Arte & Società

“Calcio e Arte contro il tempo”

Published

on

GLIEROIDELCALCIO.COM (Fabio Spagnesi) – Parafrasando Pier Paolo Pasolini: il calcio è l’ultima rappresentazione della tragedia dell’uomo, della sua impermanenza, della sua fragilità, del suo lottare contro un destino già scritto e segnato da fine certa: la morte e la sconfitta.

L’arte è un’eredità, una testimonianza lasciata ai posteri, un sapere artigiano che buca il tempo che allontana quell’idea di fine, quel senso di vuoto che la vita ci fa affrontare.

Siamo nudi di fronte al tempo.

Il rito del calcio tenta di fregarlo, di aggirarlo, di fermarlo, l’arte lo amplifica, lo impreziosisce.

Molti artisti, molte correnti artistiche, hanno dipinto e scolpito il calcio: Carrà, Boccioni, i Cubisti, i Futuristi, ma i più belli per mia modesta opinione sono i dipinti di Renato Guttuso realizzati alla metà degli anni ‘60 intitolati “I Calciatori “ e  “Il Calciatore”.

Le scene sono metafisiche, i calciatori galleggiano nello spazio pittorico (anticipando le immagini di Holly e Benji il famoso cartone degli anni ‘80) i muscoli tesi, nervosi, volti alla battaglia. Volti che non si vedono, ogni calciatore fa parte della squadra, è un singolo parte di un tutto più grande, più alto. Insieme i calciatori combattono contro il tempo, contro tutto quello che ci fa paura e ci sconfigge ogni giorno.

Guttuso era iscritto al PCI, un artista comunista impegnato e dichiarato, volto a quell’ideale di aiuto, di solidarietà verso i più deboli, gli sconfitti. In questi quadri i calciatori non hanno i volti, quei volti siamo ognuno di noi che cerchiamo di lottare ogni giorno per un futuro migliore.

Il calcio è la metafora perfetta della vita, un rito che si rinnova sempre uguale e diverso, in un campetto terroso di provincia o dentro ad un grande stadio, dove l’arte si culla nella sua immortalità. I calciatori di Guttuso saranno sempre lì immobili e senza volto a guardare le nuove generazioni che cominciano una nuova partita.

più letti

Exit mobile version