Gianfranco Zola entra nella Hall of Fame del Calcio Italiano e proprio sul sito della FIGC, nella sezione Museo, troviamo oggi alcune sue dichiarazioni …
“Sono sorpreso e compiaciuto di ricevere questo riconoscimento” ha detto il fantasista.
“Un tempo i giocatori venivano fuori dalla strada o dalla parrocchia, io sono tra quelli. Giocando in strada ti abitui a uscire dagli schemi, sei più creativo, mentre in un settore giovanile cresci in un ambiente più organizzato e strutturato. Dopo l’avvento di Arrigo Sacchi in Italia si è puntato di più su giocatori schematici che estroversi, questo ha portato dei benefici, ma è stata trascurata la creatività. L’ho appurato andando a giocare in Inghilterra, dove si lavorava molto meno sulla tattica ma si dava più spazio all’improvvisazione, al dribbling, favorendo così anche il ritmo e l’intensità di gioco”.
Zola racconta gli inizi nel Corrasi a Oliena … “Giocavo da prima punta e non a caso una delle mie migliori stagioni è stata a Parma, quando ho giocato da attaccante o, come si direbbe adesso, da falso nove. Con la Torres ho iniziato a fare il centrocampista e non è andata male”.
Poi al Napoli … “Diego e Careca arrivarono quando la preparazione era già iniziata e così io e Massimo Mauro trovammo più spazio. Ebbi modo di farmi conoscere giocando da centrocampista e da mezza punta .. Ho avuto la fortuna di vivere quella festa a Napoli (ndr lo scudetto)è stato straordinario…”
Dopo la partenza di Maradona la maglia numero dieci passò proprio a Zola … “Indossarla è stato molto stimolante, ma sarebbe anche potuto diventare estremamente pericoloso. Sono stato bravo a deresponsabilizzarmi, sapendo che sarebbe stato impossibile paragonarmi a Diego. Diego era unico”.
Poi nell’estate del ’93 Zola lascia il Napoli … “Non fu una decisione semplice, ero molto legato alla squadra e alla città. Ma la società quell’anno aveva dei problemi economici e, oltre a me, furono ceduti Ferrara, Thern e Fonseca” … e arrivò a Parma … una squadra fortissima, che avrebbe potuto raccogliere di più anche in campionato”.
Poi l’avventura in Inghilterra “Io, Vialli e Di Matteo prendemmo una decisione coraggiosa, che si è poi rivelata un’esperienza straordinaria. Andammo controcorrente perché all’epoca la Serie A era il campionato migliore” .. qui con il Chelsea vince una Coppa delle Coppe, due Coppe d’Inghilterra, una Coppa di Lega inglese e la Charity Shield. Su Gianluca Vialli … “A volte avevamo visioni diverse, ma ci siamo sempre confrontati con il massimo rispetto. Avevamo un grande rapporto, con i suoi valori è stato importante per tutta la squadra”
Poi il ritorno nella sua terra dove trascina il Cagliari in Serie A … ” … un’altra decisione anomala quella di lasciare una squadra che puntava a vincere la Champions League per andare a giocare in Serie B. Sognavo di portare in Sardegna l’esperienza che avevo maturato, è stata una scelta di cuore che non ho mai rimpianto”.
In Nazionale 35 presenze e 10 reti … “Penso di non essere riuscito a dare tutto me stesso alla Nazionale. Avrei potuto dare molto di più, purtroppo l’emozione mi ha giocato un brutto scherzo. Ho sempre amato la maglia azzurra e se sono diventato un calciatore lo devo alla vittoria nel Mundial ’82, è lì che ho capito cosa avrei voluto fare da grande. In alcuni frangenti non sono riuscito ad essere abbastanza freddo, è stato un mio limite”.
Nella scatola dei ricordi c’è un posto speciale per il gol che regalò all’Italia il secondo successo della sua storia a Wembley dopo quello firmato da Fabio Capello nel novembre del ’73 … “È stato bellissimo per me e per i tanti italiani che vivevano in Inghilterra”.
fonte FIGC.IT