Nei giorni scorsi ci ha lasciato il portiere argentino Hugo Gatti. Ricordiamo l’estremo difensore argentino.
Il ricordo di Hugo Gatti
Per tanti anni ha resistito nel calcio la leggenda che chi interpretava il ruolo del portiere fosse un tipo strano, al limite della follia. Non poteva essere diversamente, considerando che il ruolo consisteva di uscite spericolate, voli acrobatici, mischie apocalittiche che trasformavano le aree in bolge dantesche, favorite da un regolamento che, all’epoca, non tutelava il portiere, su cui era possibile fare quasi ogni tipo di entrata oggi considerata fallosa.
Inoltre, follia tra le follie, il ruolo consisteva nell’evitare i gol, evento contro natura in un gioco che invece esisteva, ed esiste, proprio in funzione del gol. Un luogo comune, un mito, una leggenda perché probabilmente non esiste un ruolo dove occorra di più il raziocinio, la misura dell’intervento, il calcolo. Esistevano, poi, coloro che lo interpretavano in maniera spettacolare, questo sì, e altri in maniera più sobria, chi raccoglieva in tuffo anche il pallone più semplice per il puro gusto di esaltare la folla, chi invece si muoveva misurando i gesti ricorrendo alla parata plastica solo per necessità, mai per spettacolo: per restare in Italia, terra di portieri, Ricky Albertosi può rappresentare il primo tipo, Dino Zoff il secondo.
C’è stato, però, chi veramente era estroso al limite della follia, chi si metteva tra i pali come sugli assi di un palcoscenico per inscenare uno spettacolo, rasentando con le sue parate, il suo aspetto, le sue provocazioni, veramente la pazzia, tanto da essere soprannominato “pazzo”, e questi è stato in vita l’argentino Hugo Gatti, detto, appunto, “El Loco”.
Nato a Buenos Aires iniziò tra i dilettanti mettendo subito in mostra le sue doti, tanto da essere acquistato dal River Plate ma, dopo essere passato per il Gymnasia e l’Union Santa Fé, giunse finalmente al Boca Juniors, dove costruì la sua leggenda, completando la sua carriera. Con i colori giallo blu degli Xeneizes avrebbe vinto tre campionati argentini, due Libertadores e la Coppa Intercontinentale del 1977, in cui Gatti si esaltò nel ritorno, quando con le sue parate aiutò la squadra a superare, in Germania, il Borussia Moenchengladbach (3-0), dopo che l’andata in Argentina era terminata in pareggio (2-2), ma con Osvaldo Santos tra i pali.
Breve la sua titolarità in Nazionale, con la maglia albiceleste giocò fino alle soglie del mondiale del 1978, rinunciando a partecipare al mondiale, in polemica con i giornalisti che criticavano il suo stato di forma, poi vinto dall’Argentina con Ubaldo Fillol tra i pali. Follie, appunto, con Gatti che si ritirò dal calcio giocato a quarantacinque anni, chiudendo con la maglia del Boca Juniors, con il record di presenze in campionato, settecentocinquantacinque. Un portiere folle e per questo anomalo, che ha vissuto per lo spettacolo regalando emozioni ai suoi tifosi.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)