(RIVISTA CONTRASTI di Davide Mariottini) – […] 18 marzo 1979. All’ora di pranzo la giornata è grigia. I tifosi si stanno recando allo Stadio Olimpico. Da anni vedere la partita è un’impresa che si compie a proprio rischio e pericolo. Scontri, cariche di polizia, uso dei lacrimogeni. Rituali quasi inevitabili. Del resto, anche negli anni ’70 il calcio è il riflesso della società italiana e lo stadio non può essere certo santuario. A Roma (e non solo nella Capitale) la situazione generale dell’ordine pubblico è degenerata da tempo ma si vuole far finta che non sia così. Meglio ridurre il problema a “quattro mele marce”, più semplice. […]
[…] Nel 1979 il livello di insicurezza è massimo. Non si registrano ancora morti per scontri da tifo ma l’incolumità degli ultras appare più frutto del caso che segno di coscienza civica. […]
[…] “Se c’era una persona distante dalla logica degli scontri e della violenza – dice ancor oggi suo figlio Gabriele – quello era mio padre. Per lui la Lazio era passione sportiva e basta. Non l’ho mai visto discutere in maniera animata per motivi di calcio. Sotto questo profilo la sorte se l’è presa con la persona più sbagliata che si possa immaginare” […]
[…] A fine decennio Roma è una città livida e violenta: l’omicidio politico con seguito di rappresaglia, le gesta degli opposti estremismi, una criminalità sempre meno di quartiere e sempre più organizzata. Insomma, se al netto di una retorica vintage gli anni 70 li chiamano “anni di piombo”, un motivo ci sarà. Nel 1979 la Capitale ha già vissuto momenti tremendi: l’omicidio irrisolto di Pier Paolo Pasolini, la strage del Circeo, l’uccisione della studentessa Giorgiana Masi durante una manifestazione pacifica, il sequestro Moro, l’assurda fine di Luciano Re Cecconi, solo per citare alcuni episodi di sangue. […]
[…] In Tribuna Tevere e perfino nella Monte Mario si scatenano focolai di tafferugli che le forze dell’ordine gestiscono con fatica. Sugli spalti, il coro “Ve mannamo in B” riprende quota all’improvviso. […]
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foto asromaultras.org