GLIEROIDELCALCIO.COM (Filippo Mazzoni) – Il passaggio agli anni’70 è caratterizzato, su scala internazionale, da due dati di novità importanti, il primo è rappresentato dallo sviluppo di movimenti collettivi ampi e radicali, che interessano la stessa Europa occidentale e gli Stati e che, in alcune realtà, sfociano in fenomeni di insubordinazione sociale. Il secondo è rappresentato dalla conclusione del ciclo di espansione economica che aveva assicurato crescita e benessere senza precedenti anche al nostro Paese che, nello spazio di cinque anni, si trasforma in modo imponente in termini economici e sociali.
Il decennio 1970 – 1979 è ricordato come il decennio delle Brigate Rosse e del terrorismo nero ma, è anche il decennio delle riforme: mai come in questo periodo si approvano norme che cambiano radicalmente la società italiana.
Pur nelle difficoltà rappresentate dalla violenza politica e dalla crisi economica, la passione per il calcio non conosce segnali di debolezza, tutt’altro, gli stadi sono pieni, i campionati avvincenti e molto spesso decisi nelle ultime giornate se non all’ultima giornata, nel torneo 1972 – 1973 oppure in quelli del 1975 – 1976 e 1976 – 1977, inoltre nuove squadre si affacciano alla ribalta, vedi il Cagliari di Gigi Riva (1970), la Lazio di Maestrelli e Chinaglia (1974), il Torino di Gigi Radice. Le stesse Lanerossi Vicenza, guidato da Giovan Battista Fabbri, e il Perugia di Ilario Castagner rischiano seriamente di trionfare nelle stagioni 1977 – 1978 e 1978 – 1979.
Per gli sportivi il piatto forte della domenica calcistica è rappresentato dal mitico Tutto il calcio minuto per minuto condotto da Roberto Bortoluzzi che con il suo proverbiale «Gentili ascoltatori…i campi collegati sono…» e a partire da quel momento le voci Ameri, Ciotti, Provenzali, Ferretti e dello stesso Ezio Luzzi erano ascoltate da centinaia di migliaia di radio ascoltatori, sia all’interno delle mura casalinghe, sia nella passeggiata o nella gita domenicale fuori porta. All’ascolto si contrapponeva il video ma per seguire attraverso la televisione le gesta dei propri beniamini si doveva attendere La domenica sportiva trasmessa dal primo canale nazionale in orario serale.
Mancava però un qualcosa che permettesse agli sportivi, ai tifosi, ai simpatizzanti e semplicemente ai curiosi di seguire le partite del massimo campionato già dalla conclusione delle stesse, mancava un qualcosa che permettesse loro di vedere le principali azioni dei match in programma già nel pomeriggio.
Questo desiderio viene esaudito il 27 settembre 1970, – giorno della visita di Nixon in Italia, visita caratterizzata da un’ondata di proteste – quando viene trasmessa la prima puntata di una trasmissione televisiva che passerà alla storia della televisione italiana intitolata Novantesimo minuto. L’idea di Novantesimo Minuto venne a tre giornalisti Rai: Paolo Valenti, il volto con cui si tende giustamente a identificare la trasmissione, Maurizio Barendson e Remo Pascucci. La coppia Valenti-Barendson condusse le prime sei stagioni, poi Valenti guidò il programma – marchiato ormai 90º minuto – in solitaria fino alla scomparsa del conduttore nel 1990[1].
Il primo commenterà le partite, il secondo legge i risultati mentre gli italiani nei bar come sul divano delle proprie abitazioni ascoltano con grande attenzione ma soprattutto si emozionano, gioiscono o disperano nel vedere o ri-vedere quanto accaduto nei principali stadi del massimo campionato. A partire da quel momento l’appuntamento delle 18:00 diventerà un qualcosa di irrinunciabile che coinvolgerà grandi e piccini, uomini e donne, famiglie intere. La passione per il calcio non conosce e non conoscerà confini geografici e sociali.
