[…] A Franco Bergamaschi bastava dare un pallone per capire chi fosse: glielo passavi e lui ci danzava sopra in punta di piedi. Non a caso lo chiamavano «Lulù»: «Il nomignolo me lo diede Gigi Mascalaito, che ho avuto sia come compagno di squadra al Verona che come allenatore, prima nel 1978 in una sfortunata annata gialloblù e quindi al Modena nella stagione 1984-85 all’ultimo anno di carriera» racconta.
[…] Franco è il secondo di quattro figli e tira i primi calci al pallone in strada; con Fausto Nosè e Mario Giacomi veste la prima maglia alla Fiumeter, poi passa al Parona e quindi all’Avesa dove sebbene non abbia l’età gioca con un tesserino taroccato con gli juniores: «Nel 1966 mi prese il Verona, che come segretario aveva Fiumi già presidente del Parona». […] l’esordio in prima squadra, in serie A nel 1970 a Varese: «Lucchi mi mandò in campo una ventina di minuti, la domenica successiva perdemmo a Foggia; al ritorno in treno, Lucchi scese alla stazione di Cesena e non lo vedemmo più. La squadra fu affidata a Ugo Pozzan che mi diede la maglia numero 7 al posto di Moschino». È il decollo: l’azzurro in Under 21 e Under 23, l’apice il 20 maggio del 1973 quando il Milan di Rivera crolla nella «Fatal Verona» e si vede scucire scudetto e stella che aveva ormai sul petto.
La maglia numero 10 la indossava quel giorno «Ciccio» Mascetti: «È stato il calciatore con cui ho giocato di più nella mia carriera. Cinque anni in tutto, e sempre con la maglia del Verona. Un signore, un uomo corretto con qualità umane come pochi». Quel pomeriggio Franco ne inventa quante Johan Cruijff, il Milan decide di portarselo a casa quel fior di talento, ma non sboccia: «Cambiammo tre allenatori, Rocco, Maldini e Trapattoni, arrivammo in finale in Coppa delle Coppe, ma perdemmo col Magdeburgo». Chiuso da grandi nomi, Franco gioca poco, l’unico gol lo mette a segno a San Siro contro il suo Verona: «Non esultai nemmeno». Un anno a Genova, sponda grifone, il ritorno a Milanello ma lo attende la panchina: «Mi cedettero al Foggia, dove trascorsi due anni molto belli. Tornai quindi a casa al Verona, ma era in ricostruzione. L’esonero di Gigi Mascalaito fu un grave errore, arrivò Chiappella e la squadra si smarrì sprofondando in serie B». Un altro anno in gialloblù in cadetteria, prima di trasferirsi nell’estate del 1980 al Cesena guidato da Osvaldo Bagnoli: «Vincemmo il campionato e salimmo in serie A; io però a fine anno mi ero rotto tibia e perone […]
Corriere di Verona – Lorenzo Fabiano