GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Quanto ci mancano gli anni ’80, l’epoca d’oro di un calcio che sicuramente è andato perduto. Un decennio chiave nell’evoluzione di uno sport che, col tempo, ha saputo conquistare un pubblico sempre maggiore.
In un periodo in cui le tanto osannate Premier League e Liga se la passavano piuttosto modestamente (sorrette solo dal blasone di squadre come Real, Barcellona o Liverpool), la Serie A viveva uno splendore senza precedenti.
Tutti i campionissimi del calcio mondiale giocavano, o volevano giocare, nel “campionato più bello e difficile del mondo”.
Al “dio” Maradona, arrivato in pompa magna nel 1984, si affiancavano fuoriclasse del calibro di Falcao, Boniek e Platini. A questi si aggiunse, nel 1983, il talento più puro che “o futebol” brasiliano aveva prodotto dai tempi di Pelè: Arthur Antunes Coimbra detto Zico.
Una incredibile manovra politico economica per portarlo in una squadra non di primissima fascia, con una regione schierata a supporto della dirigenza e ansiosa di vedere da vicino un calciatore così speciale.
Zico arrivò all’Udinese nel 1983 e lasciò subito il segno, con un titolo di capocannoniere sfiorato al primo anno e la sensazione di poter contribuire all’ascesa inarrestabile dei bianconeri friulani.
La favola, però, durò soltanto due anni e si concluse nel 1985. In quell’anno l’asso brasiliano decise di lasciare l’Italia per tornare nella sua squadra, quel Flamengo che sarebbe stata nuovamente la sua casa per altri cinque anni.
Fresco di partenza e con la voglia di lasciarsi alle spalle tutte le accuse tributarie ricevute nel Bel Paese, Zico organizzò una partita tra il suo club ed una selezione di amici.
Luglio 1985. Un Maracanà con 40.000 spettatori accoglie stelle di primissima fascia del panorama del futbol mondiale. Maradona gioca accanto a Falcao, Cerezo e ad un giovane attaccante che, qualche anno più tardi, formerà con lui una coppia inarrestabile: Careca.
Il Galinho va a prendere il Pibe de Oro direttamente in aeroporto ed entrambi vengono circondati dal calore della gente, inaspettato se si pensa che Diego faceva parte di quell’Argentina da sempre rivale. Un’assicurazione di 4 milioni di dollari copre eventuali infortuni all’asso del Napoli.
La partita inizia e subito si capisce che non sarà una passerella di fenomeni. Le giocate sono tutt’altro che amichevoli e la classe illumina il mitico terreno di gioco carioca.
Alla fine la spunta il Flamengo, con un 3-1 frutto di una incredibile punizione calciata dal “padrone di casa” (che si infila sotto l’incrocio da posizione defilata) e di due gol di Tita e Marquinho. Per gli Amici di Zico lascerà il segno il velocissimo Jacozinho, vero idolo di quel giorno.
La Gazzetta Sportiva riprenderà le parole di Maradona che, a fine partita, dichiarerà il suo amore per il Napoli e per Napoli, rimarcando la differenza tra il suo pubblico e quello friulano: “Caro Zico, da Napoli non ti avrebbero mai lasciato partire”.
Altri tempi e altro calcio.