Giovanni Galeone: Pescara, Udinese e tanto altro…
Giovanni Galeone, ex allenatore di Pescara ed Udinese, è stato intervistato dal quotidiano Il Foglio ed ha ripercorso alcune pagine della sua carriera. Ecco alcuni estratti:
Passano dieci anni e lei si ritrova a giocare in una fantasmagorica Nazionale giovanile con il futuro gotha del football di casa nostra. Sono stati quelli “Gli anni più belli”, come titolerebbe Gabriele Muccino?
“Corso, Trapattoni, Albertosi, Salvadore, Bolchi, Trebbi, Lodetti. .. Dio mio quanti ce n’erano. Io e Mariolino eravamo gli unici due che ancora giocavano fra i dilettanti. Io a Trieste nella Ponziana lui a Verona nell’Audace San Michele. Nel primo dei due anni, in cui ho fatto in tempo a giocare in quella portentosa Nazionale, abbiamo vinto il titolo di campioni d’Europa battendo in finale I’Inghilterra. L’anno dopo abbiamo perso all’ultimo round. Nel frattempo, erano andati tutti via ed era subentrata la nuova nidiata dei Facchetti, Rosato, Cella e Paolone Ferrario. Della nuova brigata ero, per diritto di anzianità, il capitano. Eravamo giovani e forti”
Pescara era ancora lontana…
“Pescara è arrivata molti anni dopo, nel 1986, dopo 17 anni da calciatore e una trafila come allenatore a Udine, Pordenone, Adria, San Giovanni Valdarno,Cremona e Ferrara. Pescara arriva senza preavviso, per pura fatalità. Il Modena era stato promosso in Serie B. Io ero l’unico allenatore di altre squadre a essere stato invitato alla festa per la promozione, nella villa di Antonello Farina. Suo figlio Francesco, per chi non lo sapesse del Modena era il presidente in carica. Stavo passeggiando con il padrone di casa e sua figlia, quando ci imbattiamo in Franco Manni, storico dirigente dell’Inter di Helenio Herrera, che all’epoca era il direttore sportivo del Pescara. Era disteso su un’amaca, su cui beatamente dondolava.
Antonello Farina coglie la palla al balzo e gli dice: “So che stai cercando un allenatore. Io, se non avessi vinto il campionato prenderei lui, senza neppure pensarci un attimo”. Poco tempo dopo, mentre ero in vacanza in Sardegna, squilla il telefono. Era Manni, che, dopo un iniziale tira e molla, aveva finalmente deciso di affidarmi la panchina del Pescara. Ho preso il primo aereo e ho firmato il contratto. Su quell’amaca di Villa Farina aveva dondolato ed era girato anche il mio destino.”
Se pensa a un maestro chi le torna in mente?
“Nils Liedholm è uno di quelli che più hanno fatto la storia del calcio italiano. Resta un maestro come modo di disporre la squadra in campo. Come idea di gioco, forse un po’ meno. Era un antesignano del presunto toccasana del possesso palla. Pensava che più hai la palla fra i piedi, meno possibilità hanno gli avversari di far gol. A me, come sa, piace più offendere che difendere. Il possesso palla mi stufa subito e mi annoia terribilmente.”