Intervista di Rivista Contrasti a Fernando Signorini, storico preparatore atletico di Maradona. Ve ne proponiamo un estratto.
[…] Dici Fernando Signorini e il pensiero vola subito a Diego Armando Maradona, non potrebbe essere altrimenti. Perché il famosissimo preparatore atletico argentino, di Diego, è stato l’ombra tutelante per grandissima parte della sua ultra ventennale carriera.
[…] Come sta e cosa fa oggi Fernando Signorini?
[…] Grazie a Dio sto bene. Lavoro nell’ambito della scuola per allenatori messa su da Cesar Luis Menotti, l’ex tecnico dell’Argentina campione del mondo nel’78.
[…] Marino Bartoletti, noto giornalista sportivo e amico di Diego, ha detto che l’improvvisa scomparsa di Italo Allodi è stata per l’ex capitano del Napoli una pesante jattura. Lei lo andava dicendo ben prima di Bartoletti. Crede davvero che Allodi lo avrebbe potuto salvare da quella maledetta tossicodipendenza che tutti conoscevano e nessuno denunciava? E così non si finisce per dare ragione ad Antonio Cabrini, il quale, attirandosi molti strali polemici, ha affermato che Maradona se invece che a Napoli fosse approdato alla Juve avrebbe avuto una vita diversa?
[…] Sono molto fatalista. Il destino è sempre lì ad attenderci. Un grande scrittore argentino, Jorge Luis Borges, diceva che ogni cosa a ognuno accade precisamente. Chi può dire come sarebbe andata a finire se Diego avesse indossato la casacca della Juve? Magari andava meglio, magari no. Certo Italo Allodi era una persona eccezionale con competenza professionale e doti umane fuori dal comune. Fu una perdita per Diego, per il Napoli e per il calcio italiano: questo è inconfutabile.
[…] Secondo lei, quanto ha tolto la droga a un talento come quello di Diego?
[…] Ti rimando alle parole che lo stesso Diego rivolse al regista Kousturica: «Immagina se non avessi fatto uso di cocaina – gli disse – hai capito che giocatore vi siete perso?». Anche i più irriducibili detrattori di Diego sanno che la droga ne ha ridimensionato sensibilmente il potenziale.
[…] La parabola partenopea di Diego è costellata di successi straordinari e insperati. Allo stesso modo ancora brucia la clamorosa rimonta del Milan 1988 con il Napoli che aveva praticamente già vinto lo scudetto. Una squadra stellare che dominò il campionato fino a 5 giornate dal termine, e a cui mancavano 3 punti in cinque gare utili: ne fece 1. Si dissero tante cose, anche molto brutte, ma la versione ufficiale parla di incredibile crollo atletico. Lei che era lì, trentatré anni dopo, ci vuol dire cosa successe?
[…] Ricordo tutte le fasi di quella concitatissima beffa che, come hai giustamente ricordato, si consumò nel lasso di tempo delle ultime cinque giornate di campionato. Si, io ero lì, perché mi prendevo cura del fisico di Diego come è stato per tutti i sette anni di sua permanenza a Napoli. Ricordo che a qualche giorno dalla prima di quelle nefaste “cinque giornate” dissi ad un fidato amico giornalista della Gazzetta dello Sport, Rosario Pastore, che se Bianchi non avesse alleggerito i carichi di lavoro la squadra sarebbe crollata: vedevo i giocatori che non si reggevano in piedi. Vietai a Diego di fare gli allenamenti dei compagni ed infatti anche nella gara poi persa in casa contro il Milan per 3 a 2 fu uno dei pochissimi a reggere bene, segnando una punizione meravigliosa. Andò come andò. Certo, si avanzarono molte altre ipotesi sulla genesi di quel disastro, raccolsi voci, ma non ho elementi per accreditare questa o quella congettura. Come pure dico che Bianchi magari sbagliò, ma merita rispetto e ringraziamenti, perché fu un bravo e onesto tecnico, grazie al quale il Napoli potè conquistare il suo primo titolo.
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(RIVISTACONTRASTI.IT di Mattia Di Lorenzo)