CALCIOATALANTA.IT – L’attaccante pisognese, che fece fortuna in Emilia, arrivò nel 1988 con Armando Madonna ma senza i numeri del compagno. In Coppa Italia l’unico gol
Era fra i nerazzurri del Mondo, neopromossi dalla B e reduci dalle semifinali di Coppa delle Coppe col Malines. Contribuì alla qualificazione Uefa, ma il segno lo lasciarono altri. Lui ci mise un timbro a metà settimana. Inverno 1989, gennaio, meno 2 all’Epifania. Al minuto 59, nel quarto di finale di andata di Coppa Italia, Evair fa da torre a Gianfranco Serioli scontrandosi con lui sull’uscita a viole di “Saponetta” Fiori, ma l’ariete di Pisogne la spizza di tempia quanto basta per aprire le danze chiuse dal brasiliano dal dischetto in capo a 17 minuti. La fotografia più bella dell’album piuttosto corto del neo cinquantaduenne all’Atalanta: l’unico acuto in 20 presenze (3 da titolare in campionato), comprese le 4 nel trofeo della coccarda sbattuto contro le semifinali con la Sampdoria che se lo sarebbe appuntato sulla maglia. L’istantanea rivissuta spegnendo le candeline sul filo dell’amarcord, per il camuno svezzato nel Ponte San Pietro e diventato un idolo a Piacenza.
DA PIACENZA CON MADONNA. A Bergamo Serioli arrivò proprio dal rosso della via Emilia, nelle liste suppletive di novembre, facendo compagnia ad Armando Madonna. Guarda caso il sostituito speciale di coppa di quel 4 gennaio. In A, chiuso inizialmente anche da Garlini e Incocciati poi ceduti ad Ancona e Pisa, dal kick off soltanto contro Como, Lazio e Cesena. Mindo avrebbe usato il ritorno alla base, da prodotto del vivaio, per volare dall’Aquila capitolina. Gianfranco, che segnando quella rete si procurò una contusione alla spalla, tornò brevemente a Piacenza per poi farsi Monza, Brescia, Alessandria, Fiorenzuola, Cittadella, Triestina, Acireale e Castellana, chiudendo a 34 anni.
DA PISOGNE ALLA VIA EMILIA. Laureato in giurisprudenza, già vicepresidente e consigliere dell’Associazione Italiana Calciatori con qualche comparsata nei ruoli federali e il ruolo di consulente-formatore dell’Adise (Associazione Italiana Direttori Sportivi), il solido centravanti, 1 metro e 86 da boa più che da bucaniere delle aree di rigore, non ha conosciuto una grande carriera fuori dal campo. Dopo gli esordi diciassettenne nell’Isola Bergamasca, 29 palloni nel sacco da piacentino onorario nelle sole gare di campionato. Al di là della riga di gesso, Pontenurese, River e San Nicolò, dilettanti piacentini, prima di fare il responsabile del settore giovanile del Pro Piacenza. In bacheca, il campionato di C1 vinto nel 1987 nella sua patria calcistica adottiva, col bergamasco Titta Rota allenatore, e la Coppa Italia di categoria in Brianza nel 1991. Tanti auguri.