La trasmissione della durata di dieci minuti permette ai telespettatori di gustarsi le principali azioni delle partite in programma e in quella domenica di cinquant’anni fa la prima giornata della stagione 1970 – 1971 prevedeva quanto segue:
Bologna – Lanerossi Vicenza, Cagliari – Sampdoria, Catania – Juventus, Milan – Lazio, Napoli – Varese, Roma – Fiorentina, Torino – Foggia e Verona – Inter.
La messa in onda delle partite poco dopo la conclusione delle stesse era possibile, come ricorda Fabrizio Maffei, dalla partenza di vere e proprie staffette da ogni stadio, staffette che raggiungevano le sedi regionali dove da lì venivano irradiate le immagini che entravano nelle case degli italiani come nei bar.
Anno dopo anno il gradimento e l’ascolto della trasmissione aumenta sempre più, la sua formula semplice senza tante frivolezze, dando spazio alle immagini trova l’apprezzamento della stragrande maggioranza dei telespettatori e piano piano il minutaggio della trasmissione si dilata per poi raggiungere la mezz’ora.
Siamo in presenza di una vera e propria innovazione, siamo in presenza di una vera e propria rivoluzione nel modo di raccontare il calcio, siamo in presenza di un qualcosa che appartiene e apparterrà alla storia sociale dell’Italia repubblicana e contemporanea.
Le sentenze n°225 e 226 pronunciate dalla Corte costituzionale il 9 e 10 luglio 1974 incidono e incideranno profondamente nel sistema radiotelevisivo oggetto di riforma con la legge n°103/1975 attraverso la quale si prevede il controllo della RAI da parte del Parlamento e la costituzione della corrispondente Commissione parlamentare di vigilanza. Detta riforma consente una organizzazione aziendale e un’autonomia nella produzione e nella programmazione delle reti televisive e delle testate giornalistiche del servizio pubblico. Niente sarà più come prima e lo si percepisce, ad esempio, dalla nascita di trasmissioni quali Domenica In, L’altra domenica, Odeon, Portobello e tante altre.
Di queste novità si avvale anche Novantesimo minuto che si trasforma nel 90°Minuto di Paolo Valenti, si trasforma in quella “orchestra” sapientemente diretta dallo stesso e che si avvale di “orchestrali” passati alla storia ma soprattutto diventati vere e proprie icone ed entrati nella memoria collettiva. Impossibile non ricordare Tonino Carino, lo stesso Luigi Necco, Marcello Giannini, i baffi e le giacche di Cesare Castellotti, Gianni Vasino, Giorgio Bubba. Ognuno con il suo stile, con la passione di raccontare il calcio, di sdrammatizzare, di commettere gaffes.
Raccontavano un calcio che non esiste più un calcio che si giocava alle 14:30 che non prevedeva ne anticipi e ne posticipi. Raccontavano il calcio di Bettega e Rossi ma anche di Falcao e Maradona, raccontavano il calcio “pane e salame”, raccontavano quel calcio che non vedevamo l’ora di seguire ogni domenica. Se la domenica significava pranzo caratterizzato da prelibatezze che difficilmente si gustavano nel corso della settimana, la domenica significava l’immancabile appuntamento con Paolo Valenti alle 18:10, poi il secondo tempo della partita di serie B, per poi passare sul secondo canale in un primo tempo e Rai 2 successivamente a seguire Domenica Sprint condotta da Guido Oddo e servizi di Beppe Barletti, Ennio Vitanza e tanti altri commentatori e cronisti.
