Dopo 37 anni è stata realizzata la miniserie documentaria The Heysel Tragedy di Jean-Philippe Leclaire e Jan Verheyen con Eddy Pizzardini, prodotta da Scope Pictures. La serie, trasmessa dalla tv belga, è stata presentata alla Festa del Cinema di Roma, e poi all’IDFA di Amsterdam e al Red Sea Festival di Gedda.
Il Manifesto ha intervistato l’autore Jean-Philippe Leclaire, giornalista sportivo francese di L’Équipe, che segue da tempo i fatti dell’Heysel. Sul suo libro Le Heysel. Une tragédie européenne si basa il documentario.
Di seguito le sue parole
“ … La cosa più importante per noi, pur parlando delle circostanze, è stata raccontare le storie umane, i destini. Di queste persone da Torino, Arezzo, Reggio, che andarono a vedere una partita di calcio con il loro padre o figlio, e non sono mai tornate. E quelli che sono sopravvissuti non sono più quelli che erano fino a prima di quel giorno. È la stessa cosa per i tifosi inglesi, anche quelli che poi sono stati condannati al processo. Solo 40 minuti e le loro vite sono cambiate per sempre”
I vari punti di vista … italiani, inglesi e belgi.
“Ci sono ottimi documentari e ottimi libri in merito, ma sempre da un’ottica. In Italia sono dalla parte delle vittime, in Inghilterra tendono a dare la colpa ai belgi, in Belgio agli inglesi. Noi come francesi potevamo essere neutrali e studiare la storia da tutte le prospettive. Ovviamente nessuno ha delle buone ragioni per uccidere, ma anche i tifosi inglesi esprimono le loro ragioni, che possiamo considerare stupide. Dopo 37 anni, ripetono ciò che avevano sostenuto al processo. Quello che rende tutto molto simbolico è che successe a Bruxelles, la capitale d’Europa… “
La serie comincia con l’intervista al portiere della Juventus Stefano Tacconi che fa le riflessioni più intelligenti. Altri giocatori non hanno saputo elaborare l’episodio?
“Conosco bene Michel Platini, ho scritto due libri su di lui e l’ho intervistato tante volte. Credo si senta ancora in colpa non tanto per aver giocato ma per le sue reazioni dopo il goal e a fine partita.
Abbiamo intervistato 2 o 3 giocatori del Liverpool e 3 o 4 della Juventus: sono tutti quelli che hanno accettato di parlare. Lo avevamo chiesto a tutti, anche alle riserve. Alcuni hanno detto assolutamente di no. Ian Rush doveva fare l’intervista ma l’ha disdetta il giorno prima, alcuni hanno chiesto di essere pagati, il che è assurdo. Anche quando ho scritto il libro, nel 2005, Phil Neal il capitano del Liverpool ha chiesto di essere pagato. Incredibile. Credo che per molti dei giocatori ci siano ancora alcuni fantasmi di Bruxelles, fantasmi dell’Heysel che li tormentano ancora oggi”
Come giudichi la telecronaca del giornalista italiano Bruno Pizzul?
“Dal nostro punto di vista è stato bravissimo. I commentatori francesi hanno cambiato atteggiamento. Prima erano disperati e dicevano che fosse inaudito giocare con quell’orribile tragedia, ma, durante la partita, si comportavano come se non fosse successo niente. Pizzul annunciò che avrebbe commentato la partita in un tono neutrale e lo mantenne, anche dopo il goal di Platini. Invece in quel momento i francesi erano esaltati. Fu molto coraggioso”
Il Manifesto di Giampiero Raganelli