SPORTSENATORS.IT (Luca Marianantoni) – Giacinto Facchetti gioca la 70esima e ultima partita da capitano della Nazionale. L’Italia perde a Londra contro l’Inghilterra per 2-0, ma ottiene il visto formale per i mondiali d’Argentina del 1978 (è sufficiente vincere con qualsiasi punteggio contro il modesto Lussemburgo). Facchetti, che è stato capitano della Nazionale dal 1966 al 1977, è stato superato per numero di presenze con la fascia soltanto da Fabio Cannavaro (79) e Paolo Maldini (74).
Nato a Treviglio in provincia di Bergamo, il 18 luglio 1942, Giacinto Facchetti è una delle colonne portanti della storia del calcio italiano e dell’Inter in particolare. Dotato di un fisico eccezionale, è stato letteralmente rubato all’atletica e trasformato da Helenio Herrera in uno dei più grandi difensori di ogni epoca. La sua carriera è rappresentata esclusivamente da due maglie, quella nerazzurra dell’Inter e quella azzurra della Nazionale. Con l’Inter ha giocato 475 gare in serie A, più lo spareggio scudetto del 1964. Ha segnato la cifra record per un difensore, di 59 reti, 10 firmate in una sola stagione (1965-66), record poi battuto 20 anni dopo da Daniel Passarella (11 reti nel 1985-86) e nel 2000-01 da Marco Materazzi (12 reti). Nella bacheca di Facchetti ci sono 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali e una Coppa Italia. In azzurro Facchetti è stato, con 94 presenze, un monumento (capitano della Nazionale Campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del Mondo nel 1970).
Facchetti nasce come terzino sinistro fluidificante, veloce, potente, imperioso nello stacco di testa e con un gran tiro dalla distanza. Con queste caratteristiche fa coppia fissa con Burgnich all’Inter e in Nazionale per oltre 15 anni. Sul finire della carriera si trasforma in libero fornendo sempre ottimi risultati. Serio, corretto e mai cattivo ha giocato 54 partite consecutive in Nazionale tra il 1965 e il 1972. Nel 1978, alla vigilia dei Mondiali d’Argentina, che potevano rappresentare la sua ultima grande vetrina, decise di ritirarsi nonostante le insistenze di Bearzot che lo voleva ancora nel gruppo.
Dopo aver ricoperto anche la carica di presidente dell’Inter, è morto a Milano il 4 settembre 2006.
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