GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Non riuscirono a capire perché calciai davvero molto bene”
Il gesto tecnico che racconta una personalità, il genio che descrive il calciatore.
Perché Ricardo Paciocco è sempre rimasto distante da quel mondo che lo aveva accolto per caso, come a voler distaccare il suo essere dal pallone.
D’altronde la bicicletta era l’amore più grande ed il pallone soltanto un ripiego, bellissimo, ma non indispensabile.
In agguato c’era però il destino, a volte beffardo ma anche molto generoso. E poi un pomeriggio d’estate di metà anni ’70, un torneo cittadino giocato senza pretese e una prestazione a dir poco sontuosa. La vita ti cambia, le abitudini ti stravolgono.
Il settore giovanile del Torino come trampolino di lancio, di quelli speciali, di quelli duri e altamente istruttivi. Poi la bellissima Serie C degli anni ’80, categoria emozionante e nostalgicamente andata perduta, terreno di tanti fuoriclasse magari privi di fortuna ma non di qualità. Perché il pallone italiano di un tempo non era uno sport facile. Perché per arrivare al massimo dovevi essere bravo. E Ricardo aveva un talento naturale, speciale, differente.
D’altronde, se ne sei sprovvisto, difficilmente arrivi a giocare nel Milan .
Di Paciocco mi ha sempre colpito il suo essere diverso dallo stereotipo del calciatore tipico; intervistandolo , ho potuto apprezzare la schiettezza e la disponibilità, peculiarità rarissime ed estremamente preziose.
Perché non si diventa simboli di molte tifoserie per caso, perché l’uomo conta molto di più del giocatore.
Se puoi l’uomo è anche geniale nel suo modo di intendere il calcio, l’originalità diventa assoluta.
Vedere la mitica rabona su rigore di cui abbiamo parlato nel nostro Podcast.
Auguri Ricardo!!