RIVISTAUNDICI.COM (James Horncastle) – Se oggi sono qui a scrivere questo articolo, una delle persone a cui devo un grosso grazie è Paul Gascoigne. Senza di lui probabilmente non sarei chi sono adesso: un giornalista inglese che segue la Serie A con un amore per l’Italia e il calcio italiano che dura nel tempo. Probabilmente tutto iniziò con il Mondiale 1990, che per noi inglesi è stato forse il torneo attorno al quale abbiamo fantasticato di più dal lontano 1966. […]
L’interesse del pubblico nei confronti di Gascoigne toccò nuove vette. Quando si seppe che andava alla Lazio, in uno dei più discussi trasferimenti che avessero coinvolto un giocatore inglese da anni, una casa di produzione decise di produrre un documentario. La società era la Chrysalis, più famosa come etichetta discografica dei Blondie, degli Ultra Vox e dei Procol Harum. Per la sua produzione televisiva, l’interesse a collaborare con Gascoigne era ovvio. Lui trascendeva il calcio. Ma una svolta inattesa della vicenda spostò completamente l’asse del documentario. Dopo la finale di Fa Cup del 1991, il film finì per concentrarsi più sull’infortunio potenzialmente fatale per la carriera di Gazza che sul trasferimento decisivo alla Lazio. Al termine della riabilitazione fisica, quando il documentario andò in post-produzione, un’osservazione buttata lì da Gazza diede alla Chrysalis un’idea. Lui era dispiaciuto che i suoi familiari e gli amici non potessero vederlo in tv giocare con la Lazio. Sky aveva rinunciato ai diritti di Serie A perché tutti gli investimenti e l’attenzione erano focalizzati sul lancio della Premier League. Così la Chrysalis pensò di fare due cose. La prima, scoprire se in Gran Bretagna c’erano emittenti terrestri interessate a mandare in onda le partite della Lazio. La seconda, parlare con la Rai dei costi di trasmissione. La Chrysalis ebbe un colpo di fortuna. Channel 4 colse al volo l’opportunità di ospitare nel suo palinsesto la Serie A. Il canale televisivo britannico più alternativo e irriverente non aveva un’offerta di sport che potesse competere con Bbc e Itv. […] A fronte di nessun rischio, il successo fu istantaneo. Il 6 settembre 1992 tre milioni di spettatori si sintonizzarono su Channel 4 per vedere la prima partita, un thriller da sei gol in cui la Sampdoria di Roberto Mancini rimontò tre reti strappando un 3-3 contro la Lazio di Beppe Signori a Marassi. Il pubblico inglese iniziò a riprendere confidenza con stadi e atmosfere che facevano affiorare i ricordi di Italia ’90. […] Gran parte del merito va al programma del mattino di Channel 4, intitolato Gazzetta Football Italia. Mandava in onda le interviste con le star più importanti, raduni di preghiera con Taribo West, gossip di mercato, grandi gol e una presentazione del match di cartello della domenica. Ma c’era molto, molto più di questo.
Gazzetta Football Italia ha cambiato per sempre il modo di parlare di calcio in Inghilterra. L’idea all’inizio era di farlo presentare a Gazza. Ma non si poteva essere certi che si sarebbe presentato in studio, e poi non era a suo agio davanti alla telecamera. Alla fine, per presentare il programma, dovette farsi avanti uno dei produttori. James Richardson, omonimo del fondatore inglese del Genoa, aveva una fidanzata italiana che viveva a Roma, e così chiese di lavorare nel programma. Non sapeva quasi nulla di calcio e non aveva praticamente mai visto nessuno degli speciali tv inglesi. Ma la sua inesperienza portò una nuova freschezza nell’approccio. Richardson non aveva punti di riferimento e uno studio. Creava la rassegna stampa leggendo la Gazzetta e gli altri quotidiani sportivi in esterna in un bar, collegato da location stupende su e giù per l’Italia, spesso con un enorme gelato in mano. In seguito, questo è diventato un cliché emulato dai tifosi inglesi ogni volta che visitano l’Italia. A guardarlo dalla cupa Inghilterra, ti sentivi in vacanza. Escapismo allo stato puro. […]
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