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I 60 anni di Oscar Ruggeri, “el Cabezon” del calcio argentino

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – Difensore rude e simpatico intrattenitore dello spogliatoio. Oscar Ruggeri lo si può descrivere in queste poche e semplici parole. Un cognome tutto italiano ed un soprannome di quelli che rimangono. Lo chiamavano El Cabezon, per via di quella capigliatura pronunciata e di un faccione di quelli che si ricordano.

Per molti anni Ruggeri è stato l’emblema dell’Argentina, della grande Argentina di stampo maradoniano. Con Diego aveva anche giocato nella stagione che portava al Mondiale spagnolo, vincendo un titolo tra i più belli di sempre. Poi, dopo quattro stagioni di Boca, la virata forzata verso il vecchio e ricco River Plate, altra grandissima del calcio argentino.

Con Los Millionarios riuscì ad ottenere una consacrazione internazionale fatta di Coppa Libertadores e Coppa Intercontinentale, in quel 1986 che diventò l’anno più bello della sua vita sportiva. C’era anche lui nell’ossatura della squadra arcigna che conquistò il titolo iridato nella finalissima dell’Azteca. Lo stratega Bilardo lo aveva inserito nel trio di difesa, insieme a Brown e Cuciuffo. E c’era anche lui quattro anni più tardi, sia al San Paolo che all’Olimpico. In quel 1990 Ruggeri passò dalla gioia per la seconda finale consecutiva all’amarezza per una doppietta sfuggita all’ultimo minuto, con un calcio di rigore molto molto dubbio.

Ebbe l’occasione, però, di vincere due Coppe America tra il 1991 ed il 1993, diventando anche capitano della selezione argentina dopo l’addio forzato di Maradona durante il Mondiale statunitense.

La sua esperienza in Europa non fu delle migliori, a livello di club. Prima il Deportivo Logroñés, poi il Real Madrid ed infine l’Ancona. Con le merengues conquistò una Liga, nell’unica stagione di permanenza. Con l’Ancona, invece, soltanto sette presenze ed un gol, condite da prestazioni sontuose come quelle contro la Fiorentina di Batistuta.

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