GLIEROIDELCALCIO.COM (Mario Cantoresi) –
“E si consumano le scarpe da pallone dentro la polvere e i più grandi si prendono il campo tutto per sé, e li guardi andare via mentre fantastichi su di te dalla linea laterale… ma dal di qua!”
Che quello dovesse essere un campionato di sofferenze, tribolazioni e preghiere, Mister Fanello lo aveva capito fin dal primo giorno del suo incarico.
Anzi, a dire il vero, siccome il Mister era un uomo di poche parole ma estremamente intuitivo, la dimensione del suo impegno sulla panchina della “S.S. Cliternum Calcio Celano” gli fu chiara ancor prima di giungere all’ombra del Castello della città.
Ecco, diciamo che la percezione dell’impresa che doveva portare a compimento iniziava già dal viaggio che doveva intraprendere per raggiungere Celano da Roma.
E sì, nel 1974 l’Autostrada dei Parchi era ancora al di là da venire, ergo l’unica arteria viaria da percorrere era la secolare Via Tiburtina passando però da Colli di Monte Bove, ovvero uno strappo degno di una “Cima Coppi” del Giro d’Italia, roba che anche la sua amata “Giulietta GT”, aveva iniziato ad odiarlo.
Per non parlare poi della moglie che lo vedeva uscire ogni giorno la mattina presto e rientrare la sera tardissimo.
“Ma si può sapere dove sei andato ad allenare????
Qui ci stiamo dimenticando di te!”
“Scusa cara… però a Celano mi amano!
Guarda mi hanno regalato un prosciutto paesano, le salsicce fatte in casa, dieci bottiglie di vino e anche tre sacchi delle famosissime patate del Fucino!”
Beh… in fondo era vero: c’erano molti aspetti positivi nella nuova impresa professionale di Gianni Fanello, il vero problema è che essi però si manifestavano solo in ambito gastronomico.
Sotto l’aspetto puramente tecnico il Mister aveva decisamente meno da stare allegro.
Il Presidente del Celano Calcio, il Dottor Evasio Di Renzo, gli aveva testualmente detto: “Ok Mister, magari non abbiamo undici brasiliani in formazione ma se lei ha vinto una Coppa Italia e stabilito il record di gol in Serie B non sarà stato mica per caso vero?
Veda allora di raggiungere la salvezza e non parliamone più!”
E cosa poteva ribattere Gianni Fanello ad un tale capolavoro di eloquenza?
Praticamente nulla, molto meglio allora andare allo stadio a visionare le risorse umane che aveva a disposizione.
Il primo impatto fu decisamente polveroso ma ricco d’affetto e d’entusiasmo.
Allora, ricapitolando, oltre ad un ottimo portiere, Fanello poteva schierare due “centrali di difesa” i cui soprannomi erano di per sé il manifesto del modulo di gioco che avrebbe dovuto adottare:
Tomassini Oreste detto “Il Mastino” e Angelo Di Genesio detto “Il Macellaio”!!!!!
Roba che gli attaccanti delle squadre avversarie giocavano a zona già 10 anni prima della Roma di Nils Liedholm, nel senso che era meglio per loro non passare nella zona del campo presidiata dai due “trucidi” che, sì è vero, ogni tanto riuscivano anche a svirgolare il pallone, ma nel 90% dei casi prendevano immancabilmente ogni altre parte del corpo degli avversari.
Gli esterni (a quel tempo i “Terzini”) erano: Maggi, fisico da tallonatore di Rugby e stessa mobilità e Abramo Frigioni detto “l’Olandese volante di solo andata” vista la sua propensione a non rientrare più nella metà campo difensiva a lui assegnata.
Centrocampo e attacco non erano poi da buttar via ma i giocatori erano molto giovani e avrebbero dovuto competere contro squadre del calibro dell’Avezzano e del Francavilla che potevano schierare gente che aveva calcato i campi di Serie B.
Con quelle premesse era chiaro che la chiave di volta per raggiungere la salvezza sarebbe stata la fase difensiva.
E così fu!
Soprattutto durante le partite casalinghe, quando il calore dei tifosi del mitico “Bonaldi” … avrebbe messo in soggezione anche Pelé.
E così, fra inaspettati successi casalinghi e clamorosi rovesci esterni, si giunse al “D-Day”: lo scontro salvezza interno contro i Gialloverdi dell’Ortona a Mare.
Il discorso di Fanello ai suoi giocatori prima della partita fu di una chiarezza disarmante: “Ragazzi… qui se non ci salviamo ci rimetto anche i soldi della benzina… e siamo in tempi di Austerity!!!”
Fu una sferzata di adrenalina per i ragazzi del Celano.
Poi, quando le due squadre scesero in campo, molti credettero di essere alla Bombonera di Buenos Aires!!!
Sui gradoni di cemento del Bonaldi c’erano oltre 3.000 spettatori tutti ultras dei Biancazzurri, ovvero quasi l’80% della popolazione maschile di Celano.
In pratica erano rimasti a casa solo i novantenni ed i bambini.
La partita?
Quale partita?
Fu un’apoteosi, 2 a 0 per il Celano e salvezza consegnata con il fiocchetto al Presidente Evasio Di Renzo che anni dopo rivelò: “Non ci avrei scommesso una lira neppure io!”
Finì così l’avventura di Gianni Fanello a Celano e con essa di chiuse un periodo pionieristico, romantico e bellissimo del Calcio di provincia.
Ma nella vita, prima o poi, tutto ritorna.
Oggi, Mister Fanello, per un caso fortuito ha avuto il piacere d’incontrare di nuovo una parte importante del suo passato sportivo.
Fra poco leggerà questa storia e saprà che i suoi ragazzi di allora vogliono rivederlo e riabbracciarlo come fecero quel giorno di fine maggio del 1975.
Celano non l’ha mai dimenticata Mister, venga l’aspettiamo per festeggiare di nuovo tutti insieme.