In una intervista Instagram al giornalista Nicolò Schira, l’ex ala Francesco Moriero (oggi allenatore) racconta gli anni che hanno segnato la sua carriera, dagli esordi con il suo Lecce fino alle esperienze con Inter, Cagliari e Roma.
Un racconto genuino, fatto di aneddoti curiosi relativi a campioni che hanno segnato un’epoca, quella del calcio anni ’90.
Si parte dai primi passi mossi tra i professionisti, accanto ad altri salentini divenuti, poi, giocatori e tecnici di primissimo livello (tra tutti Conte, Garzya e Petrachi).
“Con Antonio eravamo come fratelli. Io, lui, Gigi (Garzya, ndr) e Gianluca (Petrachi, ndr) vivevamo insieme. Eravamo una grande famiglia: Antonio già all’epoca era un capitano-allenatore. Studiava gli avversari e sapeva tutto: ci riempiva di informazioni e consigli, era preparatissimo.”
Moriero, nell’intervista, racconta anche di uno scherzo al suo amico Antonio Conte.
“Avevo 17 anni e mi ero fatto prestare una Porsche. Andiamo in giro tutto il giorno e la sera quando torniamo a casa mi dice ‘Checco ma tu ce l’hai la patente’. Quando gli dissi di no, non vi dico la sua incazzatura. Ho rischiato grosso quella sera”
Il trasferimento al forte Cagliari degli anni ’90, capace di raggiungere una semifinale di UEFA.
“Due grandi anni con giocatori fantastici come Francescoli, Cappioli e Oliveira. In Coppa UEFA arrivammo fino alla semifinale con Giorgi.”
E quello alla Roma, squadra nella quale giocherà per tre anni e dove incontrerà un giovanissimo fenomeno: Francesco Totti.
“Fu una trattativa un po’ particolare. Il Cagliari voleva cedermi alla Lazio dove c’era Zeman che spingeva per avermi, ma appena seppi della Roma non esitai: scelsi ancora una volta di raggiungere Mazzone.”
“Era piccolino (Totti) ma talentuosissimo. Mazzone mi mise con Gigi Di Biagio a fare da tutor a Francesco, ma aveva già la testa giusta. Aveva 17 anni ma faceva già giocate impressionanti. È rimasto il ragazzo umile e fantastico che conoscete. Fa strano vedere la Roma senza Totti in campo.”
Ma è sull’Inter che Moriero dimostra di avere tante cose da raccontare, in quelli che sono stati i suoi anni migliori come calciatore.
Da Javier Zanetti, definito “un uomo incredibile ed un calciatore straordinario”, passando per il mitico Gigi Simoni, uno che ha fatto la storia degli allenatori italiani.
“Gigi era un gestore straordinario dello spogliatoio. Sapeva tenere il gruppo come nessuno. Era bravissimo a capire ogni tua esigenza o problematica. Inoltre aveva dei modi per i quali, anche quando eri arrabbiato, diventava impossibile discutere o litigare con lui. Il merito di quel gruppo così solido e unito è senza dubbio suo.”
L’ultima parte di intervista, naturalmente, è destinata al rapporto con il giocatore più importante di quella Inter: Ronaldo il Fenomeno!!
“Il Fenomeno è stato il più grande calciatore con cui ho giocato e che ho visto giocare. Cristiano e Messi? Non c’è paragone che tenga con nessuno, il Fenomeno è stato il più grande in assoluto.”
“Abitavamo nello stesso stabile, lui stava all’attico e scendeva sotto da me a mangiare le polpette di mia moglie. Voglio denunciare una cosa: Ronie ogni volta si prendeva in prestito i miei DVD e non me li ha mai restituiti. Mi avrà portato via 50 film (ride, ndr). Asssit nel derby? Lo vedo partire a razzo e dentro di me dico ”Ndo va questo’ così metto una palla tagliata forte dietro la linea difensiva del Milan e Ronaldo si inventa un pallonetto meraviglioso. Un giorno il Fenomeno mi disse che secondo lui ero l’esterno più forte del mondo, mi riteneva anche più forte di Figo che era considerato il numero uno da tutti.”
Vai all’audio originale dell’intervista
(Foto WIKIPEDIA)