Affascinante è forse dir poco in merito alla storia dell’Atlético Clube Bangu, compagine di un sobborgo di Rio de Janeiro. La squadra venne fondata nel 1904 ad opera di Thomas Donohoe uno scozzese alla guida della fabbrica di tessuti locale fondata nel 1889 da cui sorse la squadra, una sorta di club aziendale.
Il campo del Bangu all’inizio del XX secolo la fabbrica di tessuti alle sue spalle
I tifosi del Bangu sono così orgogliosi delle proprie origini da sostenere che il calcio in Brasile nacque proprio dal loro sobborgo tanto che nel 2020 sulla maglia della squadra comparve la scritta “il calcio è nato qui”.
Particolare della maglia del Bangu utilizzata nel 2020
In effetti però quello che i tifosi rivendicano è che il loro magnate scozzese, che veniva affettuosamente appellato come “Seu Danau”, fu il primo a portare un pallone da calcio in Brasile e da qui la leggenda, ad onore del vero contrastata, di Bangu come “culla” del calcio brasiliano.
Un’altra storia di cui il Bangu A.C. si vanta è di essere il primo club brasiliano a schierare nelle sue fila un giocatore di colore. Fu un dipendente della fabbrica di tessuti tal Francisco Carregal, così come il giocatore più famoso nella storia del club fu Domingos da Guia un difensore, anch’esso di colore, presente al mondiale francese del 1938 quando la Selecao sfidò gli azzurri di Vittorio Pozzo.
Al centro con il pallone tra le gambe Francisco Carregal (fonte bangu.net)
Esiste ancora un’altra storia di cui il Bangu vanta di avere, per così, dire il primato. Negli anni Ottanta, infatti, il club entra nelle sfere di Castror De Andrade noto boss mafioso che porta la squadra a livelli mai raggiunti prima arrivando a disputare la Coppa Libertadores ed a sfiorare la vittoria del campionato brasiliano. Il Bangu, per assonanza con il cognome del suo proprietario e soprattutto per sua esplicita volontà decide, negli anni Ottanta, di ornare la sua maglia con il disegno di un castoro, la mascotte della squadra.
Maglia in uso nel 1981
Mai nessuna squadra brasiliana aveva fregiato la sua maglia con un simile simbolo riportato anche sui gagliardetti.
Il gagliardetto odierno è un esemplare in uso alla fine degli anni Ottanta un classico prodotto realizzato da una nota azienda brasiliana – almeno per i collezionisti – produttrice per diversi anni dei gagliardetti della Selecao.
Sostenuto dai due allegorici castori al centro del gagliardetto si staglia lo stemma del club, assolutamente non banale. Infatti, nel monogramma realizzato dall’incrocio delle iniziali delle parole della denominazione societaria, si trova tutta l’essenza dei primordiali nobili intenti dei fondatori: la ‘B’ è un monocolo, quelli molto popolari dei primi del Novecento, la ‘A’ ha le sembianze di un supporto per i dipinti su tela mentre la ‘C’ rappresenta un ferro di cavallo. In sintesi, un incoraggiamento alla cultura e alla fortuna sportiva nel calcio, il nobile calcio degli antichi tessitori di una fabbrica della periferia di Rio de Janeiro.
Originario di Ariccia, nel bel mezzo dei Castelli Romani. Impegnato nel mantenere viva la memoria del calcio studiandone “i colori” che lo contraddistinguono. Studioso di Araldica. Tra i più grandi collezionisti al mondo di gagliardetti. Un sito, www.pennantsmuseum.com , per condividere con i calciofili, italiani ed esteri, il fascino intramontabile dei gagliardetti.