Finale Scottisch Cup: 56 anni fa il replay - Gli Eroi del Calcio
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Finale Scottisch Cup: 56 anni fa il replay

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Il replay della finale di Scottish Cup

27 aprile 1966, siamo ad Hampden Park. Si gioca il replay della Finale di Scottish Cup tra Rangers e Celtic.

La storia dell’Hampden è particolare. Prende il nome dal politico inglese John Hampden. Uomo fondamentale per la Guerra Civile Inglese tra i Roundhead, capeggiati dall’antimonarchico Cromwell (suo cugino), e i monarchici Cavalier.

Fino alla costruzione del gigante sudamericano, il Maracanà di Rio de Janeiro, fu il più grande stadio al mondo. Poteva ospitare oltre 183 mila spettatori, ma non si arrivò mai a tale capienza.

Opera mastodontica pensata e disegnata dall’architetto Archibald Leitch, tifosissimo dei Glasgow Rangers.

Infatti, nel 1899, l’Ibrox Park fu il suo primo progetto sportivo portato a compimento.

Dopo la tragedia, occorsa nel 1989, dell’Hillsborough di Sheffield, l’Hampden Park, a seguito del Rapporto Taylor, dovette ridimensionarsi.

In tre step (1991, 1992, 1997) lo stadio, nel quale oggi si disputano i match della Nazionale Scozzese, calò la sua capienza, per motivi di sicurezza, fino a 52 mila posti.

Adesso, torniamo alla partita.

Sulle due panchine ci sono due figure importanti per la storia dei rispettivi club.

Scot Symon, ex mezzala feroce e forte nel tackle, siede su quella dei Rangers. Coi Light Blues vinse 6 campionati, 5 Coppe di Scozia e 4 Coppe di Lega Scozzese.

Inoltre, fu il primo manager a portare i Rangers nelle competizioni europee, partecipando alla Coppa Campioni del 1957 e alla Coppa delle Coppe. In quest’ultima competizione perse due finali: la prima contro la Fiorentina (prima squadra italiana a vincere un trofeo internazionale) nel 1961 e la seconda contro il Bayern Monaco nel 1967.

Venne licenziato proprio nel ‘67, quando rifiutò di svolgere il ruolo di Direttore Tecnico per lasciar spazio a figure “giovani e al passo coi tempi”. In carriera ha disputato più di mille match ufficiali, come manager.

Jock Stein, terzo allenatore più vincente nella storia del calcio, dietro solo ad Alex Ferguson e Mircea Lucescu, vinse, coi Bhoys, 10 campionati, dei quali 9 consecutivi, 8 Coppe di Scozia e 6 Coppe di Lega Scozzese.

Ma è ricordato, soprattutto, per aver portato il Celtic sul gradino più alto d’Europa nella Coppa Campioni del 1967. I cosiddetti Lisbon Lions. Gli scozzesi batterono in rimonta 2-1 la Grande Inter di Helenio Herrera.

Il calcio di Stein era aggressivo e totale. L’Inter catenacciara non riuscì a respingere l’assedio dei leoni biancoverdi.

Questo Celtic divenne la prima squadra britannica e l’unico club scozzese a raggiungere la finale di Coppa Campioni e a vincerla. Tornerà a disputare una finale del trofeo tre anni più tardi, dove successe il contrario: furono i Bhoys ad essere rimontati dal Feyenoord di Ernst Happel.

Le formazioni:

RANGERS: Ritchie, Johansen, Provan, Greig, McKinnon, Watson, Henderson, McLean, Millar, Johnston, Wilson. Allenatore: Scot Symon

CELTIC: Simpson, Craig, Gemmell, Murdoch, McNeill, Clark, Johnstone, McBride, Chalmers, Auld, Hughes. Allenatore: Jock Stein.

A dirigere le operazioni c’è l’ingegnere Thomas Wharton, soprannominato Tiny (piccolo, minuscolo). Anche se la statura era tutt’altro che bassa.

Iniziò ad arbitrare all’età di 21 anni. Nella sua carriera sono da segnalare: 4 finali di Coppa di Scozia, 4 finali di Coppa di Lega Scozzese, la finale di Coppa delle Coppe 1961/62 tra Atletico Madrid e Fiorentina, le due partite per le Qualificazioni Mondiali 1962 e 1970: Svezia-Belgio e Svizzera-Romania. Infine, Inghilterra-Galles, Olanda-Germania Est e Italia-Svizzera per le Qualificazioni Euro ‘68.

