IL GIORNALE (Claudio De Carli) – […] Era partito a sei anni dalla casa di nonna Clelia a Montecimato quasi Carrara, solo, su un treno con un cartellino al collo come le bestie, nome, cognome e indirizzo della destinazione, 111 Richmond street, Cardiff, Wales. Lì c’è il resto della famiglia, di mattina gioca a rugby, seconda linea, al pomeriggio calcio, centravanti. Torna quando la Massese lo tessera per 250 mila lire al mese, l’Internapoli picchia 100 milioni sul tavolo, la notizia gli arriva quando sotto leva è su un banco di marmo in punizione per aver messo le mani addosso a un sergente. Ma all’Internapoli conosce Pino Wilson, mezzo inglese, un amicone, la Lazio li prende in un colpo solo. La sua storia inizia qui. Lui e Wilson da una parte, Luciano Re Cecconi e Luigi Martini dall’altra, due bande armate, spogliatoi separati, se per caso sbagliavi porta ti arrivava una bottigliata in faccia, Felice Pulici la evita per un pelo, botte senza pietà durante le partite di allenamento, in gara una squadra di cemento a presa rapida, la Lazio.
[…] Wilson è il padrino, Long John il supremo, la Lazio è mia, cosa mia, fa, e prende a calci nel sedere Vincenzo D’Amico a San Siro perché non ha fatto pressing su Alessandro Mazzola, fa a cazzotti con Martini, tenta di strozzare l’arbitro Menicucci, non ci riesce, lo rincorre per prenderlo a ombrellate, attacca al muro un dirigente perché ritarda gli stipendi, si sposa, divorzia, si risposa, indagato, processato, prosciolto, spacca difese, un bisonte che vuole sempre vincere, chi non gli passa la palla finisce sul taccuino. A Monaco manda a quel paese due volte Valcareggi perché lo sostituisce con Pietro Anastasi durante Italia-Haiti al mondiale, il braccio destro che accompagna il labiale. Bufera.
[…] Tommaso Maestrelli vola in Germania, gli chiede di scusarsi pubblicamente, non esiste, gli risponde, e non devo farlo per la Lazio che qui non è rispettata, dovevamo esserci almeno in sette, invece due fanno panchina e io vengo sostituito. Il suo mondiale del ’74 si chiude qui. Ma poi si prende una rivincita che entra nella storia, in un colpo solo sistema Italia e Inghilterra a Wembley davanti a quarantamila emigrati che gli inglesi chiamano camerieri. E lui l’ha fatto il cameriere al Mario’s Bamboo restaurant di suo padre. All’88’ va via sulla destra a modo suo, ingobbito, testa giù, quando arriva sul fondo la butta in mezzo, Peter Shilton va in presa bassa, gli sfugge, area piccola, c’è lì Fabio Capello a un metro, la mette, 1-0, prima vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra.
[…] Va in America, i Cosmos di Edson Arantes do Nascimento lo ricoprono di dollari, lì c’è il business, in nove annidi Nast segna 231 gol in 234 partite ma quel cimitero di elefanti del soccer non decolla, adesso ha i soldi, è ricco, e ritorna in Italia per la seconda volta. Guai infiniti, casini a Foggia, presidente alla Lazio, paga tutti i debiti, la vuole la meglio squadra del mondo, le ha fatto vincere quasi da solo uno scudetto, la riduce con le pezze al sedere da dirigente, un amore viscerale, sbaglia ogni volta sempre di più, un’indole incapace di controllarsi che lo porta a strafare, generoso e inviso nelle stanze che contano con un progetto dissennato di grandezza. Paga e paga pesante la sua idea di libertà assoluta. È scappato dalla Lazio con un piede in serie B ma i tifosi non smettono di amarlo: agisco con il cuore, […] il primo aprile 2012 a Naples, piccola cittadina della Florida, la morte improvvisa per infarto cardiaco, quanto ci manchi Long John.