Si è appena concluso in maniera triste, per gli amanti del calcio e dello sport, ma della vita in generale, il 2022 e già il 2023 ci presenta il suo carico di amarezza
Allo spirare del vecchio anno avevamo salutato Sinisa Mihajlovic, ancora non si è spenta l’eco malinconica dell’addio a Pelé, questo nuovo si apre con la triste notizia della morte di Gianluca Vialli. È il terribile, inesorabile, conto che presenta la vita portandosi via quelle persone che hanno incarnato la passione, la gioia, attraverso il gioco del calcio. Vialli è stato un calciatore, ma soprattutto è stato un attaccante, uno che aveva quindi confidenza con la gioia che trasmette questo sport, trasmettendola attraverso i suoi gol ai tanti tifosi appassionati che venivano a vedere lui e le squadre dove militava. Ogni gol era una scarica di adrenalina che pervadeva lo stadio quali che fossero i colori che indossasse.
Formatosi nella Cremonese, squadra della città dove era nato, Vialli si impose ben presto alle attenzioni delle grandi squadre a suon di gol e di prestazioni in cui esaltava la sua forza e la sua potenza. A spuntarla fu la Sampdoria del presidente Paolo Mantovani, che andava costruendo quella che sarebbe diventata una vera famiglia vincente, con i tasselli che si andavano a incastrare anno per anno, cominciando dal primo che fu proprio il cremonese, che trovò quello che sarebbe diventato l’altro Gemello del Gol, ma soprattutto amico e fratello nella vita: Roberto Mancini. Con l’attuale CT della Nazionale, con Vujadin Boskov in panchina, con tra gli altri, Gianluca Pagliuca, Toninho Cerezo, Attilio Lombardo, per i blu cerchiati si aprì un decennio d’oro che vide il culmine con la conquista dello scudetto nella stagione 1990/1991, e mancò l’apoteosi l’anno successivo, quando si fermarono solo in finale, battuti dal Barcellona, in Coppa dei Campioni. Trofeo che Gianluca Vialli contribuì a vincere nel 1995/1996 con i colori della Juventus, dove si era trasferito, arricchendo una bacheca internazionale che già aveva visto le vittorie in Coppa delle Coppe con i doriani e in Coppa Uefa sempre con i bianconeri, tra l’altro unico attaccante a riuscire a vincere tutti i trofei internazionali della sua epoca.
Poi ci fu il passaggio in Inghilterra, e la sua seconda giovinezza, contribuendo, con Gianfranco Zola e Roberto Di Matteo, ad iniziare il ciclo fortunato e vincente del Chelsea. Oltre che nei club, Vialli ha avuto una buona carriera anche in Nazionale, non riuscendo a cogliere le stesse soddisfazioni, mancando, in sostanza, per problemi fisici, la consacrazione a Italia ’90. Da questo punto di vista, però, ha saputo riscattarsi, accompagnando l’amico fraterno Mancini alla grande vittoria del campionato Europeo del 2021, facendo ritornare ad esultare una intera nazione dopo la mancata qualificazione ai mondiali del 2018. Una gioia infinita che stiamo, ora, pagando a caro prezzo, con la delusione della mancata qualificazione al mondiale in Qatar da poco concluso, e con questi addii cui ci mette di fronte la vita.
Restano le immagini, il suo sorriso dopo ogni gol, soprattutto ci resterà negli occhi l’abbraccio tra le lacrime tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli, due fratelli, che hanno saputo regalare tanta gioia, da calciatori come poi da allenatori e dirigenti, a tutti gli appassionati di calcio.