Ma c’è un’altra data storica del programma che non può passare inosservata. È il 6 febbraio 1977, quando il programma va in onda per la prima volta a colori. Fabrizio Maffei ricorda “Un’emozione incontenibile, difficile da spiegare e da raccontare”. Le prime immagini a colori sono quelle di Genoa-Torino e Lazio-Catanzaro, mentre le altre partite, come Milan-Cesena, sono ancora in bianco e nero, perché molte sedi regionali della RAI non erano ancora attrezzate per il passaggio al colore, cosa che avverrà invece nei mesi successivi. Ma in quegli anni nasce anche “Notizie Sportive”, condotto sempre da Paolo Valenti, era un flash di pochi minuti in cui venivano presentate le partite, poi aggiornate nell’intervallo, dando spazio anche a notizie di altri sport. Vi era persino una rassegna stampa curata dallo stesso Paolo Valenti, in questo vero antesignano della comunicazione, con la collaborazione di Ettore Frangipane[2].
È in onda la popolare trasmissione di Paolo Valenti quando all’improvviso Gian Piero Galeazzi chiede la linea dall’Olimpico informando i telespettatori che i giornalisti non sono tenuti ad entrare negli spogliatoi come consuetudine e che sulla pista di atletica sono presenti un taxi e un’auto della polizia. Certamente è un qualcosa di inedito, di strano, di inusuale per gli ascoltatori e spettatori abituati ad ascoltare i commenti della giornata dai vari Bubba, Vasino, Giannini, Pasini e altri. L’arcano si svela al termine della trasmissione quando gli italiani e le italiane sono informati dell’arresto di 12 calciatori e del presidente del Milan. È un qualcosa che non ha precedenti nella storia del calcio di casa nostra[3].
Il tutto prosegue fino al 21 ottobre 1990, giorno in cui viene a mancare Paolo Valenti, il “direttore d’orchestra” e di un’orchestra che per tante domeniche ha portato nelle case degli italiani sobrietà, competenza, ironia e tanta semplicità.
A partire da questo momento si succedono Galeazzi, Maffei, De Laurentis il calcio e il modo di raccontarlo si trasforma sensibilmente, anticipi e posticipi diventano la norma, la consuetudine si stravolgono palinsesti e calendari al 90°minuto degli anni 70 e 80 si sostituisce un 90°minuto sempre più “pesante”, un 90°minuto che segue l’evoluzione del calcio se pensiamo ad un 90°minuto Champions dedicato specificamente dedicato al massimo torneo continentale in onda pochi anni fa oppure il 90° dedicato specificamente al campionato cadetto.
Un 90° in cui il commento tecnico ha maggiore spazio rispetto alle immagini, un 90° che si adegua alle evoluzioni e alle trasformazioni del calcio, un 90°minuto che ogni volta che lo guardiamo non possiamo non apprezzare la felicissima intuizione di Barendson, Valenti e Pascucci, un’intuizione che ha appena compiuto mezzo secolo, che ha tenuto intere famiglie incollate al teleschermo ogni domenica raggiungendo i 20 milioni di ascolto.
Un’intuizione che ha segnato la storia della nostra televisione, della società italiana e del costume e lo percepiamo ogni volta che sono riproposte vecchie puntate su Rai sport oppure se consultiamo YouTube all’interno del quale sono presenti numerosissimi filmati dell’epoca. Sobrietà, semplicità, eleganza, ironia e tanta tantissima leggerezza nel conduttore come nella sua meravigliosa “orchestra”, nostalgia e rimpianto verso un calcio e una TV che difficilmente rivedremo. Nonostante questo, 50 anni e non sentirli questo è l’augurio che mi sento di fare ad una delle trasmissioni più longeve della nostra TV, una trasmissione che ha fatto sognare ed emozionare intere generazioni, ha fatto avvicinare al calcio anche coloro che non erano troppo attenti o simpatizzanti verso il principale sport nazionale, una trasmissione che si attendeva come si attende la messa domenicale. Grazie per le emozioni regalate e che regalate ancora. L’auspicio che tra 50 anni ci sia qualcuno pronto a scrivere il raggiungimento del secolo di vita e a raccontare aneddoti, curiosità di un pezzo della nostra memoria collettiva.