Inoltre, dal 1976 al 1990 fu Presidente del Comitato Supervisori Arbitrali della Scottish FA e dal 1981 al 2000 fece parte del Comitato Arbitrale FIFA.

Il meteo è grigio, ma bello se abiti nelle Isole Britanniche. Sugli spalti ci sono almeno 100 mila spettatori, di quelli paganti. Perché sì, l’enormità dello stadio permetteva qualche piccola furbata.

I tifosi delle due compagini urlano: “Come on!”. Rangers e Celtic non si risparmiano. Tanta corsa e tanti tackle. I Bhoys attaccano a testa bassa.

Infatti, sono loro a dare il primo squillo. Loro ad avere il pallino del gioco.

I Light Blues non si fanno scalfire. Il muro eretto dall’estremo difensore, William Ritchie, tiene, respingendo o agguantando ogni iniziativa biancoverde. Poi la reazione con repentini contropiedi e calci piazzati, dove viene sfruttata l’elevazione dei numerosi colpitori di testa. 

I primi 45 minuti rappresentano solo il preludio dei secondi.

La partita si fa dura, nel vero senso della parola. Gli interventi e gli scontri fisici aumentano. Non che nella prima parte di gara ci siano andati leggeri. La stanchezza mentale si fa sentire, ma nessuna delle due squadre vuole mollare.

All’andata è finita 0-0 e una vincitrice deve uscire fuori nella finale di ritorno della Scottish Cup. Deve. Punto e basta.

Tutto accade nei minuti finali: i Rangers spingono sulla sinistra. Greig riceve, si gira. Salta due avversari e dalla linea di fondo riesce a servire Millar. Il centravanti blu cicca il pallone, ma quello rotola, rotola. Arriva l’ala destra, Henderson, che calcia. Simpson respinge il tiro. Poi da fuori area…. un siluro che si stampa all’incrocio.

finale Scottish Cup: Il primo straniero

Si chiama Kai Johansen. Ed è il primo danese e il primo straniero non solo a segnare in Scottish Cup, ma a deciderla.

Con doti di spinta e balistiche non da poco, è ritenuto uno dei migliori terzini destri d’Europa. L’allora manager del Morton, Hal Stewart (uomo che ha portato molti giocatori scandinavi nel campionato scozzese), lo acquista nel 1964 dall’Odense Boldklub. L’anno successivo si trasferisce ai Rangers per la cifra di 20 mila sterline. 

Symon, inizialmente, non comprese le inclinazioni in fase offensiva del danese. Per lui il terzino doveva solo marcare a uomo e spazzare via la palla.

Questo crea seri problemi di adattamento a Johansen. Però, nella seconda parte della stagione 1965/66, il manager dei blu decide di accontentare le doti atletiche del calciatore. Il gioco della squadra di Ibrox si trasforma.

Beh… Fu lui, alla fine, a decidere la finale più attesa della stagione. I Celtic avevano vinto il campionato e l’altra finale, quella di Coppa di Lega. I Rangers ne erano usciti secondi in entrambi i casi. Possiamo dire che l’orgoglio dei Light Blues quel giorno prevalse.

Dopo aver segnato Johansen corre, corre per tutto il campo. I compagni lo abbracciano. Il pubblico applaude ed esulta. Sulle gradinate la gente non sta nella pelle. Tutti in piedi i blu.

I Bhoys ci provano ancora. Ritchie si fa sempre trovare pronto con le sue uscite.

Alla fine, l’ingegnere Tiny Wharton fischia la fine dei 90 minuti.

Tutti i compagni di squadra lo abbracciano di nuovo. Abbracciano il danese che ha scritto una pagina di storia del calcio scozzese regalando al Celtic la vittoria della Scottish Cup in finale.

Johansen è morto nel 2007, lottando contro il cancro. Nella partita Rangers-Kilmarnock, tutto l’Ibrox gli ha dedicato un intero minuto di silenzio.

Ha giocato 238 partite con la maglia dei Light Blues e quel gol gli diede il suo unico trofeo in carriera.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Manuel Cordero)

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Vivo a Cerreto Guidi, cittadina della campagna toscana in provincia di Firenze. Sono uno scrittore e un aspirante giornalista sportivo. Cerco di raccontare il calcio alla Foucault. La storia e la tattica sono i miei mezzi. Appassionato del football in tutte le sue forme.

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