Giovanni Lodetti
A volte, per diventare protagonisti nella Storia, basta aver attraversato la vita con umiltà, senza essere per forza personaggi. Questo vale nella vita come nello sport, a maggior ragione in uno sport di squadra, dove il gruppo forma l’entità, ogni elemento fa parte di un meccanismo. Certo, a volte si possono ricoprire ruoli più appariscenti, basta considerare il goleador in una squadra di calcio, ma il terminale può diventare vincente se tutto il sistema lo sopporta. Si pensi ad una squadra di calcio come al corpo umano: ci deve essere un cervello, ma anche cuore e polmoni. Questi ultimi possono essere l’estrema sintesi di cosa è stato Giovanni Lodetti, centrocampista per censo e vocazione, eroe, è il caso di scriverlo, del Milan che iniziò a scrivere la sua storia internazionale.
Giovanissimo entrò nelle file dei rossoneri, subito al debutto in prima squadra, provenendo dalle giovanili, si trovò nell’organico che vinse lo scudetto nella stagione 1961-1962, anche se fece una sola apparizione, e iniziò a scrivere la storia di quella squadra in organico, ma ancora non in campo, a Wembley l’anno dopo, quando il Milan vinse la sua prima Coppa dei Campioni superando in finale il Benfica di Eusebio. Con il passare degli anni il posto di titolare fu suo, in un centrocampo in cui giostrava insieme a Giovanni Trapattoni e a Gianni Rivera, con il Paron Nereo Rocco in panchina.
Gli anni della sua consacrazione furono tra il 1966 e il 1969, quando arrivarono una Coppa Italia, il nono titolo di Campione d’Italia e, soprattutto, la seconda Coppa dei Campioni. Stavolta Lodetti fu protagonista in campo, quando i rossoneri superarono nella finale del Santiago Bernabeu di Madrid un giovane Ajax, che si accingeva a scrivere la storia del calcio internazionale con il suo Calcio Totale. L’anno successivo fu ceduto alla Sampdoria, abbastanza a sorpresa, non perse la sua verve di centrocampista dinamico, chiudendo la carriera a Novara dopo due stagioni a Foggia. Breve ma intensa la sua carriera anche in Nazionale: Lodetti era in campo ai mondiali inglesi del 1966, nella vittoria contro il Cile e la sconfitta con l’Unione Sovietica, non contro la Corea del Nord, che segnò il punto più basso di quella gestione.
Rimasto nei ranghi anche con la ricostruzione di Ferruccio Valcareggi, Giovanni disputò la prima finale contro la Jugoslavia terminata in pareggio, in panchina nella ripetizione vittoriosa, come si usava all’epoca. Dopo è stato commentatore, ma sempre è rimasta la sua passione per il campo, tanto da partecipare, spesso non riconosciuto, a partite giocate sui campetti intorno a Milano. Conoscendolo, sicuramente la cosa di cui è andato più orgoglioso in tutta la sua vita.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)