(RIVISTA CONTRASTI di Marco Armocida – Foto NONCICLOPEDIA)
Compie 82 anni Giovanni Trapattoni, un grande maestro di calcio e soprattutto un grande uomo. Considerato l’ allenatore italiano più vincente di sempre è stato l’ artefice dei successi della Juventus a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta del secolo scorso.
Di seguito un breve estratto dell’ articolo di Marco Armocida per RIVISTA CONTRASTI.
[…] “Ho trascorso la mia infanzia in una cascina con le stalle al fondo […] Quando i miei genitori parlano tra loro stanno sempre attenti a distinguere Cusano (dove abitiamo noi) da Milanino, la parte del paese al di là della strada provinciale.
A scuola la differenza fra me, i miei amici, i miei vicini di casa e quelli di Milanino si vede eccome. Essere di Cusano o di Milanino cambia davvero” […]
[…] E forse non sarebbe nemmeno l’allenatore più vincente della storia del calcio italiano. Il Trap è un uomo di talento, di idee. Uno capace di vincere da allenatore in 4 paesi diversi, di far trionfare il Benfica dopo 11 anni di digiuno e di inventare Cabrini come terzino di fascia. È soprattutto il più alto rappresentante di ciò che Allegri definisce il mestiere, quel modello empirico di allenare che è molta pratica e poca teoria. Il suo lascito è chiaro, di un nitore troppo spesso annerito dalle nubi oscure delle moderne filosofie giochiste. […]
[…] “Matthaus, poi, era un tipo particolare: aveva continuamente bisogno di conferme, viveva per gli elogi, bisognava dirgli che era bravo, bravissimo, il migliore. Se lo facevi sentire importante, lui dava il massimo, altrimenti tendeva a smontarsi.
Una volta stava giocando malissimo e mi infuriai nello spogliatoio. Poi feci uscire tutti e rimanemmo soli io e lui. Lo presi con le buone, gli diedi una carezza e provai a consolarlo”. […]
[…] “La fortuna di essere nato a Cusano, in quel cascinale con le vacche e la puzza, è che mi ha portato a lottare. Vedere mio padre lavorare 13 ore al giorno mi ha segnato […]
Devo dire poi che non amo particolarmente voltarmi e guardarmi alle spalle. Preferisco tenere lo sguardo rivolto in avanti, verso il prossimo bersaglio”. […]
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