacque più come un’arte che come un business. E l’evoluzione che ha seguito, ne è la storica conferma. Poi, con la straordinaria divulgazione del calcio in tutto il mondo, l’arte si trasformò in business a livello industriale.
Laboriose operazioni di gonfiatura
Qui ripassiamo la fase della gonfiatura dei palloni antichi, avvalendoci anche di alcune interessanti illustrazioni.
Sul pallone vi era una fessura ricavata fra due pannelli non interamente cuciti, necessaria per l’estrazione dell’appendice della camera d’aria: estrazione e inserimento dell’appendice erano d’obbligo ad ogni inizio di partita per poter gonfiare al punto il pallone. La fessura aveva su ciascun lato un preciso numero di fori per il passaggio della stringa di chiusura; una volta estratta e slacciata, l’appendice –chiamata in gergo anche budellino – si collegava al terminale di una pompa come quella della fig. A 22 o anche a una normale pompa per bicicletta; gonfiato il pallone, l’appendice della camera d’aria veniva piegata e legata con un sottile filo di canapa (v. fig. A 24); poi era introdotta ben bene all’interno della fessura. Una pezza di cuoio era interposta appena sotto la fessura, a protezione dell’appendice e della gonfiatura stessa del pallone; infine, si chiudeva tutto con il tiraggio della stringa. Più volte ripiegata e infilata attorno ai passaggi (v. fig. A 21) o direttamente nascosta all’interno della fessura, la stringa non cedeva alla pressione della camera d’aria durante il gioco, perché i fori dei passaggio non avevano i lisci occhielli metallici delle calzature –non dovevano esserci punti metallici sulla superficie del pallone, per non recar danno ai giocatori durante i colpi di testa.
Nel complesso, si deduce facilmente che la gonfiatura dei palloni degli anni Venti-Trenta non era certo una cosa semplice e ancor meno rapida; era invece un’operazione laboriosa e di alta responsabilità, che richiedeva una certa pratica e alcuni piccoli utensili, come quelli della fig. A 23.
Fig. A 21 Una tipica fessura su un pallone a 12 pannelli, chiusa con una stringa di cuoio. E’ il dettaglio che distingueva tutti i palloni d’inizio XX Secolo e fino almeno agli anni Trenta. Le diversità consistevano nel numero di passaggi della stringa stessa, di norma da 5 a 7, talvolta di più. Già dai primi anni Trenta si diffondevano le stringhe in tessuto.
Fig. A 22 Classica pompa anni Venti-Trenta per la gonfiatura delle camere d’aria con “budellino”. (collezione Marco Livrini)
Fig. A 23 Utensili necessari per la chiusura e il tiraggio delle stringhe dopo la gonfiatura. (collezione Marco Livrini)
Fig. A 24 Particolare della camera d’aria in un pallone a stringa degli anni Trenta: il “budellino”.
57 anni, tre figli, un cuore che batte per l’Hellas Verona. Tecnologo alimentare specialista in prodotti da forno industriali. Ex arbitro con la passione del calcio in bianco e nero. Collezionista di palloni, in particolare di quelli utilizzati durante i mondiali.