A Coverciano sono stati ufficializzati dal Settore Tecnico della Figc i nuovi ‘Allenatori professionisti di prima categoria’. L’edizione che si è appena conclusa del ‘Master’ ha visto abilitarsi molti nomi illustri del calcio, personaggi che hanno scritto la storia di questo sport a livello mondiale. Si tratta di tecnici che, avendo superato gli esami finali, hanno ottenuto la qualifica da allenatore ‘UEFA Pro’, ovvero il massimo livello di abilitazione riconosciuta a livello europeo; un titolo che permetterà loro di poter guidare qualsiasi squadra, comprese quelle partecipanti ai campionati di Serie A e Serie B. Tra tutti gli allievi di questa edizione l’ex centrocampista di Sampdoria e Roma, Cerezo e il mito Gianni Rivera. Non è mai troppo tardi.
GAZZETTA DELLO SPORT – “Rivera ha scritto la storia del calcio eppure ha avuto la grandissima umiltà di tornare studente. E da perfetto alunno non ha mai saltato una lezione” racconta Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione italiana allenatori […]La volontà di iniziare una nuova carriera di allenatore non è la priorità di Rivera: il desiderio di ottenere l’attestato deriva da un’aspirazione personale. Uno sfogo alla sua grande passione per il calcio e un modo per essere sempre aggiornato e preparato su ogni epoca del calcio. Rivera era il più «esperto» del suo corso e in generale il più «esperto», a 76 anni, a ottenere il titolo di allenatore Uefa Pro […]
LA REPUBBLICA – […] Gianni Rivera è stato campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo due anni dopo con la nazionale italiana di calcio. Una lunghissima carriera con la maglia del Milan, è tuttora considerato uno dei migliori numero 10 di sempre, primo italiano a vincere il Pallone d’oro. […] L’ex calciatore sarà domenica a Bitonto per “Il diritto in piazza”: alle 10,30 in piazza Cavour parlerà di “Lo sport è salute e prevenzione: il ruolo delle istituzioni e le ricadute sulla collettività” […] Gianni Rivera, come si nutriva quando giocava a calcio? “Non avevo una dieta particolare, mangiavo quello che trovavo sul tavolo, a casa eravamo abituati a mangiare le cose che preparava mia madre, che non erano particolarmente pesanti. Tranne gli agnolotti una volta alla settimana, di solito mangiavo quello di cui mi nutrivo anche in ritiro. Prima della partita mangiavamo solitamente risotto alla parmigiana e carne al sangue. Se lo dicessi a un medico di oggi mi correrebbe dietro”. Perché? “II problema è che molti giocatori erano molto emotivi, e non mangiavano quasi niente prima della partita. Io non mi emozionavo mai, mangiavo tutto e poi giocavo come gli altri che erano rimasti a digiuno. Oggi un medico ci direbbe matti, ma quando si è giovani si mangia di tutto”.