Il Corriere del Ticino racconta l’incredibile storia di Julio Libonatti, l’oriundo che fece grande il Torino. Ecco uno stralcio del pezzo.
[…] Nell’ottobre di cent’anni fa, a regalare all’Argentina la sua prima Copa America fu Julio Libonatti, che era figlio di calabresi e da poco aveva compiuto vent’anni. Il gol con cui superò il portiere uruguaiano nell’ultima e decisiva partita fece del ragazzo un eroe nazionale da portare in trionfo per ogni quartiere di Buenos Aires, come un novello Libertador. […] Detto El Potrillo (il puledro) per quanto tenace e indomabile si mostrava in campo, Libonatti si vide offrire cifre stratosferiche dai maggiori club porteños, intenzionati ad impedirgli di saltare sul treno che dalla capitale l’avrebbe riportato nella natìa Rosario.
[…] Enrico Marone Cinzano […] era da poco diventato presidente del Toro e quell’estate si trovava in Argentina per affari. Già che c’era, si mise alla ricerca di calciatori e ne portò in Italia un paio.
[…] Grazie a una legge varata dal regime fascista, che consentiva ai discendenti degli emigranti di riacquistare automaticamente la cittadinanza italiana, Julio fu dunque il primo calciatore reimportato nel Belpaese dal Sudamerica. […] Dopo una prima stagione di ambientamento (18 reti in 22 presenze), l’oriundo trascinerà i granata alla conquista di due scudetti consecutivi. […] Libonatti era un centravanti atipico, capace di arretrare parecchio in cerca del pallone, che poi serviva con intelligenza ai suoi due compagni più estrosi – Rossetti e Baloncieri- che dovevano solo spingerlo in porta.
[…] Tornando a Libonatti, il 1938 fu l’anno in cui, dopo nove stagioni al Torino, due al Genoa […] Julio decise di tornarsene in Argentina, preceduto di qualche settimana da moglie e figli. In realtà in quei mesi furono moltissimi gli italo-argentini che abbandonarono il Paese – precisa Facchinetti.
(CDT.CH di Stefano Marelli)