Gigi Riva ha concesso a “La Repubblica” un’intervista, firmata Mario Frongia, con la quale analizza l’attuale momento storico che stiamo vivendo e, nella settimana che porta al cinquantenario dello storico scudetto vinto con il Cagliari, ricorda “… il pubblico dell’Amsicora in festa. Noi che siamo arrivati dal ristorante Corallo. Eravamo tranquilli ma nell’aria si percepiva qualcosa. E io come al solito avevo passato la notte insonne. Il giorno dopo siamo riandati allo stadio e nel silenzio abbiamo capito di aver fatto una cosa bellissima, avevamo vinto lo scudetto, sfiorato l’anno prima. E se non mi fossi fatto male con la Nazionale contro l’Austria, ne avremmo vinti altri”.
Poi spiega il segreto di quella squadra: “Un gioco pratico, ordinato. E i gol, come con il Bari, arrivavano. Eravamo una famiglia tosta che rappresentava migliaia di emigrati. In trasferta ci urlavano pastori. Per noi era una carica micidiale”.
“Eravamo solidi dietro, resiste sempre il record di undici gol subiti. Non abbiamo mai perso in casa e negli scontri diretti, con la Fiorentina campione d’Italia e con la Juve a Torino, siamo stati sul pezzo”.
Riva sigla 21 reti in 28 gare… “I gol sono tutti importanti. Forse, quelli di Firenze su rigore e il 2-2 contro la Juve hanno avuto un certo peso”.