GLIEROIDELCALCIO.COM (Marco Cianfanelli) – Més que un club. Più che un club. In queste quattro parole è racchiuso quello che il Barcellona rappresenta per la Catalogna. Non semplicemente una squadra di calcio ma l’elemento essenziale di aggregazione ed uno dei principali simboli di appartenenza dei cittadini catalani tifosi dei blaugrana. La leggenda di questa grande squadra nasce nel 1899 ed il fondatore è lo svizzero Hans – Max Gamper, giocatore del Basilea che s’innamora di Barcellona tanto da decidere di rimanere a vivere nella città per il resto della sua vita, cambiando anche il suo nominativo nel ben più noto Joan Gamper. Da lui parte l’idea di costituire una squadra e lo svizzero lo fa in maniera senz’altro originale. Sulle colonne del giornale “Los Deportes”, infatti, appare un suo annuncio con il quale Gamper chiede a chi voglia giocare a calcio di contattarlo. Rispondono in 11: 6 giovani catalani, due svizzeri (tra cui lo stesso Gamper), tre inglesi ed un tedesco che si ritrovano il 29 novembre 1899 per far nascere il mito del Barcellona con la denominazione di Fùt-bol Club Barcelona.
L’annuncio di Joan Gamper (chiamato Kans Kamper) da cui nacque il Barcellona
Ed i colori ed il simbolo di questa leggenda? Una delle teorie più accreditate per la scelta dei colori della maglia, risale direttamente a Joan Gamper che propose ed ottenne di riprendere i colori della sua squadra precedente, il Basilea.
Foto della prima formazione del F.C. Barcellona. Il fondatore Gamper è il terzo seduto.
Per lo stemma, invece, la scelta ricadde sul simbolo della città. Tale effige era costruita da una losanga “inquartata” che riportava nel primo e nel quarto quadrante la croce di S. Giorgio o S. Jordi patrono della città cosi come di Genova, mentre negli altri due quadranti era invece presente il vessillo della Catalogna costituito da quattro colonne rosse in campo giallo, retaggio dell’antico stendardo della Corona d’Aragona.
Il primo stemma del Barcellona in uso dal 1899 al 1906
L’evoluzione degli stemmi dei catalani si caratterizza anche per due curiosi aneddoti. Il primo risale al 1910 quando Joan Gamper propose ai soci del club di dotare la squadra con uno stemma proprio. Fu così deciso di indire un concorso pubblico che venne aggiudicato al bozzetto presentato da un giocatore del Barca, Carles Comamala, che presentò un simbolo costituito da uno scudo arrotondato suddiviso in tre sezioni. Quella superiori, bipartita, presentava la croce di S. Giorgio e la bandiera della Catalogna. Al centro, invece, una fascia su cui era riportato l’acronimo del club (F.C.B.), mentre nella terza sezione trovava posto una palatura in azzurro e granata con il disegno centrale di un pallone. Esiste anche una versione secondo la quale lo stemma fu opera dello stesso Gamper che nel disegnarlo cercò di rifarsi a similari insegne utilizzate da squadre elvetiche. Questo stemma, sebbene non totalmente condiviso dalla dirigenza (uno dei soci co-fondatori, infatti, ribattezzò tale insegna, in segno di disapprovazione, la “pentola”), è passato, negli anni, attraverso piccole varianti grafiche e nelle tonalità e nella versione attuale ha sembianze similari allo stemma originario. L’altro aneddoto ha ben poco a che fare con lo sport. Correva, infatti, il 1941 ed il regime del “Generalissimo” Franco dispose due modifiche allo stemma del club. La prima, quella forse più semplice (ma è un eufemismo) da digerire, quella della “conversione” dell’acronimo del club dall’anglofono Football Club Barcellona (FCB) al più ispanico C.F.B. poiché la denominazione originaria della squadra venne tradotta in spagnolo. La seconda, invece, fu un immaginario schiaffo all’identità catalana. Francisco Franco dispose, infatti, che le quattro colonne rosse in campo giallo, rappresentative della Catalogna, fossero ridotte da quattro a due. Motivo? Il tradizionale vessillo doveva essere attenuato nei colori quasi a voler sopprimere, attraverso la sua massima insegna, l’identità di un intero popolo. Soltanto nel 1974 il Barcellona si riappropriò del simbolo originario e successivamente, negli anni duemila, un designer semplificò lo stemma con ulteriori lievi modifiche (furono ad esempio eliminati i puntini tra l’acronimo FCB) da cui scaturì lo stemma ancora utilizzato dalla squadra che ha passato indenne anche la tentata innovazione del 2018, quando sembrava decisa l’eliminazione dell’acronimo FCB dal logo.
Evoluzione degli stemmi del Barcellona
Nei gagliardetti, invece, si fondono le tradizioni della squadra catalana attraverso i colori ed il suo storico simbolo. Di seguito una piccola rassegna che ripercorre settantadue anni del Barca, dal 1931 al 2003 attraverso i suoi labari.
Gagliardetto del 1931 consegnato al capitano del C.D. Nacional de Madrid. Compare ancora l’acronimo F.C.B., poi eliminato dieci anni dopo per volontà del regime franchista
Labaro in uso nel 1949. L’acronimo del club passa da FCB allo spagnolo C. de F.
Gagliardetto del 1951. Come in uso in quel
Gagliardetto del Torneo CARRANZA 1961. Dalla fine degli anni cinquanta il Barca inizia ad utilizzare gagliardetti a forma di scudo
Gagliardetto con l’anno di fondazione in uso tra gli anni sessanta ed i primi settanta
Gagliardetto usato nell’incontro disputato contro l’Ipswich Town nel 1979. Dal 1974 si torna all’acronimo F.C.B.
Gagliardetto consegnato all’Inter in occasione del Torneo Gamper 1996. Dalla seconda metà degli anni ottanta il Barcellona utilizzò gagliardetti con fasce trasversali azzurre e granata
Gagliardetto scambiato prima dell’incontro di Champions League con la Juve nel 2003. Lo stemma è semplificato con solo due punte laterali e scompaiono i punti tra le lettere FCB dell’acronimo.
Gagliardetti e stemmi blaugrana, l’espressione della fratellanza e dello spirito di solidarietà che accomuna tutti i tifosi del Barcellona come perfettamente esemplificato nelle note del Cant del Barca, l’inno del Barcellona: “…tant se val d’on venim, si del sud o del nord, una bandera ens agermana…” ossia “…non importa da dove veniamo, se dal sud o dal nord, ci affratella una bandiera…”.
I gagliardetti dell’articolo appartengono alla collezione privata di Marco CIANFANELLI (www.pennantsmuseum.com).