MONDOSPORTIVO.IT (Giuseppe Pucciarelli19) – Molti si chiedono chi tra Mondonico e Gasperini sia l’allenatore più importante dal punto di vista del palmarès della storia dell’Atalanta. Ebbene, se studiassero di più quanto accaduto nei 111 anni di vita della Dea, gli stessi che pongono questo interrogativo capirebbero immediatamente che il quesito non ha ragione d’esistere. Perché a mettere d’accordo tutti ci pensa Paolo Tabanelli, il tecnico che ha regalato all’Atalanta il suo unico (per ora) successo della storia, la Coppa Italia 1962-1963. Accadde il 2 giugno 1963, nella finale di San Siro a Milano contro il Torino. I granata furono “matati” da una tripletta di Angelo Domenghini nella partita vinta 3-1 (di Ferrini il gol della bandiera del Toro) dall’Atalanta.
Dopo quella partita, i calciatori bergamaschi immortalarono quel momento con una foto con protagonista giustappunto il trofeo. Dietro la Coppa, in piedi, un ragazzone con un fisico statuario, un vero armadio a 3 ente. Un ragazzone con la maglia numero 8. Un ragazzone che, per quanto racconta la carta d’identità, è l’unico non latino (inteso come famiglia degli idiomi) presente in campo. Un ragazzone danese, di nome Flemming Nielsen.
Il danese che ha amato Bergamo e l’Atalanta profondamente per tutta la vita, fino a venerdì 16 novembre 2018, giorno in cui il suo cuore ha cessato di battere. Tre stagioni con la maglia nerazzurra, dal 1961 al 1964, con 91 presenze e 8 reti in campionato. Tre stagioni dove ha costruito un rapporto specialissimo con la tifoseria bergamasca, ammaliata dal suo essere centrocampista grintoso e tenace, ma allo stesso tempo corretto. Un rapporto che non si è interrotto con il suo addio avvenuto nel 1964, a causa di qualche articolo scritto da lui – sì, perché Flemming Nielsen era anche giornalista – per la stampa danese nel quale criticò senza mezzi termini il tecnico di allora Carlo Cerasoli e per il litigio con un compagno che lo porta ad abbandonare senza permesso il ritiro in quel di Zurigo prima di una partita di Coppa delle Alpi, anzi. Da quando la Curva Nord ha organizzato la Festa della Dea, l’evento di calcio e solidarietà che si tiene ogni luglio, Nielsen non ha mai fatto mancare la sua presenza, ricevendo sempre un’ovazione dai tifosi atalantini.
E anche quest’anno, ci crediamo, sarà presente seppur non in maniera fisica. Il legame tra Nielsen – che ironia della sorte ci ha lasciato nell’anno in cui una squadra danese, il Copenaghen, ha eliminato dall’Europa League l’Atalanta per effetto di un rigore sbagliato da un atalantino di nazionalità danese, Cornelius – l’Atalanta e la città di Bergamo continuerà per sempre. Lo ha affermato il figlio su un post sulla sua pagina Facebook: “Nostro padre Flemming non è più tra noi. Se n’è andato nel sonno alle 2.42 di questa notte. Mancherà a tutti noi, ma il ricordo di quello che ha fatto a Bergamo e l’affetto della città per lui resterà indimenticabile. Era molto orgoglioso di aver contribuito a portare la Coppa Italia a Bergamo e gli ho promesso che il nostro legame con la Città esisterà per sempre”. Ciao, bergamasco di Danimarca.
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