sorta di battaglia surrogata.
[…] Amante dello sport […], il dittatore fascista Benito Mussolini contribuì con il suo regime a portare in auge la nazionale, che sotto il suo potere riuscì ad alzare ben due coppe del mondo e un’Olimpiade. La dittatura non era stata ancora del tutto instaurata quando il 31 ottobre del 1926, per volontà del podestà di Bologna e ras squadrista Leandro Arpinati, di fronte al capo del governo e alle autorità si inaugurò lo stadio Littoriale.
[…] Le vittorie della nazionale di calcio, invece, non risultarono più importanti della nuova società che si voleva costruire nella Germania nazista. […] Anche nella Spagna del caudillo Francisco Franco non mancarono i conflitti legati al pallone, con delle spiccate preferenze del regime riflettenti storiche rivalità e odi nazionali. Inizialmente tifoso dell’Atlético, il generalísimo seguì con particolare calore le vittorie dei cugini del Real, saliti sul tetto d’Europa grazie a fenomeni come Alfredo Di Stefano e Ferenc Puskás.
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(ILDOLOMITI.IT di Davide Leveghi)