Storie di Calcio

I 35 anni dal mondiale dell’Argentina di Maradona

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Era il 29 giugno del 1986 quando, nello spettacolare contesto architettonico dell’Azteca di Città del Messico, l’Argentina vinceva il suo secondo Campionato mondiale di calcio, che al giorno d’oggi è anche l’ultimo. A 35 anni da un mondiale nel quale Diego Armando Maradona certificava il suo status di miglior giocatore della storia del calcio, come si vede di seguito https://www.today.it/sport/maradona-mondiale, è doveroso ricordare quella splendida cavalcata che ebbe come protagonista principale il numero 10 del Napoli. Dopo essere arrivato in Italia nell’estate del 1984 dal Barcellona, il fantasista argentino cercò la sua rivincita in una realtà passionale ma senza gloria né titoli, come era appunto il Napoli. La sua intenzione era quella di ripartire da zero e puntare sull’amore della gente per poter realizzare il proprio sogno e quello di una città intera.

Dopo due annate nelle quali il mancino di Villa Fiorito si fece notare per grandi azioni e goal di pregevole fattura, arrivò però il momento di dover difendere la maglia dell’Argentina ai mondiali del Messico. Era un periodo il calcio italiano era molto più difficile di adesso, nonostante in questi giorni la nazionale di Mancini sia tra le favorite per la vittoria dell’Euro secondo le scommesse sul calcio che troviamo di seguito https://extra.bet365.it/news/it/calcio/nazionale/azzurri-carichi-in-vista-del-belgio. In quegli anni, tuttavia, la forza mentale dell’argentino si era sviluppata esponenzialmente al dover affrontare spesso avversari più preparati dal punto di vista del collettivo. Il miglior giocatore di tutti, ben raccontato in questo articolo www.fanpage.it/sport/calcio/le-tante-vite-in-una-di-diego-armando-maradona-il-migliore-di-sempre-ha-cambiato-la-storia/,  faceva parte di una squadra senza grandi stelle, lui stesso a parte, ed era dunque costretto a mordere la polvere per poter migliorare sotto tutti i punti di vista, diventando così un vero e proprio punto di riferimento per i suoi compagni di gioco.

Lo stesso accadde con la nazionale argentina, al comando della quale vi era il sapiente e rivoluzionario tecnico Carlos Salvador Bilardo, il quale nel 1983 aveva incontrato Maradona a Barcellona per dirgli che gli avrebbe dato la fascia di capitano della nazionale. Da quel momento in poi nacque la leggenda di Maradona con l’Albiceleste, una squadra che per poco non raggiunse l’obiettivo della qualificazione ai mondiali del 1986. Dopo aver corso il rischio di non partecipare alla grande kermesse, Diego si rese conto che avrebbe dovuto fare di tutto per poter portare i suoi al titolo. All’epoca il numero 10 del Napoli aveva 25 anni, il che significava che era nel pieno delle sue potenzialità fisiche e aveva ormai raggiunto una certa maturità. 

Nella spedizione messicana Maradona divenne il leader assoluto dell’Argentina, trascinandola al titolo con cinque reti e cinque assist in sette partite, numeri mai più raggiunti da nessun altro in un’edizione dei mondiali. La sua storica doppietta contro l’Inghilterra, nella quale realizzò prima il goal de “la mano de dios” e poi un celebre goal dopo uno slalom tra cinque giocatori partendo da centrocampo, è diventata leggendaria e ancora oggi ricordata da tutti. Quel mondiale fu la definitiva consacrazione per Maradona, il quale un anno dopo avrebbe anche trionfato col Napoli, portandolo alla vittoria del suo primo Scudetto di sempre. 

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