Tra tutte le emozioni che si possono vivere assistendo ad una partita di calcio, indubbiamente il gol ne rappresenta l’apice.
Segnare un punto rappresenta l’essenza stessa del gioco, il suo scopo, quel momento di liberazione della gioia, quasi catartico, quello che unisce i giocatori in campo con le migliaia di appassionati che seguono il gioco
Quando la sfera varca la linea è come se si abbattessero le barriere, si annullasse lo spazio tra il campo e gli spalti, fondendo in un unico corpo la squadra che ha segnato e i suoi tifosi. Inoltre, quel pallone che rende vano il tentativo estremo del portiere di evitarlo, in quel preciso momento evoca gioia e disperazione, sorrisi e lacrime, in una dicotomia infinita. Non conta se si gioca nei grandi stadi o nei più sperduti e polverosi campetti di periferia: la gioia di quel momento è sempre la stessa. Tutta questa serie di emozioni è quella che ci aspettiamo di vivere ai massimi livelli al mondiale che va ad iniziare in Qatar. Mancando la nostra Nazionale, mancherà sicuramente il pathos, l’adrenalina, la fibrillazione per i nostri colori, al contempo potremo avere una visione più lucida, forse anche più privilegiata, da spettatori appassionati non coinvolti.
Molto ci aspettiamo dagli officianti principali del gol, gli attaccanti, da questo punto di vista una posizione di spicco la dovrebbe occupare la Francia, con i suoi Kylian Mbappé e Karim The Dream Benzema, oltre a Olivier Giroud e Antoine Griezmann, ma non si possono ignorare, tra i tanti, fenomeni del gol quali Robert Lewandowski, Harry Kane, Neymar, Lautaro Martinez, senza contare vecchi leoni al loro ultimo ruggito quali Cristiano Ronaldo o Lionel Messi. Il mondiale rappresenta il massimo torneo calcistico planetario, segnare un gol in questa competizione spesso fa entrare direttamente nei libri di storia gli autori, proprio la lunga storia della competizione, giunta alla ventiduesima edizione, ci ha regalato nel tempo nomi importanti che sono diventati pietre miliari di questo sport. Se ci limitiamo al numero di gol segnati in assoluto, la graduatoria è guidata da un tedesco, naturalmente, considerando la lunga militanza al vertice della Germania, ma si tratta di un tedesco atipico, in realtà polacco naturalizzato: Miroslav Klose. Attaccante forte fisicamente, abile nel gioco aereo, ha distribuito i suoi sedici gol in quattro partecipazioni ai mondiali, dall’esordio a Corea-Giappone 2002, quando le sue reti contribuirono a raggiungere la finale, poi persa, contro il Brasile di Ronaldo Il Fenomeno, fino all’edizione carioca del 2014, dove non solo si laureò campione del mondo, ma raggiunse il record di segnature nel Mineirazo contro i padroni di casa, superando quello di quindici detenuto dallo stesso Ronaldo.
C’è, però, anche un altro modo di leggere queste classifiche, più esplicativo nell’indicare l’impresa eccezionale. Klose ha segnato di certo più reti, distribuendole però in quattro edizioni dei mondiali, ma Just Fontaine e Sándor Kocsis un numero molto alto di reti lo hanno realizzato in una sola edizione del torneo, per l’esattezza tredici il francese nel 1958 in Svezia in sei partite, undici l’ungherese nel 1954 in Svizzera in cinque. Fontaine, centravanti rapido ed estremamente prolifico, di origine marocchina, contribuì alle fortune del suo club, lo Stade de Reims, vincendo titoli francesi e arrivando anche a due finali di Coppa dei Campioni, inchinandosi solo al Real Madrid. Il mondiale svedese segnò il punto più alto della sua carriera in nazionale, conquistando il bronzo mondiale, primo piazzamento di prestigio della nazionale transalpina. Ancora meglio di lui, come media realizzativa, fece Kocsis con i suoi gol che contribuirono a portare la sua nazionale in finale, poi persa, anche in maniera controversa, contro la Germania Ovest. Fisico imponente, fece parte di quella nazionale magiara passata alla storia e al mito come Aranycsapat, la Squadra d’Oro, di cui lui era soprannominato Testa d’Oro, a rimarcare le sue capacità nel gioco acrobatico che, tra l’altro, gli permisero di segnare anche centocinquantotto reti in centosessanta presenze nell’Honvéd di Budapest. Passato, poi, al Barcellona, dopo l’invasione sovietica del suo paese, lì chiuse la sua carriera e lì morì, gravemente ammalato e probabilmente suicida.
Questi potremmo definirli “supereroi del gol” ai mondiali, guidando una classifica che, come scritto, annovera anche altri campioni quali Pelé, Diego Armando Maradona, Karl Heinz Rummenigge, Gary Linecker, Eusebio, Gabriel Batistuta, citati in ordine sparso. Non manca il nostro tricolore, Christian Vieri risulta il più prolifico con dieci reti in due mondiali, Roberto Baggio nove in tre, come Paolo Rossi, che è e rimarrà per sempre Pablito, perché sei di quei nove gol li realizzò nell’epopea di Spagna 1982.
Con il mondiale che va ad iniziare aspettiamo di conoscere i nuovi sacerdoti del gol, per vedere se ci sarà qualcuno in grado di entrare in questo pantheon.